Siamo stati al World Pride di Madrid per capire come l’amore sia privo di sesso e pregiudizio.
A qualche giorno dal mio rientro a Firenze voglio raccontare un evento incredibile al quale ho partecipato per caso. Quando molti mesi fa ho prenotato il mio volo per Madrid non sapevo che negli stessi giorni della mia mini vacanza la città avrebbe ospitato il più importante evento mondiale della comunità LGBT, il World Pride 2017.
Dal 23 giugno al 2 luglio, mentre gran parte del mondo sembra rimanere chiuso nel passato e si dimostra ancora diffidente nei confronti di ciò che non conosce, la Spagna e la sua capitale hanno dato prova ancora una volta della loro sensibilità riguardo l’argomento delle relazioni omosessuali.
Il World Pride infatti è stato sostenuto da tutti i partiti politici, compresi i più conservatori, confermando la città di Madrid come la capitale mondiale dell’orgoglio omosessuale.
Il programma comprendeva una ricca scaletta di eventi che andavano dalla finale di Mr Gay Pride España alla Conferenza mondiale sui diritti dell’uomo. Eventi ai quali ho deciso di partecipare solo in parte per non rinunciare alle mie attività da turista.
Appena scesa dalle scalette dell’aereo, accolta da un’inaspettata brezza fresca, mi avvio all’uscita del Terminal 1 dove ad aspettarmi ci sarà una mia amica madrilena che mi ospiterà per tutti e cinque i giorni. Già curiosa di scoprire che aria si sarebbe respirata durante quei giorni di festa, mi lascio andare alle sensazioni mentre la scala mobile dondolante mi trasporta dall’uscita dell’aeroporto alla linea 8 della metro. Mentre faccio la fila alle macchinette automatiche per i biglietti, i miei occhi curiosi iniziano a scandagliare i personaggi coloriti che mi circondano.
Salita in carrozza, di fermata in fermata, mi avvicino al cuore di una città cosparsa di cartelli a righe arcobaleno dalla scritta “Rainbow is the new black”.
Come si è preparata la città ad accogliere l’evento
Gli striscioni con lo slogan “Ames a quienames, Madrid te quiere” (Chiunque tu ami, Madrid ti ama) affissi praticamente ovunque, abbracciano senza riserve qualsiasi forma di amore. Troviamo lo stendardo che sventola anche sul palazzo più importante di Plaza Mayor.
Camminando per le strade di Madrid la prima cosa che si nota è la forte partecipazione di ristoranti, bar, attività commerciali ed imprese locali, che hanno legato al soffitto, alle pareti o alle finestre, le caratteristiche bandiere arcobaleno.
La prima bandiera con il simbolo LBGT è sventolata proprio sulla facciata principale del Palazzo Comunale, quartier generale di una sindaca che ha orgogliosamente lanciato il tweet con lo slogan emblema di tutta la manifestazione.
Molti dei monumenti simbolo della città, come la fontana di Plaza Cibeles, sono illuminati con i colori arcobaleno, ai pali della luce sia nelle vie principali che nelle stradine secondarie sventolano cartelli con la scritta Derechos (Diritti), Igualdad (Uguaglianza),Orgullo (Orgoglio).
Per le vie del quartiere di Chueca, sulla la Gran Via, in Plaza del Sol, coppie gay passeggiano tenendosi per mano senza destare nessuno stupore.
In mezzo a quella disinvoltura penso di trovarmi esattamente nel mondo che vorrei.
Il pride
Dopo due giorni di attività culturali e danze notturne, arrivo a grandi passi all’evento principale del festival: la World Pride Parade. La manifestazione che più delle altre è stata espressione dell’Orgullo Gay, una marcia per la rivendicazione della parità dei diritti, che ha colorato la città di musica da Atocha fino a Plaza de Colón.
Appena raggiunta la coda del corteo, decido di distaccarmi un po’ dal gruppo e inizio a camminare in questa selva colorata e piena di schiamazzi, di percussioni e odori pungenti.
Davanti a me un carnevale di personaggi seminudi. Le natiche scoperte bianche, nere, argentate che sorridono alla trasgressione, qui si vivono semplicemente come libertà.
Ovunque, intorno, lacci di cuoio e maschere di dissolutezza. Quello che perdi sono soltanto i riferimenti: persino i palazzi e le pietre organizzate non sono gli stessi. L’intersecarsi di stili così diversi produce una sensazione che non appartiene alle strofe delle canzoni conosciute.
La combinazione di personaggi estremi e famiglie da copertina di Famiglia Cristiana che condividono sorridendo lo stesso fazzoletto di via, appiana ogni divergenza.
Sembra che in ogni momento tutti possano fondersi in un’unica stretta, in un unico bacio.
