Se fossero tutti come le stelle!

Le stelle erano sempre lì a guardarlo e lui non disdegnava quegli sguardi indiscreti, anzi, sembrava apprezzarli, li ricambiava fumando la sua quinta sigaretta affacciato alla terrazza.

Il fumo si alzava verso il cielo disperdendosi fra il mare dei suoi pensieri, amava guardare le stelle, amava il sapore del tabacco e sopratutto amava pensare davanti a quegli sguardi silenziosi che lo scrutavano dall’alto.

“Ah, le stelle!!! Se fossero tutti come le stelle…Chissà come sarebbe un mondo fatto di stelle?” si ripeteva di tanto in tanto.

Il suo divagare era una vera e propria fissazione, si perdeva nei meandri della mente di continuo, sognava vite impossibili dove amava donne esotiche rincorso da boia che volevano decapitarlo, sognava di essere il primo uomo sulla luna, sognava di correre una maratona devastante, sognava, sognava e sogn…

Aveva una fantasia che avrebbe fatto invidia ai migliori scrittori, poeti, cantautori, ma lui le storie voleva viverle non raccontarle, fremeva percorso da una smodata voglia di avventura, di gettarsi a capofitto in mille peripezie, con la sua edizione tascabile del Candido di Voltaire sempre stretta al petto.

“Ah, quante avventure ha vissuto Candido grazie al suo autore”.

Anche lui avrebbe voluto gettarsi nella mischia della vita, sporcarsi di fango il lembo della giacca, rotolare da un paese all’altro ma l’unica cosa che movimentava la sue giornate erano le divagazioni davanti alle timide stelle. Un’ora al giorno passata in compagnia di quelle amiche fidate a cui poteva confidare tutto, luccicanti di bellezza, una bellezza che per lui ormai il mondo aveva perso.

“Se fossero tutti come le stelle!”.

Si accese la sesta sigaretta e guardò il fumo scivolare via sopra la sua testa, involarsi verso quelle stelle che tanto amava, anzi, improvvisamente fu quasi dispiaciuto che quel fumo nocivo avrebbe prima o poi raggiunto le sue compagne celesti.

Pensava che sarebbe stato davvero bello poter essere sincero anche con i suoi amici, ma loro non lo capivano, lo denigravano, dicevano che era un po’ lunatico, che si perdeva in discorsi senza senso, che parlava sempre di viaggi avventurosi, di sentieri selvaggi, del giro del mondo in ottanta secondi, delle principesse esotiche, di essere stato al polo nord.

Nessuno gli credeva, ma lui li guardava sempre disincantato, quasi fosse lui l’incredulo davanti a tanta ostinazione; sapeva di essere stato in tutti quei posti, era sicuro di aver vissuto tutti quei viaggi, ma nessuno gli credeva. Tutti gli davano del bugiardo, lo insultavano dicendogli che non aveva coraggio, il coraggio di affrontare la realtà, la società, mamma e papà, ma lui continuava a non capire; non capiva come mai tutte le signore fossero sempre così buone con lui, sorridenti, accondiscendenti, con caramelle sempre pronte nel taschino.

Lui le ringraziava e non capiva, non capiva come mai gli riservassero tutta quella gentilezza: i ragazzi lo odiavano e le signore di una certa età lo amavano.

Non capiva, non capiva e non capiva.

Doveva capire perché piacesse così tanto a quelle vecchie signore, era quello il trucco, non appena svelato lo avrebbe potuto usare con i suoi coetanei, integrarsi, vivere quelle avventure che tanto fantasticava al fianco di schiere di amici.

Si scervellò molto davanti alle stelle cercando di capire il trucco misterioso.

“Tutto questo è un trucco, perfino la vita…solo le stelle non lo so. Eppure ci dev’essere il trucco”.

“Marco come va stasera? Stai un po’ meglio? Prendi le medicine che ancora non hai preso” disse una delle tante signore in camice che gli voleva tanto bene.

“Grazie. Voi siete tanto buone con me. Grazie per tutte queste caramelle. Mi piacciono tanto. Ma il trucco dov’è?” chiese Marco ripensando alle stelle.