La dipendenza dal tutto e dal niente: la mondo-dipendenza.

“Immaginatevi un fiocco di neve. È il simbolo della purezza, acqua che si tramuta in ghiaccio, vapore acqueo che deposita cristalli. Naturalmente ogni fiocco, ogni cristallo, ha la sua forma. Sono macroscopici, piccole piume che scendono dal cielo, e, nonostante la loro forma di partenza sia sempre esagonale, con il cambiare delle condizioni ambientali ognuno cambia il proprio accrescimento. Ci sono gli aghi, o colonne, le placchette e le stelle. La cosa più importante è che i fiocchi di neve, una volta entrati a contatto con la Terra, seguono due diversi destini: c’è chi, aiutato dalla temperatura, riesce a compattarsi con gli altri simili diventando una lunga coperta di neve appoggiata sul suolo e chi invece, a causa del sole si scioglie svanendo nel nulla. Questi cristalli siete voi, e questo è il mio modo per spiegarvi la vostra dipendenza. Naturalmente noi siamo la ventata di freddo che spazza via il sole, permettendovi di rimanere incollati a questa Terra che spesso può sfuggire di vista”.

Se devo essere sincero, fino a pochi mesi fa avrei accolto questo discorso smielato con grande ilarità, ricoprendo l’interlocutore di insulti e frasi deplorevoli. Quelle frasi violente che il tuo corpo vomita quando sei sporco, e l’autodistruzione acceca lentamente il senso di tutto. Ero uno stupido nichilista che se ne fotteva del mondo, ma poi qualcosa è cambiato, improvvisamente. Così eccomi qua, seduto sulle scomode poltroncine di un pullman sgangherato che ci sta trasportando verso il “Nuovo Inizio”, una comunità di recupero per tossicodipendenti dispersa tra le montagne. Un isolamento perfetto, un programma preciso come le lancette di un orologio con lo scopo di riabilitarci, di reinserirci all’interno della società. Il tipo dei fiocchi di neve è uno degli educatori principali della struttura, Paf Stoco. A sentire le sue storie, Paf era veramente messo male fino a 5 anni fa. Si faceva di tutto, crack, eroina, morfina, oppio, LSD, chetamina etc. Era un ottimo chitarrista, ma la droga aveva stroncato la sua carriera. Deve aver fatto un sacco di cazzate, pensai. Ma si era comunque salvato, dopo aver assistito alla morte per overdose di un caro amico, e adesso insegna musica all’interno dell’istituto. Si dice che, da quando era entrato nel “Nuovo Inizio”, non ne era più uscito, facendo della riabilitazione di giovani tossici un motivo di vita. “Quante stronzate”. Questo esclama il ragazzo accanto a me in bus. Si chiama Pier, e non è tanto convinto dalla comunità. E’ dipendente dalla cocaina da circa 10 anni, adesso ne ha 27. Gli borbotto qualcosa come risposta voltandomi verso il finestrino. Fuori si susseguono immagini di piccole case isolate in lontananza e di boschi immensi. Mi volto verso gli altri ragazzi del bus, alcolizzati, tossicodipendenti e disperati vari. Fanculo. Penso. Fanculo a tutti. Fanculo ai miei vecchi amici di droga. Ora ho tutto alle spalle. Fanculo a Poker, il violento che a 20 anni stava per perdere la vita a causa dell’eroina. Non aveva più una vena buona in tutto il corpo. Fanculo a Carlino, che rubava alla mamma e si bucava sotto i piedi per non mostrare i segni sulle braccia, con i suoi soprusi verso gli animali da sociopatico del cazzo. Fanculo a Jr, e ai suoi pomeriggi a base di stagnole e le percosse verso i ragazzi più piccoli. Ora è tutto acqua passata, finita. E non è stata la vista della morte a farmelo capire, o altri clichè vari. È stata la riflessione. La riflessione che probabilmente non cambierò, e quando uscirò di qui troverò un’altra dipendenza per compensare l’assenza della droga. Ma adesso ho la consapevolezza di dipendere da una cosa diversa, ed immensa. È un qualcosa che si avvicina alla religione e che mi ha portato qui, trascinandomi come un fiocco di neve che si attacca con tutte le sue forze al suolo. Magari sporcandosi con la Terra, ma pur sempre lì, ancorato e con l’illusione di una salvezza. Ho scoperto di avere dipendenza dal tutto, e dal niente, e tutto questo è bellissimo. Ho la mondo-dipendenza.