Negli ultimi anni il cinema hollywoodiano ha iniziato a utilizzare con sempre maggior insistenza il disturbo dissociativo dell’identità come espediente per la creazione di personaggi spaventosi e sconvolgenti da inserire all’interno di film thriller o polizieschi, facendo leva sulla paura dell’uomo per ciò che risulta sconosciuto o difficilmente comprensibile.
Questo stratagemma ha permesso di dare alla luce autentici capolavori della letteratura e della cinematografia, si pensi ad opere intramontabili come il romanzo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson o il celeberrimo Psycho di Alfred Hitchcock.

 

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Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, il più celebre racconto riguardante la “doppia personalità”

 

Una delle patologie più utilizzate nella narrativa e nella cinematografia e discussa tra i ‘non addetti ai lavori’, la cui fama acquisita nella cultura popolare è probabilmente di gran lunga superiore all’importanza attribuita da psichiatri e psicologi di tutto il mondo, riguarda il disturbo di personalità multipla, spesso descritto come doppia personalità.
Personaggi affetti da doppia personalità hanno reso celebri non soltanto i due capisaldi precedentemente citati, ma hanno fatto la fortuna di una lunga serie di opere contemporanee, tra cui spiccano il romanzo Fight Club di Chuck Palahniuk (nonché l’omonimo film cult del regista David Fincher tratto dal libro), il film Shutter Island di Martin Scorsese e la recentissima opera di M. Night Shyamalan Split.

 

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Il disturbo dissociativo della personalità è una delle patologie più utilizzate da Hollywood

 

Tuttavia, nonostante sia pressoché impossibile imbattersi in qualcuno che non abbia mai sentito parlare di doppia personalità e la cerchia degli appassionati del genere cinematografico thriller-horror psicologico è in costante aumento, sono poche le persone consapevoli di cosa pensa la scienza di questo tipo di disturbi.
Il DSM, il manuale diagnostico e statistico della patologia mentale, pubblicato dalla American Psychiatric Association, identifica i casi di personalità multiple all’interno dei Disturbi dissociativi, un particolare tipo di disturbi psichiatrici che traggono origine da un vissuto traumatico.
Il fenomeno della personalità multipla è infatti diagnosticato come Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID o DDI), definito nell’ICD-10 (Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati) come Disturbo di personalità multipla.
Secondo il DSM, per poter sostenere di essere di fronte a un paziente affetto da Disturbo Dissociativo dell’Identità è necessario riscontrare alcuni particolari criteri nella persona che si ha di fronte, identificati come:

 

– Presenza di due o più identità distinte, descritta in molte culture come un’esperienza di possessione spiritica. Questo comporta una forte compromissione della continuità del senso di Sé, accompagnata da alterazioni negli affetti, nei comportamenti, nella coscienza, nella memoria, nella percezione, nella cognizione e nelle funzioni senso-motorie. Queste alterazioni possono essere auto-riferite o riportate da terzi;

 – Lacune ricorrenti nel richiamo di eventi quotidiani, di informazioni personali importanti e/o eventi traumatici (in contrasto con l’ordinario oblio);
– I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione sociale, lavorativa o di altre importanti aree di funzionamento;
– Il disturbo non fa parte di una pratica culturale o religiosa largamente accettata;

– I sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o di un’altra condizione medica.

 

I DID sono in genere correlati con altri disturbi dissociativi quali l’Amnesia Dissociativa, consistente nell’incapacità di ricordare dati personali importanti, di solito di natura traumatica o stressogena e la Fuga Dissociativa, consistente nell’allontanamento inaspettato da casa o dall’attuale posto di lavoro, con incapacità di ricordare il proprio passato e nella confusione circa l’identità personale/assunzione di una nuova identità parziale o completa.

