Jia Zhangke guarda al di là delle montagne.

1999. Siamo in Cina, a Fenyang, cittadina della provincia settentrionale di Shanxi.

La Cina si appresta ad entrare nel nuovo secolo e Tao, una giovane donna, è corteggiata da Zhang, proprietario di una stazione di servizio accecato da sogni capitalisti, e Lianzi, minatore di poche parole, uomo pratico e rispettoso. Tao, come la Catherine di Jules e Jim, non sa decidere.

Tra macchine scintillanti e semplici ravioli al vapore sceglie Zhang, dando un colpo al cuore a Lianzi, che decide di partire senza guardarsi indietro.

 

2014. Tao e Zhang si sono sposati, hanno messo al mondo un figlio di nome Dollar – chiamato come la valuta americana –, e si sono lasciati. Il cinico padre ha strappato il figlio alla madre portandolo a Pechino, a 600 chilometri da Fenyang.

 

2025. Dollar vive in Australia già da diversi anni. Il padre lo ha mandato nella nuova Terra promessa per fargli imparare l’inglese e formarlo per entrare nel mondo del lavoro, del business vero dove girano i soldi. I chilometri che distanziano madre e figlio diventano quindi 10000.

 

Al di là delle montagne è un film gigante sul gigantismo della Cina. Jia Zhangke continua il suo personale discorso sul capitalismo, il costo del progresso, e le conseguenze dell’industrializzazione della Repubblica Popolare Cinese. Tema che porta avanti fin dagli esordi del suo cinema e che, film dopo film, matura e riflette un paese che sta perdendo le proprie tradizioni per inseguire il modello occidentale, già metabolizzato e portato ancor più all’eccesso.

 

jia zhangke (2)

Zhang Yi e Zhao Tao

 

In Al di là delle montagne racconta la Cina di ieri, oggi e domani. Riparte dagli interrogativi lasciateci con Il tocco del peccato, con quello sguardo su un futuro cupo appena abbozzato, che qui prende vita mostrandoci due generazioni a confronto, quella di Zhang, e quella del figlio Dollar, che non riescono più a comunicare. Le distanze stanno diventando incolmabili, figlie di un vuoto generazionale irreversibile. Dollar, dopo tanti anni in Australia, non si ricorda quasi più di Tao, sua madre, ma anche madre patria di tutti i cinesi che hanno perso le proprie radici.

 

Un film sulle distanze quindi. Distanze che separano madre e figlio, distanze umane ma anche culturali. Distanze tra la Cina e l’Asia meridionale, l’Asia centrale, con uno sguardo verso il Medio oriente, secondo la dottrina del “Look West”, chiarita dall’esperto Wang Jisi nell’inverno 2013.

La Cina guarda l’Ovest ormai da anni, proprio come il testo di Go West, canzone di apertura e chiusura di Al di là delle montagne.
Jia Zhangke ha dato vita ad un Cinema-Mondo, un po’ come David Foster Wallace in Infinite Jest, o come quello atemporale di Wong Kar-wai; un Mondo che ha come attore protagonista la Cina; quella di ieri, oggi e domani. Un paese pieno di contraddizioni, pronto a sgomitare alla folle ricerca dell’Isola che non c’è.

 

Al di là delle montagne è il terzo capolavoro di Jia, e probabilmente, il miglior film uscito nel 2016.