Charles Bukowski non ha mai smesso di colpire, sconcertare, far parlare di sé e della sua grandiosa opera.

Sarà l’aspetto trasandato, le novelle eccentriche e sporche, la diretta rozzezza della scrittura, l’accanimento contro gli archetipi, ma per un adolescente “anticonformista” che non può soffrire tutti quelli che basano le loro vite sui dettami delle ultime mode un vecchio scrittore ubriacone, donnaiolo, schifato della vita, con un modo di scrivere, come dire… fico, può diventare felicemente un cattivo esempio: come Charles Bukowski.

 

Tenendo ben stretta la sua bottiglia di vino, era sempre pronto a farsi beffe della morte, in un modo o nell’altro, ma soprattutto grazie ai suoi libri e alle sue poesie.  Per trent’anni ha scritto e pubblicato i suoi migliori lavori, infiocchettati sempre col suo sottile filo d’ironia, e bombardati sugli scaffali del mondo intero.

 

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Semplicemente Charles Bukowski

 

Siamo in anni particolari, dai ’60 fino ai primi ’90: anni in cui il mondo si è sverniciato di molte fasi, e in cui la cultura e la letteratura stringevano forte il pugno, in cui losche e simpatiche figure facevano capolino tra le pieghe della società, non accorgendosi che avrebbero cambiato il modo di guardare le cose: penso al periodo degli hippy, figli illegittimi dei Beats, o a Bob Dylan, che ha portato avanti la rivoluzione giovanile con la sua nuova poesia, che ha influenzato, trasformato e cantato la nostra vita (prima come adesso); o a William Burroughs e le sue profezie, per non parlare dei più cari Jack Kerouac e Allen Ginsberg, profeti immortali della generazione di beatnik a zonzo per le infinite strade d’America; o Hunter Thompson ed il suo ‘gonzo journalism’, o ai più recenti Palahniuk e David Foster Wallace; ma penso anche ad un Pasolini in Italia, o a Fernanda Pivano che ha presentato al nostro Paese identità letterarie che altrimenti sarebbero state ancora a lungo estranee.

 

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Fernanda Pivano ha introdotto nel nostro paese grandi realtà come Charles Bukowski

 

Be’, Henry Chinaski – in arte Charles Bukowski – ha contribuito a questo affresco in divenire, sempre a modo suo, sempre sul filo dell’eccesso, costretto ad una gavetta interminabile e mai troppo preso sul serio. Il più delle volte non si può apprezzare ciò che non si può capire, ma le sue sono storie vere di un vissuto tribolato e frizzante, che han fatto restare desti anche i più inguaribili romantici.

 

Storie di una vita che per Hank non è mai stata una passeggiata: già da piccolo ha iniziato ad accusare problemi con il padre – una volta sistemati in America dopo aver lasciato la Germania – tant’è che si è attaccato alla bottiglia verso i tredici anni; neanche l’adolescenza è stata un granché per un giovane dal volto butterato, già in fissa con il sesso, e con un ormai solido atteggiamento più che ribelle e inciso da amarezze e squallore; e insieme ai primi tentativi di scrittura, passava in rassegna una sequenza infinita di lavori di tutti i tipi, anno dopo anno, continuando a scrivere e a scrivere fino a farne il suo vero lavoro e la sua vera vita. Una vita sempre ai confini del limite più esterno della società civile e rispettabile, zone aspre su cui i suoi racconti sono ossessivamente imperniati.

 

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Charles Bukowski con il suo amato alcol

 

Quello di Charles Bukowski è un realismo davvero crudo e senza giri di parole (sebbene la sua realtà letteraria sia mescolata, a volte, con l’immaginazione), e soprattutto cinico: forse è questo il termine più adatto per vivisezionare il suo stile, a volte così semplice da rasentare la banalità, ma efficace e soprattutto così brutalmente d’impatto. Ecco qualche stralcio da un racconto tratto da Compagno di sbronze intitolato La politica è come cercare di inculare un gatto, dove affronta così genuinamente e direttamente temi attuali e scottanti:

 

“La differenza tra Democrazia e Dittatura è che in Democrazia prima si vota e poi si prendono ordini; in una Dittatura non c’è bisogno di sprecare il tempo andando a votare.

