Questo racconto parlerà di scimmie.
Questo racconto parlerà di te, di me, ma sopratutto delle scimmie.
Questo racconto parlerà di come il signor Green si fosse appassionato alle scimmie, ma anche di vita, morte e miracoli.
E’ uno di quei racconti in cui l’autore non nasconde niente a nessuno, tutto sarà svelato a tempo debito. Il signor Green verrà svelato, ma anche il suo amore per le scimmie.
La vostra curiosità a questo punto sarà già molta, vi chiederete: “Come mai il signor Green ama così tanto le scimmie?”.
E’ una lunga storia, risale tutto a quando il nostro signor Green si trovava a…
(hanno suonato al campanello, scusate un attimo).
Postino: C’e un pacco per il signor…
Io: Sssssh, non sveli il mio nome, i lettori ci potrebbero sentire.
Postino: I lettori? Le stanno leggendo il gas?
Io: Una cosa del genere.
Postino: Ok, allora è lei il signor…(abbassando il tono della voce).
Io: Sssh, ci potrebbero sentire.
Postino: Ma come fanno a sentirci? Glielo sto sussurrando all’orecchio.
Io: Non sussurri, certe volte è meglio non rischiare…
Postino: Ok, pacco internazionale vero? Dall’Afr…
Io: Sssssh, è un’informazione riservata, lì dentro c’è tutto ciò che riguarda questa storia.
Postino: Ok, prenda tutto, non voglio più saperne, metta una firma qui e siamo a posto.
Faccio uno scarabocchio degno del miglior medico in circolazione.
Postino: Oh, ma lei è il signor…
Io: Ssssh, ma è pazzo? Un po’ di privacy, su, via.
Postino: Me ne vado, me ne vado, voi artisti siete proprio intrattabili.
Prendo il pacco, è pesante, tutta la pesantezza di cui ha bisogno una bella storia, lo poso sul tavolo e mi siedo.
Siete ancora lì? Volete sapere come mai il signor Green ami tanto le scimmie?
Non sento voci all’unisono. Se volete me ne vado, sapete sono molto impegnato.
Si alza qualche grido.
Decido di rimanere.
Quindi dove eravamo rimasti? Ah, sì, al signor Green.
Il signor Green era stato in Africa, sua madre era una scimmia e tutti vissero felici e scimmieschi.
Volevate la soluzione, quella facile, che tanto, diciamoci la verità, siete tutti un po’ pigri, no? Anche io sono pigro, l’uomo è pigro per indole, nessuno baratterebbe un bel divano con una corsa a perdifiato.
Come dite? Mi devo dare un contegno?
Voci: Sputa fuori il rospo!
Volete il rospo? Ma al signor Green piacciono le scimmie.
Vado a prendere un bicchier d’acqua, ho bisogno di darmi una schiarita.
Il signor Green amava le scimmie, ma le scimmie non amavano lui.
Fin dalla tenera età si ricordava i momenti felici allo Zoo, con mamma e papà, in quel rifugio per animali soli, osservava tutte le specie con ugual interesse, ma le scimmie lo arrovellavano in maniera particolare.
Forse perché suo padre, il grande Tom, era un omone enorme, con pelo del petto spesso e una barba così folta che il piccolo Green ci nascondeva la roba, così, per scherzo, quando suo padre cascava in un sonno profondo, in particolare dopo i gargantueschi pranzi di Natale, Pasqua e altre festività.
Si immaginava suo padre insieme alle scimmie dello Zoo, e rideva, rideva e rideva, ma anche le scimmie quando si avvicinava quatto quatto alle sbarre della gabbia ridevano di lui.
Era distrutto da questa cosa, ogni santa volta la stessa trama, un film già visto.
Cercava un contatto, provò diverse tecniche, la prima fu quella della corruzione.
“Vieni qui bella scimmietta” diceva con tanto di noccioline in mano.
