Doveva essere una serata tra amici ma si è trasformata in una notte da leoni.

Ore 22:30. Firenze. Notte Bianca.

Incontro Contibus e Lambert, due squinternati di primo livello. Il primo è un animale sociale, un lupo da discoteca, pronto per una notte da leoni; l’altro è un artista, uno di quelli tosti, che soffre in silenzio per tutte le atrocità e per la merda che ricopre il mondo.
“Ho una certa sete…” comunico ai due condottieri.
“Bricconcello” esclama Contibus.
“Andiamo a prendere da bere” tuona Lambert.
“Conosco un pakistano qui vicino che ha roba di classe” afferma Contibus.
“Di classe per le tue tasche” rispondo sghignazzando.
Andiamo da questo pakistano ‘di fiducia’ e compriamo una bottiglia di vodka da un litro, uno spaccabudella di prim’ordine. I pakistani durante le mie notti etiliche diventano veri e propri compagni, me li immagino sempre come i croupier goffi di un Casinò sgangherato.
Le strade pullulano di gente, l’aria odora di sesso e perversione e noi girovaghiamo come naufraghi in cerca di una sirena.
Sputi, urla e pisciate, la gente sembra essere tornata ai tempi delle caverne, sembra non aver rispetto per il prossimo, ma io non ho voce in capitolo, sono il primo a non avere rispetto neanche per me stesso sennò non berrei questa merda extra large da pochi spiccioli.
Dopo neanche un’ora la bottiglia si dissolve in un lago di lacrime. Contibus è triste, mi guarda imbarazzato, ha pochi soldi ma vuole continuare a bere.
“No problem. Giova calmerà i nostri animi” esclamo un po’ alticcio.
Decidiamo quindi di andare al Rex.
Salutiamo con abbracci e strette di mano. Ci guarda e sa benissimo cosa vogliamo.
“Shot?”.
“Certo” rispondiamo all’unisono.
“Vodka va bene?”.
Annuiamo per coerenza.
Dopo aver fatto diversi shot decidiamo di migrare verso lidi più felici. La scelta casca su Santo Spirito: è all’aperto e Capleton ci aspetta.
Capleton è un cavallo da battaglia, quando esce i suoi occhi si fermano solo su culi e alcol, per questo è un compagno perfetto.
Prima di arrivare in piazza Contibus inciampa e crolla addosso a Lambert. Improvvisamente si ritrovano sdraiati in terra a sandwich formando proprio un bel quadretto. Li guardo e sembrano così felici, ci mancherebbe solo un bel bacio per sancire la loro unione.
Sono entrambi in stato pietoso… d’altronde sono giovani, non sono ancora saliti sul carro dell’alcolismo. Li aiuto a rialzarsi ringraziando il cielo che non siano come me.
Continuiamo a camminare e ad un certo punto… puff! Scomparsi nel nulla.
Urlo, corro, chiamo, ma trovarli diventa la ricerca del Sacro Graal. Me ne fotto e continuo per la mia strada.
Arrivo davanti al Pop Cafè in Santo Spirito. Vedo Giulia dietro al bancone e filo dentro per salutarla e continuare a bere. Dopo qualche bevuta esco e trovo Capleton.
È con dei balordi che farebbero qualsiasi cosa per un pelo di fica, gente subdola e amorale, ma come d’incanto divento io il più turbolento della piazza.
La vista inizia ad appannarsi, la testa è confusa, voci si dissolvono e ricostituiscono da ogni lato mentre urlo parole senza senso verso qualche povera malcapitata.
Quello che provo è un frullato di emozioni, non riesco a catalogare tutto quello che percepisco.

 

Continuo a bere. Il vento mi sussurra qualcosa. Mi sforzo di capire. Niente. Ancora alcol. Desiderio sessuale. Urla. Ormoni impazziti. Sono un burattino alcolizzato. Vedo Sauro. Lo saluto. Amico. Vecchia data. Altre bevute. Brindisi. Saluti. Brindisi. Perdo i sensi. Apro gli occhi. Piero Pelù.

 

notte da leoni 1

 

È lui. Non può essere un’allucinazione alcolica. Vive a Firenze. Bella merda i tuoi ultimi dischi, eh? Mi guarda male e va via. Fanculo amico. Pelù torna nell’iglù! Odio insensato. Amavo i Litfiba. Sauro mi prende. Seguimi. Lo seguo. Occhiate a giro. Scannerizzo culi e tette con la velocità di una fotocopiatrice. Chiudo gli occhi. Riposo. Seguo la scia di buon senso. Auro ha buon senso. Sauro. Scusate, sto bevendo anche ora mentre scrivo. Flash. È giorno. Vuoi un taxi? O rimani a dormire da me? No, no, non ce nahajnfjda bisogbssui. Non riesci a parlare. Riprenditi. Poi il nero. Il nero più nero di sempre. Calore. Apro gli occhi.

 

Sono in una macchina. Sul sedile del guidatore non c’è nessuno. Scendo e piscio in un angolo. Mi sento spaesato come un orso appena svegliato dal letargo. Dove sono? Torno in macchina e mi riaddormento. Quando riapro gli occhi capisco che la situazione è alquanto pittoresca. Esco dalla macchina e con tatto mi tocco il culo. Niente dolore. Non sono stato violentato. Poi tiro fuori tutto quello che ho in tasca: accendino, cellulare e venti euro. Non sono stato derubato. Torno in macchina e inizio a riflettere.
L’unica cosa che ricordo dopo le 3 di notte è la faccia di Sauro. Sì, è la macchina di Sauro, non ci sono dubbi. L’unica cosa che mi insospettisce è che sono al Q8 del Galluzzo. Chiamo un taxi e vado a letto. Sono le 10 del mattino, è il primo maggio e non ho la forza per pensare.

 

Nel primo pomeriggio mi sveglio e chiamo Sauro.
“Grazie di avermi fatto dormire nella tua macchina”.
“Non ho nemmeno la patente” risponde.
“E di chi era la macchina?”.
“Quale macchina?”.
“Lascia perdere…”.
“Sei pazzo?”.
“Mi sono svegliato in una macchina al Galluzzo. Come è possibile?”.
“Assurdo”.
“Fottutamente”.
“Ti ho perso alle 6 a Porta Romana”.
“Mi hai perso?”.
“Mi sono girato e non c’eri più…”.
“Cazzo!”.
“Ti ho cercato. Ho urlato il tuo nome. Ti ho perfino telefonato, ma niente, eri come scomparso”.
“Tornerò lì”.
“Lì dove?”.
“Al benzinaio”.
“Per fare cosa?”.
“Per scoprire la verità”.
“Fatti una risata e non pensarci”.
“Come faccio a non pensarci? Non è un fottutissimo film. È la mia vita” riaggancio stanco di parlare.

 

Torno al benzinaio e trovo la stessa macchina, una Renault Scénic verde. Provo ad aprirla, ma è chiusa. Il proprietario deve essere passato durante la mia dormita. Scrivo un biglietto e lo metto sul parabrezza.
“Ciao. Sono il ragazzo a cui hai probabilmente salvato la vita. Vorrei ringraziarti. Questo è il mio numero”.
Non ho mai avuto risposta.

 

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