Ma torniamo alla caduta accidentale della bomba all’idrogeno – un po’ di tempo fa la stessa cosa è accaduta non lontano dalla costa spagnola! (siamo dappertutto, per proteggermi.)
[…] e allora cosa si fa quando si induce la gente a pensare a qualcosa che non è molto allegro? Facile, la si induce a pensare a qualcos’altro. La gente può pensare solo ad una cosa alla volta.

[…] e improvvisamente ci ritroviamo con la nostra vita, ancora una volta, nelle mani di idioti. Forse le bombe atomiche non verranno mai sganciate; forse le bombe atomiche potrebbero venire sganciate. Ambarabà ci ci co cò… adesso col tuo permesso, caro lettore, vorrei ricominciare ad occuparmi di puttane e di cavalli e di sbornie, finché c’è tempo. Se queste cose sono apportatrici di morte, beh, allora, mi sembra che sia molto meno offensivo essere responsabili della propria morte piuttosto che di quell’altro genere di morte che vi viene offerta imbellettata con frasi di Libertà e Democrazia e Umanità e/o un po’ o tutta quella Merda.

Prima corsa ore 12.30. Primo drink: ora. E le puttane esisteranno sempre. Clara, Penny, Lisa e Jo…

ambarabà ci ci co cò…

 

Negli anni ha perfezionato una sua forza espressiva, bagnata di un cinismo contundente e di un sarcasmo strafottente e rovente. È così: informale e anticonformista, cinico e geniale, reale e umano, vulnerabile e sensibile; non c’è un modo migliore o peggiore, in realtà, per descrivere il suo stile e la sua scrittura estrosa, così vicina alla Beat Generation eppure così distaccata, e quando pensi di aver capito tutto di un bastardo come lui, in realtà capisci che non ne sai molto.

 

Charles Bukowski 4

Cinico e geniale, reale e umano, vulnerabile e sensibile. in poche parole Charles Bukowski

 

Tuttavia guai a definirlo un beat: ha sempre preso le distanze da quella generazione in cui riteneva ci fosse una sorta di falsità, per non parlare della differenza di approccio rispetto alla vita, tra lui e i suoi colleghi evanescenti, nonché nel ‘carattere’ della scrittura. Sottili, quasi impercettibili, differenze stilistiche – decisamente più nichilista il vecchio sbronzo – che bastano a tracciare un solco che lui stesso ha voluto sottolineare tra lui ed i pacifici beatnik, con cui però innegabilmente condivideva l’autenticità letteraria, la realtà della vita.

 

Charles Bukowski 5

Charles Bukowski ha sempre preso le distanze dalla Beat Generation

 

Forse vivere e scrivere avevano, per Hank, lo stesso profondo e frenetico significato: si intrecciano e scivolano nei suoi versi, delicatissimamente, senza troppi sotterfugi letterari. Infatti agli aspiranti scrittori e poeti ha lasciato inciso sulla sua lapide una frase che riassume la sua vita per la scrittura: ‘Don’t try’. Può sembrare paradossale, ma non lo è, perché come lui stesso ha ammesso:

 

“Non lo fai, gli dissi. Non provi. È molto importante: non provare, né per le Cadillac, né per la creazione o per l’immortalità. Aspetti, e se non succede niente, aspetti ancora un po’. È come un insetto in cima al muro. Aspetti che venga verso di te. Quando si avvicina abbastanza, lo raggiungi, lo schiacci e lo uccidi. O se ti piace il suo aspetto ne fai un animale domestico”.