Una scimmia si avvicinava, lui le cedeva qualche nocciolina e poi se ne stava lì, in attesa di un ringraziamento, ma la scimmia gli tirava addosso le bucce delle noccioline.
Il piccolo Green, – chiamatelo anche Little Green è più cool – si metteva a piangere, come sempre.
Amava molto lo Zoo, ma le scimmie, quegli ammassi di peli e pulci lo spaventavano a morte, fino a quando…
Il telefono, scusate devo rispondere.
Io: Ok, va bene, ne sarei lusingato. Dove e a che ora?
Dopo qualche minuto.
Ragazzi, notiziona. La volete sapere?
Voci: Adesso basta, ci hai rotto. Dicci del signor Green.
Ok, ok, come siete feroci, vedo che morite dalla voglia di conoscere il resto della storia.
Per il suo ottavo compleanno il piccolo Green decise di andare allo Zoo, i genitori acconsentirono, sapevano che non ci sarebbe stato regalo più bello che portare allo Zoo il loro piccolo cucciolo.
Guardando le scimmie, il piccolo Green si rese conto che avrebbe dovuto giocare tutte le sue carte.
Dichiarò guerra aperta alle scimmie, una guerra psicologica.
Si mise accanto alla gabbia e iniziò a mangiare noccioline su noccioline.
“Alla faccia vostra” pensava il signor Green.
Le scimmie, interessate, si avvicinarono al piccolo Green, lo guardavano con occhi diversi, si avvicinavano alle sbarre con passi felpati, ma lui continuava a sgranocchiare noccioline come se nulla fosse.
A otto anni capì che l’indifferenza spesso paga, fu la prima lezione che apprese dallo Zoo e dalle scimmie.
Ad un certo punto, ebbe la vista in panne, come una macchina sul ciglio di una strada, tanti puntini davanti ai suoi occhi, la mano a stringere la gola….Aghudhhg (aiuto avrebbe voluto dire), Pghgahh (papà avrebbe voluto chiamare).
Cascò in terra, privo di forze, vide le scimmie accalcarsi sulle sbarre, stava lasciando questo mondo, a soli otto anni. Se fosse sopravvissuto a quel soffocamento da nocciolina avrebbe imparato che oltre alla parola indifferenza anche masticare non era da sottovalutare, avrebbe voluto fare tante cose, ma il tempo stringeva come un cappio al collo.
In una visione premorte vide una scimmia – la più grossa – uscire dalla gabbia, cingerlo da dietro ed effettuare una perfetta procedura antisoffocamento.
Quando si svegliò, i suoi genitori lo guardarono come si guarda un figlio appena nato e lui, sempre stordito, era sicuro di aver visto una grossa scimmia salvarlo, sentiva ancora il calore animale sulle sue braccia, ma tutto sembrava normale. Il giorno seguente, nessun giornale parlava di scimmie eroiche o cose del genere.
Il signor Green vive tutt’ora in Africa, ama le scimmie, è diventato un convinto animalista, difende tutte le specie, protette e non, e ogni anno mi manda un pacco con album interi di sue foto con molti animali, che lo circondano come una grande famiglia.
Mi ringrazia per aver creato tutta quella magia, per avergli dato una speranza, ma il signor Green non sa com’è andata veramente la storia, se gli dicessi che quell’enorme scimmia altro non era che il suo gigantesco padre, mi guarderebbe esterrefatto, ma spesso la gente finisce per credere così tanto a una cosa che quella si materializza all’improvviso, così, per scherzo, come un coniglio che esce dal cappello di un prestigiatore.
Se il signor Green non avesse creduto a quella bella storia, ora non sarebbe un convinto animalista con il sorriso sulle labbra 325 giorni l’anno – media assai invidiabile -, ora non vivrebbe in Africa, e noi magari non saremmo qui a parlarne; ma quel giorno il signor Green aveva bisogno di credere in qualcosa, quindi mi chiesi, perché non dargli un’opportunità?