Viaggio in un bosco incantato di Sara Conci è la nostra nona menzione d'onore, un fantasy dai toni fiabeschi sulle debolezze umane.

Un magico incontro

 C’era una volta, e forse c’è ancora, un bosco incantato…

 

Dovete sapere che Pergine Valsugana è un paese ricco di sorprese e circondato da meravigliose vallate. Passeggiando accanto al fiume Fersina, tra alberi, more, mirtilli e fragoline selvatiche (attenzione ai rovi!), possiamo raggiungere l’incantata Valle Dei Mocheni. Là, tra rocce e cortecce sono nascoste tante sorprese; in qualche miniera due gemelli hanno addirittura scoperto l’oro (ma non ditelo a nessuno)! Io invece, un bel giorno, mentre gironzolavo tra fate e quadrifogli ho incontrato un simpatico gnomo con la barba bianca, un cappuccetto rosso e lungo, con dei buffi stivali ai piedi che erano alti e verdi! Poteva assomigliare a Babbo Natale, solo che era molto più minuto, più piccolino, ma era così simpatico! Egli aveva tante storie da narrare, così tante esperienze da raccontare che allora io mi sono seduta ad ascoltare…

 

“Tanto tempo fa, quando ancora si temevano le streghe e nei folletti non ci credevano, me ne stavo nascosto nel mio mondo. Sotto un grande albero saggio, tra le sue radici, avevo scavato la mia grotta nella terra, dove nessuno potesse trovarmi, pensavo. Tra sogni e gemme me ne stavo e i segreti dell’Universo contemplavo, con le stelle nella notte parlavo e con la luna mi ricaricavo. E le foglie degli alberi, quando il vento le spingeva, mi sussurravano invece degli incontri con gli uomini.

Ho vissuto molti anni, ho passato tanti secoli nella pancia del mio albero: una quercia, le cui radici mi hanno abbracciato e riscaldato negli inverni più freddi e mi hanno nascosto dai pericoli.

Ho imparato i segreti dell’Universo insieme alla mia amica Natura: ho conosciuto fiori e piante con le loro proprietà nutritive e curative, ho percepito le magie delle pietre, mi sono avvicinato agli animali scoprendoli amici, ho addirittura scoperto che anche il fiume si riposa nella notte per poi risvegliarsi al mattino e ho anche potuto udire i canti del vento.

Sono stato felice ma ho avuto anche i miei momenti tristi…”

 

“Caro amico gnomo, mi piacerebbe sapere perché hai avuto momenti tristi in questi mondi meravigliosi”

gli avevo poi chiesto.

Il mio nuovo amico gnomo era un personaggio davvero ‘fantastico’ e la sua voce entrava nelle mie orecchie come una musica.

 

“Cara amica mia! Devi sapere che i miei pensieri stavano in silenzio; la Natura mi ha svelato i suoi tesori ma, come sai, gli uccellini cantano il loro cinguettio e si comprendono tra di loro, mentre io ho dovuto lasciar spazio alle emozioni! La mia voce echeggia nel bosco, certo, però l’uomo è l’unico essere in grado di comunicare con la parola!”

“Oh, che bella storia! Pare così vera!”

Esclamai colma di entusiasmo.

“Un’altra domanda mi giunge ora nella mente: perché non sei venuto tra la gente? Per portare le tue parole ai popoli…”

 

“Questa è davvero una bella domanda e io ho per te una bella risposta. Devi sapere che le stelle hanno varcato i confini del tempo e hanno visto molte cose; è vero che l’uomo ha il dono della parola ma è anche vero che la sua paura più grande è la Natura: invece di conoscerla, la teme e invece di viverla, la distrugge. Le stelle mi hanno raccontato tante storie sull’uomo: mi hanno fatto sapere che deriva dalla scimmia, mi hanno detto che accendeva il fuoco con le pietre e venerava il sole come un Dio!

Mentre la Natura creava stupendi paesaggi tra mari e cascate, monti e deserti, l’uomo ha costruito grandi cose: l’arca di Noè per salvarsi dal diluvio universale, le statue dei Maya, la sfinge, le piramidi… ci sono stati i castelli e molto altro!

