Dopo aver analizzato i capolavori dispersi nelle pieghe del tempo degli anni 90 siamo pronti a passare agli anni 80!

Che strana la vita. Pensare che un tempo li odiavo. Gli anni 80 intendo. Tutti quei video ridicoli, i capelli cotonati, quella maledetta disco, i Duran Duran. Colpa della Tv. Una Tv che a forza di sparare tutto questo schifo mi aveva fatto quasi convincere che gli anni 80 avevano decretato l’inizio della fine della musica, portando definitivamente la musica verso  uno standard commerciale. Tutto sembrava finto, patinato, costruito. Un’accozzaglia insulsa di presunti artisti che si ridicolizzava davanti alla camera per avere qualche secondo di attenzione.

 

Pure grandi artisti come Neil Young, Lou Reed e David Bowie hanno faticato in quel periodo, dando il peggio di se.

 

Eppure mi sbagliavo. Non avevo ben compreso le dimensioni di tale decennio. Tutta quella polvere negli occhi e la caduta di stile di alcuni grandi della musica era fondamentale. Fondamentale per far nascere qualcosa di nuovo, qualcosa di veramente sovversivo. Così ho capito che in verità gli anni 80 non sono stati l’inizio della fine della musica, ma il contrario. E che probabilmente sono il decennio con la migliore musica underground di sempre. Perché dove c’è molta luce, ci sarà sempre anche molta oscurità.

 

 10- Out Of Tunnel (1980) Mx – 80 Sound

In quegli anni se la passavano abbastanza bene a San Francisco. Residents, Tuxedomoon e Chrome formavano un perfetto “Triangolo delle Bermuda” musicale, folle ed innovativo. Roba da far impallidire pure il vecchio Captain Beefheart. In mezzo a tutta questa grandezza, e precisamente sotto l’ala protettrice degli immensi Residents ( che fondarono l’etichetta underground Ralph Records), c’erano pure questi ragazzi che sperimentavano  con il linguaggio musicale. Il risultato è stupefacente. Alternative Rock è troppo restrittivo per catalogare la loro opera. Gli Mx- 80 erano pura disumanizzazione musicale che si divertiva a giocare con il post-punk, la new wave e il noise, un mostro a più teste che purtroppo non verrà ricordato come merita. Sottovalutati.

 

 

9- Atomizer (1986) Big Black

1986. Il guru dell’underground  americano Steve Albini mostra al mondo intero la sua visione distorta del suono. E la musica cambia immediatamente, prendendosi un bello scossone. In effetti Atomizer fu uno di quegli album che scioccò un’intera generazione, ridefinendo le coordinate di un arte ed influenzando molti artisti a seguire. La violenza è uno dei grandi temi dell’album. La violenza della società che viene trasposta nelle note di Albini & Co, spazzando via qualsiasi cosa. Un genere intero viene rivoluzionato. Ormai non si tratta più di Hardcore, ma di Post- Hardcore. Le gesta passate di Germs e Black Flag sono state superate, lasciando il posto a qualcosa di più complesso. Passing Complexion rimarrà per sempre una delle migliori tracce underground, attraversata da chitarre ossessive che feriscono come coltelli. L’urlo di Steve Albini al termine della canzone è uno di quei momenti che riesce a spaccare in due la musica.

 

 

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