Cosa è la dipendenza affettiva?

Nessuno può essere totalmente indipendente.

Nessuno.

Pur appartenendo a una società che soffoca la propria identità sotto una maschera di cera, in grado di assumere le sembianze di chi la indossa, pur galleggiando in uno spazio vertiginoso in cui le vulnerabilità altrui rappresentano effimeri appigli placebo in grado di placare le delusioni di una competizione senza fine…

Forse l’indipendenza significa riparo, ma quella proposta non è altro che una menzogna.

Ormai costretti a resistere, come partigiani della nostra unicità, fortemente desensibilizzati di fronte alle condizioni altrui, ancora non siamo pronti.

Non siamo pronti a stare soli.

L’ontologia genetica e i memi culturali trattengono l’uomo nelle radici dei sistemi gregari di cooperazione-competizione, ma la continua richiesta di saltare le tappe, essere migliori, precoci, umani ma non troppo, spinge l’essere umano a non voler essere più umano per non soffrire le pene umane ed eccellere tra quelle che sono le posizioni degli ultimi umani rimasti a capo di umani.

Il processo di transizione è anomalo, il vitruvio è capovolto, torturato dalla polarizzazione natura-cultura e drogato dalle indicazioni istituzionalizzate dal potere.

 

 

Maschere riconoscibili, di alte pretese ma scadente materiale, duttili ai microcambiamenti e alla trasparenza emotiva, individui individuali, deumanizzati alla ricerca della perfezione

ma rimasti ancora con l’amore nel cuore

 

 

L’amore permane. L’amore vince. L’amore risente del cambiamento.

Glissando sul fatto che il mutamento rende difficile una definizione specifica dell’amore, il modo più giusto per interpretarlo sembra l’analogia.

Infatti l’amore è come un’illusione, l’unico inganno positivo che accompagna in modo parallelo la vita dell’uomo, dal sopore adolescenziale agli aneliti anchilosati senili fino all’immortalità delle gesta e delle parole, impresse nei sentimenti e tramandati nel tempo umano.

 

 

L’amore non è solo un’illusione ma anche un bisogno e una capacità per trascendere noi stessi e creare una nuova realtà. Ma quando si alterano i sottoprocessi del dare e ricevere, si crea un disquilibrio tra il proprio confine e lo spazio condiviso per cui l’amore può trasformarsi da processo di arricchimento a gabbia di pareti livide, senza prospettive di fuga.

Questo è quello che succede quando si scivola nella dipendenza affettiva.

 

 

La dipendenza affettiva è una forma patologica di amore caratterizzata da assenza cronica di reciprocità nella vita affettiva, in cui l’individuo, “donatore d’amore” a senso unico, vede nel legame con un’altra persona, spesso problematica o sfuggente, l’unico scopo della propria esistenza e il riempimento dei propri vuoti affettivi.” 

 

Tuttavia la differenza tra amore e dipendenza affettiva non è sempre evidente.

Può addirittura accadere che i due fenomeni si confondano. 

La possibilità di distinzione sta nel grado di autonomia dell’individuo e nella sua capacità di trovare un senso di sé.

L’amore nasce dall’incontro di due unità, non di due metà. Solo chi si percepisce nella sua completezza ha la possibilità di donarsi senza annullarsi, senza perdersi nell’altro. Chi è affetto da dipendenza affettiva, non essendo autonomo, non riesce a vivere l’amore nella sua profondità e intimità.

La paura dell’abbandono, della separazione, della solitudine generano un costante stato di tensione.

A questo punto, la presenza dell’altro non è più una libera scelta ma è un’ossessione: senza l’altro non si ha la percezione di esistere. I propri bisogni e desideri individuali vengono negati e annullati in una relazione simbiotica.

La dottoressa Norwood nel suo libro Donne che amano troppo spiega:

“Se mai vi è capitato di essere ossessionate da un uomo, forse vi è venuto il sospetto che alla radice della vostra ossessione non ci fosse l’amore, ma la paura”.

Ma quale paura?