E poi anche gli alberi mi hanno parlato: mi hanno raccontato che l’uomo inizialmente si nutriva con le bacche e con le radici degli alberi, poi ha inventato la caccia e ha così iniziato a costruirsi delle armi…quelle stesse armi che purtroppo non ha usato solo per la propria sussistenza, le ha usate per combattersi! Perché insieme all’evoluzione dell’uomo è cresciuta pure la voglia del dominio, la voglia della conquista e del potere per sentirsi più forte attraverso il controllo altrui, senza rendersi conto che per sentirsi un grande non è necessario farsi temere.”

 

“Adorabile gnomo! Creatura della SAPIENZA! Tu, che conosci le cure delle piante e le magie delle pietre, potresti aiutarmi a mettere un po’ di ordine in questo mondo caotico!? Te lo chiedo per favore, riportiamo al mondo un poco di valore.”

“Mia dolce amica, ti vorrei aiutare, ma come posso fare?”

“La gente ha perso le speranze e vive nella paura di chissà chi. La gente è arrabbiata e litiga con chissà chi.”

“Cara, la mia amica umana! Sei tanto buona tu! I miei amici alberi hanno visto tanti uomini che non usano le parole, e le stelle mi hanno detto che l’uomo ha sempre pregato negli dei oppure ha creduto in un Dio, ma ora guardo te e il mio cuore sussurra alla mia bocca che il difficile non è essere un Dio, il difficile è essere un uomo vero! Dio potrebbe essere un mito, un’idea, una trasformazione, un’evoluzione verso la luce, ma colui che ha potere di parola e di usare le mani è solo e solamente l’uomo. Ma l’uomo, come dici tu, ha paura e allora si arrabbia, crea armi per difendersi senza rendersi conto che tutto questo porta solo verso le guerre, le quali non fanno altro che portare altre paure! Questo è l’uomo.

Eppure, l’uomo possiede un’arma infallibile dentro di sé, ma non se ne rende conto: la parola. La parola è l’arma più potente che ognuno di noi possa avere.”

 

Una dolce fantasia stava trasportando il nostro incontro, la nostra amicizia, in una fiaba…

 

 

Una grande idea

 Dopo tante parole, il mio nuovo amico disse che aveva pronta una grande idea:

“Tutte le fate sono magiche. Le loro ali, cosparse di polvere, disperdono magia…

Non è facile incontrare una fata. È bene che una tale meraviglia non si riveli all’occhio dell’uomo.”

Si sa che non è facile incontrare una fata; ero però curiosa di sapere il perché;

“Per quale motivo?” chiesi allora.

“Perché l’uomo vede una cosa e la vuole possedere, ma non sa tenerla con cura.”

 

Allora avevo capito, “Una fata tanto bella finirebbe in gabbia come un canarino, la sua libertà diverrebbe senza volo e la sua gioia tristezza, quindi tutta la sua bellezza si spezzerebbe come un albero colpito da un fulmine, come un fiore strappato dal suo campo, come il suo desiderio portato via, come la voglia di brillare ma il divieto di volare

Se una fata venisse chiusa in gabbia morirebbe perché il suo sogno si soffocherebbe dal dolore cosicché la sua vita morirebbe.

Già, perché quando ti privano dei sogni, la morte è lenta. È una morte che non si vede perché prima ti strugge dentro ma poi… poi, come una candela che si spegne, ti spegne, e quando una candela è spenta significa che ha finito il suo percorso.

Non si può legare le ali a chi è nato per volare.

Oh! Come vorrei ridare la speranza a questa gente che vuole tutto e non sa tenere niente! Che cosa potrei donare con la polvere di fata, amico gnomo?

Io comincerei con un po’ di chiarezza; quindi, dimmi amico gnomo, cosa devo fare adesso?”

 

E lo gnomo, ricco di fierezza, mi guardò dritta negli occhi e parlò.