 

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Una raffigurazione del Disturbo Dissociativo d’Identità

 

Secondo molti autori, il DID risulterebbe inseparabile dai traumi sperimentati nel corso dell’infanzia dall’individuo che presenta questa patologia, scaturiti in seguito a forme estreme di violenza spesso di natura sessuale ripetute cronicamente. La ragione della messa in atto di un simile meccanismo da parte della mente umana sarebbe individuabile attraverso i principi di funzionamento del processo dissociativo. Attraverso la dissociazione, che consiste in una disconnessione di alcuni processi psichici rispetto al restante sistema psicologico dell’individuo, il bambino che ha subito una forma di violenza a cui non può dare spiegazione razionale né tollerarne la portata emotiva, crea un’assenza di connessione nel pensiero, nella memoria e nel suo senso d’identità.
In questo modo la vittima mette in atto un meccanismo che gli permette di distaccare dalla propria mente avvenimenti inaccettabili perché troppo dolorosi per esser presi in analisi, anche in relazione al fatto che spesso chi abusa del bambino è in genere una persona a lui vicina, una figura che dovrebbe suscitare in lui fiducia e protezione,trattandosi tendenzialmente di un parente o una persona che gravita costantemente all’interno della cerchia familiare. Il paradosso in cui il bambino abusato si ritrova a dover vivere non fa altro che alimentare ulteriormente il cortocircuito cui la sua mente va incontro.

 

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L’opera “Il doppio segreto” di Magritte, una perfetta illustrazione dei misteri celati dietro la figura del doppio

 

La dissociazione, che si presenta come un meccanismo di difesa estremo per proteggere l’individuo da queste forme di violenza, opera nascondendo al soggetto l’esperienza traumatica che viene così rimossa oppure realizzando un distacco dal proprio corpo, dai propri processi mentali e dalle proprie emozioni, che sono vissute come all’interno di un sogno in cui si osserva se stessi dal punto di vista di un osservatore esterno. Se la dinamica dissociativa riscontrata è del secondo tipo descritto, si può ragionevolmente considerare di aver di fronte un individuo affetto da un disturbo di personalizzazione.
Il meccanismo dissociativo presenta però anche gravi rischi per la salute mentale di chi lo mette in atto, essendo al contempo artefice di un processo di dis-integrazione. Infatti, in seguito alla messa in atto di numerosi processi dissociativi, la mente viene a perdere la sua capacità di integrare alcune funzioni superiori, causando un danno enorme per la capacità di pensiero della vittima di violenza.

 

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Una rappresentazione dell’esperienza dissociativa a fumetti

 

Il Disturbo Dissociativo di Identità è una particolarissima forma di patologia psichica assai rara, poiché si presenta all’incirca nell’1,1% della popolazione mondiale e la maggior parte dei casi diagnosticati riguardano individui residenti negli Stati Uniti d’America.

A causa del numero così esiguo di casi individuati e per via delle particolari dinamiche storiche che indussero l’American Psychiatric Association ad inserire nel 1980 questo disturbo (ai tempi definito come Disturbo di Personalità Multipla) all’interno del DSM III, alcuni detrattori sostengono che il DID manchi di validità e ritengono che questo disturbo consista esclusivamente in una costruzione culturalmente condivisa basata su una deriva mediatica originata negli anni 70.

 

Infatti l’APA inserì il Disturbo di Personalità Multipla nel DSM in seguito alla pubblicazione dell’opera Sybil da parte della giornalista Flora Rheta Schreiber. Questa pubblicazione consiste nella narrazione del trattamento di Shirley Ardell Mason, una paziente che, secondo la sua psicoterapeuta, Cornelia B. Wilbur, presentava sedici differenti personalità scaturite in seguito ai costanti abusi fisici e sessuali perpetuati dalla madre.
Nonostante le numerose controversie che insorsero in seguito alla pubblicazione di questo libro, l’opera divenne presto un best seller e ne fu tratta una sceneggiatura per un film girato nel 1976, rendendolo a tutti gli effetti un fenomeno mediatico. La fama acquisita da Sybil non diminuì in seguito alle accuse mosse alla Wilbur di aver indotto la sua paziente a credere di convivere con altre 15 personalità insinuando in lei alcuni falsi ricordi. Secondo i portavoci di questa accusa, Sybil (pseudonimo utilizzato per identificare S.A. Mason) sarebbe stata semplicemente una paziente isterica vittima di suggestioni da parte della sua psicoterapeuta.

