Al Teatro della Pergola di Firenze, è andata in scena una delle commedie più attuali di Pirandello, Il berretto a sonagli.

Una commedia nata e non scritta

 Sono passati cento anni ormai da quando Il berretto a sonagli fu messo in scena dalla compagnia di Angelo Musco a Roma, ma la commedia di Pirandello resta d’impatto anche a distanza di un secolo, perché i dilemmi dell’uomo rimangono immutati anche oggi. La trama è semplice – si fa per dire –, è la storia di un uomo di mezza età che tradito dalla moglie accetta di condividerne l’amore con un altro uomo pur di non perderla.

 

Siamo nella Sicilia di inizio Novecento, regione bruciata dal sole e da antichi valori. Ciampa (un magistrale Sebastiano Lo Monaco), è un umile scrivano al servizio del Cavaliere e di sua moglie Beatrice (Maria Rosaria Carli), che, tradita e offesa, cede ai suoi sbalzi di umore e – convinta dalla perfida Saracena – convoca il delegato di polizia Spanò (Rosario Petix) per denunciare il marito di adulterio. Fana, la donna di servizio, cerca di convincere Beatrice a desistere, ma nulla può davanti a tanta determinazione. Il delegato Spanò, chiamato a casa di Beatrice, cerca in tutti i modi di non accettare la denuncia per non dover cogliere in flagrante il Cavaliere con la bella Nina, moglie fedifraga di Ciampa. Beatrice non molla e il delegato cede al volere della donna.

 

Alla fine del primo atto de Il berretto a sonagli Ciampa fa visita alla casa di Beatrice, cerca di persuaderla a considerare le ripercussioni che comporterebbe una denuncia. Sarebbe uno scandalo, soprattutto per Ciampa, che per salvare il suo nome macchiato sarebbe costretto a fare una pazzia, perfino uccidere la moglie.

 

Il berretto a sonagli 1

La fiorentina Gianna Giachetti in scena

 

I personaggi de Il berretto a sonagli si trovano in situazioni paradossali, in cui tutto sembra perduto, in cui l’uscita dal labirinto del dilemma pare lontana come una fievole lucina. L’unico personaggio deciso di percorrere la propria strada è Beatrice, che marcia a testa bassa verso la meta per tutto lo spettacolo. Ma il suo atteggiamento caparbio e senza dubbi la punirà.

Ciampa, invece, perfetto eroe pirandelliano, è schiacciato da quel berretto a sonagli, quel copricapo della vergogna intriso del suo onore macchiato, ostentato davanti a tutti. Invita Beatrice alla ragione e a dare una giratina allo strumento, d’altronde si sa, le corde son tre: la seria, la civile e la pazza.

 

Anche i ruoli minori come il delegato Spanò, il fratello di Beatrice e sua madre Assunta (interpretata da un’irresistibile Gianna Giachetti), sono caratterizzati in maniera impeccabile. Sebastiano Lo Monaco, capocomico navigato, plasma la materia pirandelliana in maniera sapiente, dando vita ad una commedia profonda, esilarante e a tratti grottesca, riuscendo nell’arduo compito di confrontarsi con Luigi Pirandello senza mai pagare dazio, anzi, rendendo giustizia ad un testo che non ottenne grossi consensi cento anni fa, ma che con il passare degli anni, è riuscito ad invecchiare come un buon vino, regalando a Lo Monaco e alla sua compagnia, una standing ovation più che meritata.

 

Nel Berretto a sonagli si parla spesso del pupo, quel piccolo artefatto con cui nascondiamo l’infelice realtà ad ognuno di noi. Perché il prestigio sociale viene prima di tutto, e quel copricapo da giullare che Ciampa si sente addosso ce lo sentiamo anche noi ogni volta che dobbiamo salvare le apparenze, a costo perfino di pensare di uccidere la propria moglie.

 

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