Il primo impatto con il mondo editoriale degli aspiranti scrittori.

«Ma Wikipedia è fonte scientifica?»

«Secondo lei è uguale se invece di pubblicarlo con una casa editrice me lo stampo da solo?»

«Mi hanno chiesto 3000 euro per pubblicare il mio libro. D’altronde, poverini, loro ci fanno l’investimento…»

«Ma l’ISBN ce lo devo mettere?»

«Scusi, il mio libro non è abbastanza visibile. Si può mettere su questo espositore e togliere gli altri?»

 

Nella mia (seppur breve) esperienza da libraia ed editrice, queste sono solo alcune delle frase più “simpatiche” che ho sentito pronunciare da quell’essere mitologico che gira attorno al mondo dell’editoria, comunemente noto come l’aspirante scrittore.

 

È chiaro, come tutte le categorie – ammesso e non concesso che si possa parlare in questi termini – anche questa è abbrutita a suo modo da taluni elementi che la peggiorano, facendo sfigurare anche chi sarebbe armato delle migliori intenzioni e delle migliori capacità. C’è poco da aggiungere, l’ormai nota frase “ci sono più scrittori che lettori” gira sulla bocca di chiunque si sia mai minimamente interessato a cosa sta/c’è dietro a un libro.

 

Ma come difendersi allora da chi, in una noiosa domenica di pioggia, si mette a un tavolo e si convince di essere il talento letterario del secolo? (E noi speriamo che lo sia, questo deve essere chiaro). Proviamo ad andare all’attacco: diamogli dei consigli! Direte voi «E chi sei tu per dare consigli?», rispondo io «Nessuno, appunto». Iniziamo.

 

Prima di tutto bisogna capire che chi chiede soldi non è serio. E se non è serio chi ti chiede soldi per pubblicare, tanto meno lo è chi si nasconde dietro l’acquisto obbligatorio di copie. Un editore che sa fare il suo lavoro, sa che quando ha di fronte un manoscritto che vale qualcosa, deve investirci per far sì che questo sia diffuso e recepito dai lettori. Un editore piccolo può ovviamente chiedere allo scrittore di supportare la promozione, mettendosi in gioco in prima persona. Chi invece di una casa editrice vuole una tipografia, ne può trovare moltissime in giro, anche molto convenienti. Questo consiglio è una regola che nel mondo dell’editoria non prevede eccezioni e che differenzia questo mondo da altri in cui investire economicamente per il proprio prodotto artistico può essere la norma.

 

Molte (troppe) sono le esperienze negative di chi, colpevole di ingenuità, spende soldi per pubblicare, per poi vedere la “casa editrice” non preoccuparsi minimamente del destino del libro (che 90 su 100 sarà stampato sulla carta igienica e avrà una copertina imbarazzante) e non rispettare in alcun modo gli impegni presi. Sono convinta che se queste pseudo case editrici non esistessero, il mondo (già malato per altri versi) dell’editoria, guarirebbe da un gravissimo tumore.

 

Va ormai di moda comunque, se non si riesce a trovare un editore, sentirsi incompresi e decidere di ricorrere al self-publishing. Se in effetti ritengo migliore questa pratica rispetto al dare soldi a chi si approfitta delle velleità altrui, devo anche ammettere che lo trovo un atto abbastanza presuntuoso (considerazione del tutto personale e probabilmente opinabile). Non me ne vogliate, so che anche personaggi del calibro di Carducci si sono, in un certo senso, auto pubblicati, ma tralasciando che si tratta di altri tempi e altre dinamiche, a confermare la mia diffidenza per i cultori del DIY editoriale c’è la scarsissima qualità dei testi che ho finora avuto la sfortuna di leggere. Ad ogni modo, fatelo pure, se credete davvero nel vostro progetto.

 

Io credo comunque che esporsi al giudizio altrui è buona norma, specie se si tratta di libri, perché ciò che a noi appare geniale, al 99% dei lettori può apparire rivisto, risentito, banale, scritto male.

 

aspiranti scrittori

 

Ma come si trova un buon editore? Questa è la domanda che volevo sentire! Di buoni editori ce ne sono, e se ne possono trovare con non troppa difficoltà. Tralasciando i soliti noti che tutti noi conosciamo, basta ad esempio “guardarsi intorno”, seguire qualche rivista letteraria (cartacea o online), andare in libreria (quelle in cui i librai sanno fare il loro lavoro), ma prima di tutto leggere. La verità è che il punto davvero importante non è trovarli, ma sapere come proporre il proprio manoscritto! Sul sito di qualunque casa editrice trovate una sezione in cui vengono spiegate le modalità di proposta dei manoscritti: c’è chi accetta file digitali, chi preferisce la versione cartacea, chi richiede il manoscritto integrale e chi una parte corredata da sinossi. Tutti vi danno un indirizzo a cui inviare, quasi tutti vi segnalano i tempi di lettura. A questo punto, trovate le istruzioni, se già non fosse abbastanza chiaro, è consigliato NON fare tutto ciò che non è esplicitato nelle istruzioni. Nello specifico:

 

  • Non inviate i manoscritti a indirizzi che non siano quelli indicati;
  • Per proporvi non utilizzate metodi che non siano quelli indicati (voi pensate di essere originali, ma ci ha sempre pensato qualcuno prima di voi);
  • Prima di inviare un manoscritto, assicuratevi di conoscere la casa editrice. Potete farlo guardando il catalogo, o meglio ancora leggendo dei libri;
  • Evitate di inviare mail senza corpo o senza oggetto, o di scrivere a 70 case editrici con la stessa e-mail lasciando tutti gli indirizzi in cc;
  • Non comportatevi da stalker contattando i membri della casa editrice tramite i loro profili social, o telefonandogli;
  • Abbiate pazienza. Assillare un editore continuamente per sapere se il vostro manoscritto è stato valutato non vi porterà da nessuna parte (se non a essere odiati);
  • Se avete un conoscente o un amico che lavora in una casa editrice, abbiate pietà di lui (da leggere al femminile, nel caso);

 

A tutto questo, che ovviamente presuppone un testo interessante e ben scritto, corredate una sinossi breve e chiara, con qualche nota biografica.

 

Per ora è tutto, cari miei. Buona fortuna!