 

Inoltre, la pretesa di scientificità del caso fu messa in discussione poiché alcuni autori ritennero che l’opera fosse da considerarsi più come una narrazione romanzata che un reale caso clinico, adeguata appositamente per esigenze di marketing agli interessi di un pubblico mainstream piuttosto che alle necessità da parte degli esperti di poterne verificare l’attendibilità.
Subito dopo l’inserimento del Disturbo di Personalità Multipla all’interno del DSM fu possibile riscontrare negli Stati Uniti d’America un’immensa impennata nelle diagnosi per questo specifico disturbo che, seppur fosse stato già osservato e descritto in una cinquantina di pazienti all’incirca prima di questo fatidico momento,raggiunse cifre da record equivalenti a circa 40mila casi, considerabili come una vera e propria “febbre del disturbo dissociativo d’identità”, causata plausibilmente dalla fama acquisita da questa patologia.

 

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Copertina del romanzo “Sybil” scritto da Flora Rheta Schreiber

 

Tuttavia, il caso di Disturbo Dissociativo dell’Identità generalmente più noto rimane tuttora quello di William Stanley Milligan, meglio conosciuto come Billy Milligan. Egli deve la sua fama al gran clamore mediatico che derivò da un caso giudiziario in cui fu coinvolto sul finire degli anni Settanta negli Stati Uniti d’America. Milligan fu infatti accusato nel 1977 di aver rapito, violentato e rapinato tre studentesse universitarie, accusa da cui fu assolto nonostante la provata colpevolezza per via dell’infermità mentale. Il caso di Milligan rappresentò uno spartiacque per la giustizia americana, poiché si trattò del primo caso in cui un criminale, riconosciuto colpevole dei reati commessi, fu assolto per via di una patologia mentale che non lo rendeva responsabile delle azioni compiute.
Inoltre, grazie a questa sentenza, il Disturbo Dissociativo di Identità acquisì un nuovo status di patologia a livello giuridico, non venendo più giudicata come una forma particolare di nevrosi.
Milligan fu affetto da DID sin dall’età di quattro anni, momento in cui una seconda personalità emerse dalla sua mente, ma la sua situazione si aggravò particolarmente intorno ai nove anni, quando in seguito alle violenze subite per mano del patrigno la sua mente si scisse in 24 differenti identità di cui Billy non era consapevole.
L’emergere di una di queste personalità rendeva infatti Billy incosciente rispetto le azioni intraprese nell’arco di tempo in cui la nuova identità prendeva il controllo della sua mente, provocando in lui vuoti di memoria e stati di trance continui.
Il costante alternarsi di questo fenomeno causò numerosi problemi a Billy per via delle azioni sconsiderate intraprese dalle altre identità ospitate dalla sua mente ed il continuo stato d’incoscienza in cui egli riversava, arrecandogli un’espulsione da scuola, alcuni ricoveri in ospedali psichiatrici e numerose denunce ed arresti per sequestro, stupro, violenza, aggressione e rapina.
La situazione di oggettiva difficoltà in cui Billy si ritrovò a vivere indusse più volte Billy a tentare il suicidio, ma ogni tentativo fu bloccato dall’emergere di due delle sue altre identità desiderose di mantenersi in vita, Arthur e Ragen, che presero ogni volta il controllo sul corpo di Billy.

 

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Un’immagine che ritrae Billy Milligan

 

Le diverse personalità contenute nella mente di Billy presero più volte il controllo sulla sua vita, alternandosi secondo alcuni criteri logici dettati sulla base delle differenti abilità possedute in relazione agli specifici compiti da affrontare.
Una particolarità che le contraddistingueva era infatti la loro incredibile capacità di eccellere in diverse discipline, tra cui l’arte, la musica, la poesia, le lingue.
Ogni identità possedeva inoltre caratteristiche fisiche e psicologiche spesso radicalmente differenti dalle altre. Anzitutto, non tutte le differenti personalità incarnate da Billy condividevano la stessa identità di genere, alternandosi personalità maschili e femminili. Il caso più emblematico era probabilmente rappresentato da Adalana, personalità femmina omosessuale. Inoltre l’età assunta da Billy a seconda della differente personalità incarnata slittava tra i 4 e i 26 anni.