 

Ovvero, non forzare la scrittura, quella che rende gli scrittori dei letterati; essa è una forza che ti colpisce e ti penetra da dentro, e non devi far altro che aspettare che viva attraverso di te. Ma la poesia da cui è stata partorita quell’incisione è ancor più significativa:

 

“Se vuoi provarci,
fallo fino in fondo.
Altrimenti non iniziare.
Se vuoi provarci,
fallo fino in fondo.
Ciò potrebbe significare
perdere ragazze, mogli,
parenti, lavori
e forse la tua mente.
Fallo fino in fondo.
Potrebbe significare
non mangiare per 3 o 4 giorni,
potrebbe significare
gelare in una panchina nel parco,
potrebbe voler dire prigione,
potrebbe voler dire derisione,
scherno, isolamento.
L’isolamento è il regalo.
Tutti gli altri sono
per te una prova della tua resistenza,
di quanto realmente desideri farlo.
E lo farai,
nonostante il rifiuto
e le peggiori avversità.

E sarà meglio di qualsiasi altra cosa
tu possa immaginare.
Se vuoi provarci,
fallo fino in fondo,
non ci sono altre sensazioni
come questa.
Sarai solo con gli dei
e le notti
arderanno tra le fiamme.
Fallo.
Fallo.
Fallo.
Fino in fondo.
Fino in fondo.
Guiderai la vita fino alla
risata perfetta.
È l’unico buon combattimento che c’è”.

 

 

Ad ogni modo, poi, non propriamente ‘pacifista’ come i beatnik, sempre attento provocatore nei suoi scritti: più volte ha calpestato donne e omosessuali, non perché spinto da animi fascisti (anche se voci vogliono che sia stato legato più a destra che a sinistra) ma perché voleva poter scrivere, senza restrizioni o altro, tutto quel cazzo che gli passava per la testa. Quindi: stilisticamente inclassificabile? Forse a metà tra la Beat Generation e le sue letture preferite (John Fante, Cèline, Kafka, Hemingway, Henry Miller, Salinger, Artaud) fuse con le sue più incomparabili esperienze macinate nel corso di una vita che oscillava tra un bicchiere di vino ed un pompino.

 

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Charles Bukowski con la sua ultima sposa, Linda Lee

 

Nel bene e nel male sempre e coerentemente una figura scomoda, un irregolare puro che aggredisce e frantuma il tanto acclamato sogno americano mostrando brutalmente e sensibilmente il disagio di chi non vuole venerarlo, covando quasi un odio per il genere umano, quel genere umano e quella società così sfilacciata e simulata che ammonisce in ogni suo lavoro. Racconti, romanzi e poesie rimangono nel tempo senza vacillare, ritraendo il grottesco e la sporcizia con cui conviveva (spesso ridendoci sopra) e di cui la gente viveva e vive:

 

Gente che va su e giù per le scale mobili, negli ascensori, che guida automobili, le porte dei garage che si aprono schiacciando un pulsante. Poi vanno in palestra per smaltire il grasso”.

 


“Il matrimonio, Dio, i figli, i parenti e il lavoro. Non ti rendi conto che qualsiasi idiota può vivere così e che la maggior parte lo fa?”

 

Tutta la notorietà che le sue opere gli avevano portato non lo aveva di certo smosso dal suo cantuccio solitario e alienato, da cui denunciava prepotentemente l’ipocrisia radicata nella società letteraria, affusolata nei suoi bei salotti. E come biasimarlo.

 

È irragionevole ai limiti del folle mitizzare la figura del vecchio ubriacone e gran chiavatore, nel senso di etichettarlo come uno scrittore underground esclusivamente perché parlava di fica, sesso, alcol, in un mare di parolacce; Bukowski non era solo questo, tra un ‘cazzo’ e ‘fica’, poneva questioni dure e inquietanti come il consumismo sfrenato, l’illusorietà del progresso e l’alienazione della società moderna, sempre col suo tocco personale, così personale che non tutti riescono ad afferrare. Solo qualche bisbetico e ottuso critico perbenista potrebbe non ammettere l’impatto diretto, sincero e nudo dei suoi messaggi sociali, oltre al laconico fervore della sua scrittura.

 

Charles Bukowski 7

Charles Bukowski poneva questioni dure e inquietanti come l’alienazione della società moderna

 

Sicché sopravvalutato o no, banale o no, occuperà sempre un inconquistabile spazio impolverato della vostra libreria. Semplice.

 

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