L'esperienza vissuta da uno dei nostri collaboratori.

Tante volte, come molti, mi son posto la domanda se fosse possibile o meno vivere senza Internet in quella che viene definita l’era digitale. A dire il vero non avevo mai avuto modo, fino ad ora, di ottenere una risposta a questo interessante quesito: con un Asus nuovo di pacca perfettamente funzionante e un cellulare Android sempre pronto a collegarmi alla rete in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, le possibilità di ritrovarmi estraniato da tale mondo mi apparivano pura utopia. Ma il 23 dicembre mi sono reso conto che mi sbagliavo; il destino ha infatti deciso, proprio nel periodo natalizio, di privarmi contemporaneamente del cellulare e del computer fisso a causa di un guasto sulla rete del mio operatore. Risultato? Sia il cambio del cellulare che della compagnia telefonica sono risultate, a causa delle festività, operazioni che hanno richiesto una quindicina di giorni prima di potermi permettere una ripresa regolare della fruizione della rete Internet. Mi son trovato, quindi, a vivere un’esperienza che, nel 2016, è piuttosto inusuale, ovvero quella di ritrovarmi senza poter navigare nel world wide web. Un periodo, lo ammetto, in cui è stato veramente difficile fare a meno di tutte quelle cose a cui ero abituato: le 2-3 spulciate quotidiane alla pagina Facebook per farmi gli affari miei e degli altri, la visita ai principali siti sportivi per tenermi aggiornato sul calciomercato e gli acquisti da fare al Fantaclacio, la fruizione dei miei video preferiti su YouTube, ma soprattutto non ho potuto abusare delle tanto amate serie tv. E, in effetti, i primi giorni ho capito che Internet, al giorno d’oggi, è veramente una droga: solo quando non puoi accedervi ti rendi conto di come si sia impossessata di te e di come ti manchi quando non ce l’hai a disposizione. Quei quindici giorni, specialmente i primi, hanno veramente messo a dura prova la mia resistenza, rendendomi estraneo a molte attività che avevano riscosso il mio interesse. Ma anche da questa situazione ho tratto un risvolto positivo; col passare dei giorni ho, come si suol dire, “aguzzato il mio ingegno” e, approfittando di tale sventura, ho avuto modo di riprendere passatempi che avevo marginalizzato come sane letture cartacee e attività culturali che non facevo dai tempi dell’adolescenza. Il risultato è stato quello di aver visto bellezze come il Corridoio Vasariano che avrei probabilmente trascurato nell’immediato a causa della mia pigrizia e di aver riscoperto il valore di molte cose che avevo sottovalutato di primo acchito in altre occasioni; mi sono insomma reso conto che Internet, attraverso piccoli ma ripetuti gesti, mi rubava davvero una notevole mole di tempo, che poteva essere sfruttato in maniera più fruttifera.

 

Con questo non voglio affermare, come fanno molti in controtendenza con l’opinione comune, che l’era digitale ci stia ‘rovinando l’esistenza’; anzi, al contrario, proprio attraverso questa mia esperienza posso dire di aver avuto la conferma che vivere senza Internet oggi è veramente difficile e che esserne estranei significa davvero isolarsi dal resto del mondo e rimanerne indietro rispetto ai propri contemporanei. Infatti, tale mondo offre innegabilmente l’opportunità di rimanere aggiornati in maniera completa sul mondo che ci circonda; questo grazie alla infinita disponibilità di fonti rispetto a ciò che ci viene offerto dal panorama mainstream, un contesto, quest’ultimo, dove usufruiamo di notizie già selezionate (quindi stabilite secondo ‘criteri di rilevanza’ editoriali) mentre grazie al web siamo noi a stabilire, in base ai nostri interessi e ai nostri gusti, ciò che riteniamo sia meritevole di attenzione. Gli stessi social network, se usati con parsimonia, hanno notevoli pregi: ci permettono di ricordare nonché di venire a conoscenza di eventi ai quali desideriamo partecipare, di riprendere contatti con persone che non vediamo da molto tempo per i più svariati motivi se non di conoscerne di nuove. Quello che non capiamo, e a volte confondiamo, è che il digitale non deve sovrapporsi a quella che è la vita reale; quello che insomma ho tastato personalmente è che davvero, senza accorgercene, dedichiamo troppo tempo al mondo virtuale senza rendercene conto. Ciò che dovrebbe risultare integrativo finisce troppo spesso per farci tralasciare molte altre cose a causa della sovrapposizione con quella che è la nostra vita; sta quindi a noi centellinare questa risorsa e cercare di sfruttarla nel migliore dei modi senza rimanerne inghiottiti.