 

Alcune delle nuove identità acquisite erano persino straniere, come Arthur e Ragen, i quali provenivano rispettivamente da Londra e dalla Iugoslavia e presentavano la cadenza caratteristica del luogo di origine nel parlare.
Incredibilmente, alcune delle identità erano addirittura affette da particolari disturbi e patologie di natura fisica e psichica. Infatti Ragen era incapace di vedere i colori, Christene era dislessica mentre Shawn era sordo.
La scoperta della presenza di una pluralità di personalità all’interno di sé da parte di Billy Milligan fu possibile esclusivamente in seguito agli interrogatori avvenuti per via dell’arresto subito il 27 ottobre 1972 a causa dei crimini precedentemente riportati. Gli avvocati difensori, osservando un atipico alternarsi di atteggiamenti nettamente contrastanti tra loro nel rispondere alle domande poste all’interrogato, decisero di richiedere una perizia psichiatrica da cui emerse la patologia che affliggeva Milligan. Egli fu così direzionato alle cure del dottor George Harding, il quale tentò di rendere consapevole Billy delle varie personalità presenti all’interno del suo corpo e della sua mente cercando di fonderle all’interno di un unico individuo.

 

In una fase iniziale emersero esclusivamente le dieci personalità capaci di sottostare a cinque regole inviolabili stabilite da tutte le identità in comune accordo, regole rappresentanti un codice comportamentale da seguire rigorosamente per non finire nella cerchia degli Indesiderabili, consistenti in quelle identità cui veniva fatta assoluta proibizione di uscire allo scoperto. Le cinque regole consistevano nel non dire bugie, proteggere le donne e i bambini, osservare la castità, mantenersi intellettualmente attivi coltivando interessi molteplici e studiando un proprio campo di specializzazione e non violare le proprietà delle altre personalità.

 

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“Una stanza piena di gente”. Il romanzo biografico che narra le vicende di BillyMilligan

 

L’emergere delle tredici personalità indesiderabili fu invece possibile soltanto dopo una regressione nel processo di fusione delle varie personalità condotto da Milligan con la supervisione del dottor Harding. Questa regressione fu causata dalle eccessive pressioni che Billy fu costretto a subire quando fu decretato che i risultati mostrati dalla cura erano tali da permettergli di poter affrontare il processo, in concomitanza con un improvviso interesse mediatico che coinvolse il suo caso, divenendo argomento di interesse di stampa e giornali.

 

L’assoluzione dai crimini compiuti per via dell’incapacità di intendere e di volere e la possibilità di proseguire le cure all’interno di un ospedale psichiatrico permisero però di rendere la nuova frammentazione,avvenuta all’interno della mente di Billy in un numero ancora più elevato di personalità in costante contrasto tra loro e desiderose di emergere, una risorsa anziché una criticità. Infatti, grazie alle nuove cure intraprese con il dottor Caul, fu possibile veder emergere in modo sempre più continuativo e preponderante una ventiquattresima personalità, definita il Maestro.
Essa consisteva in una somma e fusione di tutte le distinte personalità che invadevano la mente di Billy, agglomerando in sé tutte le conoscenze, i talenti ed i ricordi sparsi tra le differenti identità.
Il Maestro rappresentava l’autentico Billy Milligan, capace di guarire dal Disturbo Dissociativo dell’Identità ed in grado di esser reintrodotto all’interno della società dove recuperare e ricostruire le sue relazioni sociali.

 

Il caso di Billy Milligan sembra rappresentare perfettamente una situazione in cui in seguito a una violenza si presenti un Disturbo Dissociativo dell’Identità. La ragione per cui la mente della vittima si dissocerebbe in una pluralità di personalità sembrerebbe dovuta alla necessità di incanalare l’esperienza traumatica su una personalità diversa dalla propria, creata appositamente dalla propria mente per emergere nel momento in cui si è in procinto di subire la violenza. Questo processo permetterebbe così all’individuo di poter ‘sopportare’ le violenze subite conducendo una vita definibile paradossalmente come ‘tollerabile’.
Mancando al momento un accordo universale attinente il Disturbo Dissociativo dell’Identità tra tutti gli esperti, che ancora oggi si interrogano sul corretto funzionamento di questa patologia, in attesa di riscontri futuri non ci resta al momento alcuna alternativa possibile se non persistere nel rimanere affascinati da una malattia la cui realtà sembra talvolta superare ogni possibile immaginazione.

 

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