Come la dipendenza da social network sta diventando uno dei grandi problemi della nostra generazione.

La dipendenza da social network è uno degli spauracchi degli anni duemila. Ma per poterla comprendere a fondo dobbiamo partire da lontano.

Il concetto di Evoluzione si compone di svariate definizioni; eppure, malgrado l’essere umano sia incline a sovrastimare la qualità di poche e circoscritte informazioni per mantenere un equilibrio conoscitivo, in questo caso specifico è proprio la vasta quantità di punti di vista attribuiti allo stesso termine (Evoluzione) che ci consente di cogliere, senza dover approfondire, il cambiamento.

La variabilità assume l’espressione di sopravvivenza nel momento in cui la lentezza dell’evoluzione ontologica, descritta da prove, sbagli e correzioni del genoma a contatto con l’ambiente, è compensata dalla rapidità dell’evoluzione culturale.

 

Naturalmente i due volti del mutamento sono paralleli, ma viaggiando a diverse velocità, generano dei gap in cui l’uomo cade e si ritrova vittima inerme di uno spazio sconosciuto in cui mancano i riferimenti per orientarsi. Quello dei Social Network è una forma di superamento epocale senza le dovute fasi di processazione e propedeuticità; una specie di potere straordinario dato in mano a un giovane monarca, un salto nel futuro senza aver consolidato il presente come passato. Come ogni forma di novità, viene proposta in base alle esigenze di richieste prettamente attuali, ma nel momento in cui si riscontrano diversi potenziali, l’anima dell’uomo è predisposta a fare di Dorian Grey il proprio ritratto esterno, e morire lentamente nel suo inaccessibile interno. Purtroppo, l’uomo è debole, e il contatto con un oggetto che può condizionare la sua posizione sociale è un trigger motivazionale in grado di completare la distanza tra quell’oggetto come desiderabile a bisogno necessario. Così nasce la dipendenza da Social Network.

 

La creazione di sistemi e servizi in grado di connettere gli individui all’interno di uno spazio virtuale dovrebbe simboleggiare uno scacco matto alla natura ostracizzante della società odierna, che premia la politica individualista per il raggiungimento di obiettivi sempre più importanti; l’unico problema si riscontra nel fatto che i Social Network, assumendo il valore positivo di portali dove è possibile poter comunicare e rendere vicine culture lontane, o luogo neutrale dove essere tutti cittadini con diritti paritari, hanno destabilizzato fortemente la normalità, intesa come dominio di valori, acquisiti con fatica dall’uomo, da cui l’uomo attinge e per cui l’uomo è quello che è secondo determinate norme di riferimento.

 

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La dipendenza da Social Network è come una immensa sabbia mobile

 

Con questo non intendo svalorizzare l’incontro tra culture, tanto che, non essendo un solum ipse (unica coscienza), credo fortemente nel contatto sociale come unica forma di evoluzione mentale, oltre che misura di distinzione tra realtà e finzione; allo stesso tempo però voglio dire che nella miscellanea di rapporti senza riferimento, l’uomo si comporta come un’unità inglobata nella massa. L’uomo perde la sua identità sociale per inizializzare una forma di identità sociale, mossa da un inconscio collettivo, con la quale si rispecchia nell’altro senza doverlo giudicare. Nel caso specifico delle dipendenza da Social Network, sembra che la chiave di volta che sorregge il meccanismo sia quella pretesa di libertà che nella realtà la persona non ritrova. Secondo la definizione data dagli studiosi Boyd-Ellison si possono definire social network sites quei servizi web che permettono: la creazione di un profilo pubblico o semi-pubblico all’interno di un sistema vincolato, l’articolazione di una lista di contatti, la possibilità di scorrere la lista di amici dei propri contatti. Attraverso ciò questi servizi consentono di gestire e rinsaldare online rapporti preesistenti o di estendere la propria rete di contatti.

 

La libertà virtuale rappresenta una forma di libero arbitrio parallelo a quello della realtà fenomenica, in quanto vive di un contesto artificiale artefatto completamente a misura secondo i principi della mente umana, per cui non è necessario avere abilità motorie per compiere un’azione, ma basta l’intenzione e un codice che la rappresenti per essere imputato come soggetto di un’azione.

 

Esistono varie forme di Social Network e ognuna di queste offre peculiarità e finalità diverse.

Pur mantenendo alcune caratteristiche comuni, ognuna promuove e premia talune modalità di presentazione dell’individuo rispetto ad altre. Quasi tutti i Social sono stati creati con l’intenzione di incoraggiare i rapporti, eliminare le distanze, agevolando i tempi del mondo lavorativo. Ma non si sono valutate le effettive reazioni che avrebbero potuto avere sulle persone a livello privato. Non abbiamo valutato il fatto che ognuno avrebbe ottenuto la possibilità di crearsi un mondo personale da alternare, preferire alla realtà, addirittura da simulare nella realtà, infine da sostituire andando appunto a creare la dipendenza da Social Network.