 

Il Diamante aiuta a sviluppare una chiara comprensione di sé, della propria situazione esistenziale, però è pure una pietra talmente forte che può fare bene e altrettanto male se tocca persone con pensieri maligni; è una pietra così potente che può rafforzare il bene o stimolare il male sino a dannare…”

 

Aveva due occhi blu, tondi e grandi, e brillanti come la Luna. La sua anima non mostrava la sua età infinita, ma permetteva di vedere la purezza di un bambino colmo di dolcezza. Io ero a bocca aperta davanti alla creatura del bosco: un essere magico. Mentre lui parlava vedevo le immagini di ciò che raccontava. Ero entusiasta e curiosa di scoprire:

 

“Quindi capisco che il diamante non va tanto bene. Forse prima della chiarezza è bene portare un po’ di spiritualità? Però ancora non comprendo il collegamento con le fate e le gemme preziose… vorresti dare in mano a una fata alcune pietre da lanciare in testa a qualcuno? Ahah! Lo spirito si ricongiungerà così per la botta in testa, piuttosto che per la magia!”

 

Il mio nuovo amico sorrise. Non lo avevo ancora visto sorridere sino a quel momento.

“Piccola e grande sognatrice! Tu mi sei simpatica! Mi ero fatto un’idea diversa degli uomini quando ascoltavo le stelle, ma devo dire che se sono tutti come te… devono essere simpatici! Sarei quasi curioso di conoscerli…

Comunque, dolce creatura, non ho mai pensato di lanciare pietre alla gente. Ti immagini? Crederebbero che piovono meteoriti dal Cielo, oppure che gli alieni attaccano la terra! Lo scopo è complesso ma il compito è semplice: io mi occupo di sbriciolare le piccole rocce, le frantumo come granelli di sabbia talmente sottili da poter cospargere la polvere ricavata sulle ali di una fata.

La fata, sbattendo le ali, perderà poi la polvere e questa poi si disperderà a sua volta in ciò che c’è attorno.”

 

Le immagini di tutte quelle parole mi scorrevano davanti velocemente; pareva di guardare un film.

“Abbiamo solo una fata a disposizione?” chiesi.

“No! Ce ne sono molte altre ma bisogna guadagnare la loro fiducia con sincerità.”

La mia immaginazione adesso stava creando un mondo.

Il compito pareva difficile ma non impossibile, poiché nulla è impossibile se lo vuoi veramente.

“Se noi iniziamo questo lavoro, un capolavoro, con una fata, e io mi premuro di starle accanto, senza cercare oltre, sono sicura che anche le altre si faranno vedere! Ci vuole un po’ di pazienza ma sono certa che si creerà un’indescrivibile armonia tra tutti noi: creeremo un’unione così perfetta da divenire un’unica energia.

E poi, amico mio, il lavoro diventerà sempre più semplice perché le fate perderanno la polvere su farfalle che a loro volta perderanno un po’ di magia sui fiori, dove passeranno anche le api, e allora la magia aumenterà sempre di più! Ogni battito di ali di farfalla sarà come un raggio di sole sulla terra! Ogni fiore raccolto o annusato sarà una tenera dolcezza che rischiara il cuore.”

 

La grande opera

 Dopo soli pochi giorni il nostro pensiero si è incrociato con l’Universo: io e lo gnomo abbiamo incontrato una fata e… Oh! Non avevo mai visto una fata! Immaginavo che sarebbe stata una meravigliosa sorpresa e così è stato, ma è stato anche molto di più! Quale incanto! Quale candore! Una minuscola creatura tanto ricca di bagliore! La sua forma era quella di una donna rimpicciolita a più non posso, nudo il suo corpo pallido, con capelli molto lunghi e castani dorati, decorati con un semplice fiorellino color porpora e petali di ibisco; maestose le sue ali: ali di farfalla con un tornado di variopinti colori celesti, mescolati di fuoco, i quali si sfumavano dall’azzurro al rosso lasciando spazio al viola e al lillà con dei contorni dorati! Capisco perché è cosa unica e rara incontrare tale splendore! Chi non vorrebbe accanto a sé una creatura così pura che arriva direttamente dall’Universo? Non tutti sono in grado di guardare e non toccare.

 

In quell’incontro ricco di bellezza pareva di conoscerci da sempre. Lo gnomo svelò alla fata la nostra idea, mentre io ho condiviso il mio parere sull’umanità:

“Secondo me bisognerebbe riportare l’uomo al proprio spirito.”

Lo gnomo prese allora una gemma cristallina di colore viola e disse alla fata:

“Ti dono quest’ametista. Sappi che con la tua magia potrai cospargere la sua polvere tra le genti.”

“Un’ametista?”