 

dipendeza affettiva 1

 

Il concetto che abbiamo di noi stessi inizia a crearsi già dai primi mesi di vita, a partire dalle prime relazioni. Costruiamo, infatti, le prime percezioni di noi dal modo in cui gli altri ci percepiscono e dal modo in cui ci percepiamo nel rapporto con gli altri.
 Le risposte da parte delle figure significative dell’infanzia rispetto alle iniziative del bambino costituiscono la base per le sue aspettative future nella relazione con il mondo. In rapporto alle diverse esperienze di sé con gli altri, che in seguito si integrano in funzione dei ruoli ricoperti nella società allargata, si crea la propria identità che tende successivamente a autoconfermarsi, assumendo una certa stabilità, infatti, ciò che pensiamo di noi stessi influenza le nostre cognizioni e rappresentazioni, a sua volta tange gli atteggiamenti e poi i comportamenti, quindi innesca specifiche reazioni da parte degli altri.

 

Un bambino che rappresenta se stesso come degno di amore e di importanza e gli altri come rispondenti ai suoi bisogni, da adulto si comporterà di conseguenza, sicuro di ricevere amore e supporto nelle relazioni. Se c’è stata una cattiva sincronizzazione tra le risposte del bambino e del genitore, il bambino può rappresentarsi come non degno di attenzioni e costruire un’immagine negativa di sé che successivamente tenderà a confermarsi nelle relazioni successive.
In questo modo se una persona si forma un concetto di sé negativo tenderà a confermarlo rimanendo intrappolato in un sistema che si autoalimenta, creando una serie di profezie che si autoavverano. Questa è la base su cui si possono costruire paure e problemi nelle relazioni.

 

 

Quali sono le caratteristiche delle persone con una dipendenza affettiva dal partner?

 

 

– Una prima caratteristica della dipendenza affettiva è la difficoltà a riconoscere i propri bisogni e la tendenza a subordinarli ai bisogni dell’altro.

L’amare l’altro diventa spesso una forma di sofferenza; il benessere emotivo, a volte anche la salute e la sicurezza, vengono messi a repentaglio per il benessere dell’altro.

Troppa energia vitale è impiegata nell’amare o nel ricevere amore e approvazione, poca ne rimane per attività autodeterminate, rivolte al raggiungimento di obiettivi precisi.

 

– La seconda caratteristica è un atteggiamento negativo verso il Sé e un profondo senso di inadeguatezza.

Sono convinte che per essere amate devono sempre essere diligenti, amabili, sacrificarsi per l’altro per poter ricevere il suo amore. Anche quando questo vuol dire farsi male.

 

– Un’altra caratteristica che accomuna tutti i rapporti dei dipendenti da amore è la paura di cambiare. Pieni di timore per ogni cambiamento, essi impediscono lo sviluppo delle capacità individuali e soffocano ogni desiderio e ogni interesse.

 

dipendenza affettiva 2

 

Chi soffre di dipendenza affettiva è ossessionato da bisogni irrealizzabili e da aspettative non realistiche.

Queste persone ritengono che occupandosi sempre dell’altro la loro relazione diventi stabile e duratura.

Ma, immancabilmente, le situazioni di delusione e risentimento che si possono verificare li precipitano nella paura che il rapporto non possa essere stabile e duraturo, ed il circolo vizioso riparte, a volte addirittura ‘amplificato’. Non ci si rende conto che l’amore richiede onestà e integrità personale perché l’amore è un accrescimento reciproco, uno scambio reciproco tra persone che si amano.

Gli affetti che comportano paura e dipendenza, tipici della dipendenza affettiva, sono invece destinati a distruggere l’amore.

 

 

Inoltre si può affermare che la dipendenza affettiva si fonda sul rifiuto, anzi, se non ci fosse, paradossalmente, il presunto amore non durerebbe. Infatti, la dipendenza si alimenta dal rifiuto, dalla negazione del Sé, dal dolore implicito nelle difficoltà e cresce in proporzione inversa alla loro risolvibilità.

Quello che incatena nella dipendenza affettiva è l’ingiustificata, assurda, sconsiderata presunzione di farcela.

La presunzione di riuscire prima o poi a farsi amare da chi proprio non vuole saperne di amarci o di amarci nel modo in cui noi pretendiamo.

 

 

“Amore ha l’amore come solo argomento […].

Amore dal mancato finale cosi splendido e vero da potervi ingannare”

 

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