Appena rialzo la testa per riemergere dal groviglio psichedelico dove sono finita, inciampo in Alejandra, colgo l’occasione al volo e le chiedo se posso fotografarla. Lei mi risponde semplicemente:“Hoje es un dia meravilloso, único!”. Le chiedo perché. Si fa seria per un momento, si massaggia un po’ i piedi per alleviare la tortura di un tacco a spillo 16cm e mi risponde “Tesoro, oggi tu fermi un transgender per fotografarlo, mentre di solito le persone mi trattano come un fenomeno da baraccone, la storia della mia vita è non essere presa sul serio”. “Ma non sarà che questo abbigliamento provocatorio non aiuta la tua causa?” Sorride, “Se sei qui penso che neanche tu creda in questa domanda…”
Sempre più attratta da questo mondo semisconosciuto, proseguo la mia salita per il Paseo del Prado e quando verso l’imbrunire arrivo a Plaza Neptuno gli animi raggiungono il picco massimo di eccitazione. Piano piano si fa buio e la sfilata dei carri propone coreografie sempre più coinvolgenti.
Mi addentro in mezzo alla calca che balla e finisco accanto ad un gruppo di sette ragazzi: cinque uomini e due donne. Alternativamente si baciano gli uni con gli altri, si scambiano sinuosamente da un sapore all’altro come in una quadriglia. Donne con donne, uomini con donne, uomini con uomini.
Seguo in uno stato di allucinazione questa dinamica per un tempo che non riesco a quantificare, finché decido di placare la mia curiosità e attiro l’attenzione di uno dei ragazzi. Gli chiedo se posso fargli qualche domanda, il ragazzo con fare molto friendly mi prende a braccetto e si rende disponibile a rispondere.
Che cosa state facendo te e i tuoi amici, voglio dire, siete coppie? Siete coppie aperte?
Ride di gusto: “No! Niente di tutto ciò. Siamo colleghi di lavoro e fra di noi non c’è mai stato niente di fisico, ci baciamo per dimostrare che l’amore è libero, è di tutti, è PER tutti! In amore non esistono barriere se non quelle che ci impone la società bigotta”.
Controbatto: “Ma non avete paura che con questo atteggiamento la gente non vi prenda sul serio? In fondo siete in marcia per chiedere diritti riguardo la famiglia, l’adozione…Non temete che questo atteggiamento passi un messaggio sbagliato?”
No. Perché di solito non ci comportiamo così. Vedi, questa non è la normalità, purtroppo – sorride – questo è un evento straordinario dove chiunque può e deve esprimere sé stesso al massimo, noi vogliamo soltanto che l’amore liberi energia!
Sbatto le palpebre e proseguo: “E le ragazze?”
Loro sono nostre amiche. Sono le Maliliendre, non fanno parte né di un’associazione in particolare, né di un ente speciale, sono soltanto le ragazze che ci difendono quando veniamo attaccati sui social o per strada. Rispondono a tono quando qualcuno ci chiama dispregiativamente maricon! Quando ci difendiamo da soli molto spesso succede che veniamo ulteriormente sbeffeggiati con imitazioni grottesche”
Ma loro… sono etero?
Certo! Ci baciano perché vogliono dimostrare al mondo come l’amore sia privo di sesso e pregiudizio. L’amore è qualcosa che si sente, non si discute, non si descrive a parole, non ha una direzione unica uomo>donna come la società per anni ha voluto imporci!
Ringrazio Miguel per il frammento di mondo che mi ha raccontato ed appena lo lascio ricomincia la sua quadriglia da dove l’aveva lasciata.
Verso mezzanotte, quando la sfilata dei carri stava ormai volgendo al termine, alle spalle del Nettuno, mi imbatto nella coppia che da tutto il pomeriggio speravo di incontrare! Due novelli sposi di Barcellona…
Antonio y Felix si sono sposati l’anno scorso e partecipano al Pride camminando mano nella mano, uno stile totalmente diverso dai baci a incrocio della combriccola precedente.
Vi vedo molto composti, come mai partecipate al Pride?
Perché crediamo che sia importante manifestare non soltanto per noi stessi, ma per tutte le persone di quei Paesi in cui le relazioni omosessuali sono mal viste o addirittura proibite!
È un modo per dimenticare le discriminazioni che abbiamo subito in passato, le umiliazioni di quelle volte che siamo stati emarginati o presi di mira.
Pensate che il Pride sia davvero efficace per l’ottenimento dei diritti che gli omosessuali giustamente reclamano?
Pensiamo che sia un modo stravagante per far sentire la nostra voce.
I carri che sfilano rappresentano enti, associazioni, partiti politici, che alle prime edizioni dei Pride mai ci saremmo sognati che ci supportassero! Mentre oggi sono tutti qua a ballare Despacito!
Con l’immagine degli occhi innamorati di Anton e Felix pensavo che si concludesse il mio viaggio nel carnevale dell’Orgullo quando invece incappiamo in un gruppetto di trans dai tacchi a spillo e i body glitterati. Ci prendono a braccetto e ci trascinano a Chueca. Il resto della serata lo lascio alla vostra immaginazione…
*****
Se ti è piaciuto questo articolo leggi anche: Porno virtuale – Oltre il futuro del sesso.