L'anno che ha cambiato per sempre il nostro Paese.

Parliamo di serie italiane e parliamo anche dello strano caso della serie tv 1992, prodotta l’anno passato da Wildside, scritta da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, diretta da Giuseppe Gagliardi e trasmessa su Sky Atlantic e Sky Cinema 1. Definisco ‘strano’ perché è stata molto apprezzata dalla critica estera e totalmente distrutta dalla critica nostrana che, in pratica, non ne ha salvato neanche un elemento, stroncandola dai titoli di testa (il “da un’idea di Stefano Accorsi” è diventato un caso virale) alla sceneggiatura, dagli interpreti agli errori storici. I commenti da parte della stampa italiana sono stati assolutamente unanimi nel giudizio negativo, eppure verranno realizzate la seconda e la terza stagione, 1993 e 1994.
La premessa doverosa da fare è che Sky in Italia ci aveva davvero abituati male in merito alle ultime serie tv: Romanzo Criminale e Gomorra sono due capolavori veri, perfetti in tutto, in cui non riesco a trovare un solo difetto.
Poi è arrivata 1992, che narra la storia di sei personaggi che ruotano tutti intorno alla vicenda che portò a Tangentopoli: un poliziotto malato di Aids (Domenico Diele), un pubblicitario arrivista (Stefano Accorsi), un giovane ufficiale di polizia (Alessandro Roja), una soubrette disposta a tutto pur di vedersi sul piccolo schermo (Miriam Leone), un ex militare che diventa leghista (Guido Caprino) e la figlia di un ricco imprenditore che viene considerata la pecora nera della famiglia (Tea Falco).
Mi sento di appoggiare chi ne ha criticato la credibilità narrativa, perché ho trovato impensabile l’intreccio tra i personaggi: tutti scopano tutti, tutti conoscono tutti, tutti ricattano tutti, il personaggio di Stefano Accorsi e quello di Miriam Leone, in pratica, hanno rapporti sessuali con tutto il resto dei personaggi che si vedono nel film. Oltre che vedere costantemente e inutilmente i personaggi nudi, la storia è un po’ improbabile.
A parte questa mia unica critica ‘estetica’ della serie, voglio focalizzare tutta la mia attenzione sul motivo per il quale secondo me è stata oltremodo schiacciata da tutti i giornali italiani, ovvero che Tangentopoli è un argomento che ci riguarda troppo da vicino.
Mentre Romanzo Criminale e Gomorra (per me superiori anche qualitativamente) narrano di vicende lontane alla maggior parte della critica e del pubblico, 1992 parla di un periodo storico il quale non solo non è finito, ma non se ne vede neanche la fine. E per trattare un argomento del genere c’è una strada sola: il coraggio. O chi realizza il film ha il coraggio di dare una visione di quelle vicende che ancora nessun giornale, documentario, opinionista, film ci ha dato, oppure le critiche saranno sempre tremende. Per questo all’estero la serie è stata comunque apprezzata, perché chi non è toccato da tali vicende ha saputo apprezzare elementi che per noi italiani – pure per me – sono troppo contaminati dai nostri sentimenti e dalle nostre prese di posizione. Craxi e Berlusconi sono i personaggi che non si vedono quasi mai nella serie, ma ne sono i veri protagonisti: di loro sappiamo più o meno tutto ciò che i media hanno voluto che si sapesse, quindi per forza lo spettatore vuole o che si vada oltre loro o che gli venga raccontato qualcosa che non sa.
Invece, purtroppo, si va avanti per luoghi comuni, per personaggi pubblici visti ogni giorno della nostra vita per più di vent’anni, per situazioni e problemi triti e ritriti (l’Aids, gli hippy, gli yuppies, il riccone e l’amante giovane soubrette…). Tutti elementi dei quali, onestamente, il pubblico italiano non ne può più.
Per me, appassionato di Tangentopoli, è stato veramente un dispiacere non vedere mai citati personaggi centrali come Gardini (sì, forse Mainaghi lo riprende in qualche modo, ma molto superficialmente), Cagliari e Castellari, e tutti i personaggi che negli anni sono stati meno ‘chiacchierati’ perché morti suicidi (o ammazzati, chi lo sa…). Su tutti questi casi di Tangentopoli, assolutamente irrisolti, purtroppo, nonostante 1992, ancora nessuno ha il coraggio di indagare.