 

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La dipendenza da Social Network ci rende schiavi della tecnologia

 

La mancanza di indicazioni per la totale quantità e sfrenata libertà d’informazioni hanno prodotto uno “spaesamento” in cui le persone hanno semplicemente adattato le loro strategie più funzionali ai loro obiettivi, affidandosi totalmente alla fiducia della loro esperienza reale pensando che valesse anche per le nuove strumentazioni.

E allora, se prima in una lettera c’era il tempo per pensarla, i pensieri di non essere all’altezza, l’inchiostro per scriverla e poi ricopiarla senza errori, e, soprattutto, c’era l’attesa, intrisa di aspettative con unico appiglio gli specchi del beneficio del dubbio… adesso con la messaggistica istantanea, il tempo dimezzato ha prodotto due importanti effetti: in primo luogo, il fatto che tutti siamo in grado di scrivere quello che conta per essere capiti nell’istante a disposizione comporta a perdere regole linguistiche e a disimparare per velocizzarsi e adattarsi all’istante di risposta, in secondo luogo il tempo di attesa, che prima denotava lo sviluppo di una serie di aspettative adesso è il metro di misura di rancore e indifferenza per una non risposta oppure il trampolino per l’inizio di una conversazione che sarà sempre troppo breve. Se le aspettative, appunto, oltre che mantenere la giusta distanza figuravano la misura dell’importanza del rapporto, con i social network le aspettative hanno preso il posto delle emozioni e delle amare disillusioni al confronto con la realtà.

In pratica la velocità ha reso tutto più possibile e visibilmente raggiungibile, portando con sé i pro e i contro nella realtà quotidiana, più fragile, effimera, superficiale, distopica, diacronica…

 

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Tutto è più veloce e rapido, così si crea la dipendenza da Social Network

 

Facebook ha facilitato la speranza di poter cambiare la propria percezione senza doversi spostare fisicamente o attuare interminabili terapie in grado di sviluppare la nostra metacognizione, dando, allo stesso tempo, l‘opportunità all’autostima di diventare schiava di un sistema in cui il giudizio puramente estetico assume un’importanza primaria. Perciò il paradosso risiede nello svelare che dietro quello che sembra essere un artefatto computazionale, in grado di sollevarsi dalle brutalità umane e restare lontano dal fascismo e dalla prepotenza del potente, c’è proprio lo stesso uomo brutale, spietato, prepotente, ma mascherato da Artista (Vetrina).

 

Instagram ha stravolto l’evoluzione del concetto di comunicazione all’interno del mondo della fotografia. Ha imprigionato il concetto di istante, allungando i suoi tempi, e svelandoci una realtà perfetta anche nelle imperfezioni.

Ha suddiviso gli uomini in base alla proporzione tra seguaci e seguiti, lasciando ai primi un mondo di invidia e di rincorsa ineludibile e ai secondi una prigione di giudizi e una dignità composta da feedback (Finzione).

 

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Il nostro ego viene inglobato dai Social Network

 

Tinder non ha usato dei pannelli verdi per gli effetti speciali, Tinder ha semplicemente riportato la civiltà agli albori, ha strappato la ragione dalla mente e mangiato il cuore a crudo, lasciando che il gusto fosse il peso di bellezza e bruttezza. Con Tinder si manda al rogo Kant e il bello come giudizio riflettente del soggetto sull’oggetto, si suicida il sublime, e si riaprono le case di tolleranza, in cui si cammina vestiti con classe e con una certa impostazione, ma si indossa una maschera, pronti a dichiarare di non averla mai avuta nel momento opportuno.

 

Viviamo in un paese in cui le attrici porno

vengono chiamate puttane dagli stessi

che poi si segano sui loro video;

Un paese che ama la vita,

ma permette che si uccida

in nome dell’arte;

Un paese indignato per la corruzione,

ma che continua a votare per i ladri;

Un paese dove vengono salvate le stesse banche

che sfrattano migliaia di famiglie;

Un paese che si dice laico,

mentre continua a dare medaglie alla vergine;

Un paese che tratta coloro che migrano come eroi,

e gli immigrati come spazzatura;

Un paese in cui quelli che si dichiarano

come guardiani della morale

possono essere i più pericolosi;

Un paese dove la prostituzione non è legale,

però ogni anno cresce il numero di clienti;

Un paese che si crede aperto e tollerante,

dove chi è gay riceve minacce di morte;

Sì, viviamo in un paese schifosamente ipocrita,

in cui i Social Network hanno rivelato e liberato

le pulsioni senza freni,

mostrandoci la nostra nuda realtà.

La Debolezza.

 

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