Rispose incuriosita la fata.

“Proprio così nobile creatura. Questa è la pietra dello spirito, utile quindi per ricondursi a esso.”

“Che meraviglia! Era proprio quello che cercavo, è proprio quello di cui la gente ha bisogno!”

Esclamai.

 

Mentre si parlava, lo gnomo si mise al lavoro: piccone in mano e via, lo scagliò verso quei cristalli viola! Soltanto adesso mi ero accorta che lui aveva delle mani molto grandi.

La grande Opera stava iniziando. Una nuova realizzazione stava prendendo atto nel Mondo.

“E il mio ruolo quale sarà? Nulla da fare mi rimarrà?” chiesi al mio nuovo maestro.

“Ti pare di non aver fatto nulla finora?”

Rispose lui con tono serio:

“Tu hai visto i tuoi simili, tu puoi vedere le persone e che cosa accade tra di loro; solo tu puoi portare voce alla tua gente! E poi, se tu non mi dici cosa manca nel mondo, io non posso decidere la pietra da utilizzare…”

“Potresti unirti a me e accompagnarmi in questo viaggio, se lo vuoi” risposi entusiasta.

“Ormai vivo con la mia solitudine. È compito tuo raccontare la bellezza e mostrarla attraverso quello che sai” mi aveva risposto lui, “ma non ti dispiacere per me perché io sto bene nel mio silenzio. Sai, dopo tanti anni, dopo tanti secoli, mi sono affezionato a questo spazio e ho deciso di rimanerci per sempre. Tu, però, non ti preoccupare! Ognuno ha il suo compito da fare! Ci siamo toccati con il cuore e anche quando saremo lontani, saremo vicini poiché l’Anima può volare: l’Anima vola.

Vai avanti. Non temere. Ogni tuo passo sarà un passo in più. La grande Opera è iniziata. Adesso tocca a te! Tocca a te dirmi quale virtù manca laggiù! Il nostro pensiero si è incrociato e ovunque tu sarai io ti sentirò!”

 

Quella sarebbe stata l’ultima volta tra di noi, insieme, in compagnia, in quel bosco incantato. Ci fu un abbraccio che durò all’infinito. Non si era annunciato un addio ma ci sono silenzi che esprimono più di mille parole. E non c’era tempo per i saluti perché tutto si era messo in movimento. La natura risplendeva e l’Universo si muoveva.

Un incredibile viaggio si stava manifestando: pensavo a qualcosa e questo si avverava! Pensavo a un problema e la soluzione arrivava! Io pensavo a cosa mancava e lo gnomo me lo mandava: la fata aveva rimpatriato le sue amiche che, tutte insieme, volavano di qua e di la per lasciar scivolare la polvere magica!

Per placare le ansie e calmare il respiro c’era l’acqua marina; una pietra di color azzurro candido.

Per scacciare le paure, per incoraggiare i temerari era utile l’occhio di tigre; benefico anche per chi è tendente agli attacchi di rabbia.

Per assorbire le energie negative era necessario il turchese; consigliato anche per indicare il proprio destino.

“L’uomo del 2016 ha perso le speranze! ” commentai un giorno tra me e me. E l’amico gnomo, da lontano, di nuovo mi aveva udita: ecco pronto lo zaffiro!

Spesso l’uomo si ferma davanti alle apparenze; avevo pensato poi. Ecco allora che le fate perdevano dalle proprie ali un arcobaleno di cianite verde e bianca e azzurra: utile per vedere più in profondità, oltre alle apparenze.

Ben presto i miei occhi luminosi iniziarono a vedere che la magia era sempre più grande: cadeva come pioggia sopra i fiori, sui fiori volavano api e farfalle cospargendosi di briciole magiche e trasportandole ancora un po’ più in la! Anche il vento ogni tanto era nostro alleato: soffiava l’incanto dove i piccoli animaletti non passavano, verso le alte montagne e oltre il mare.

 

Io intanto continuavo a guardarmi attorno.

“Amico gnomo, sai? L’uomo non parla! E sta addirittura perdendo i suoi contatti con la Natura!”

E l’amico saggio faceva arrivare preziosi granelli di lapislazzulo, per ricondurre ai contatti con l’Universo e con le sue creature, utile anche per favorire la comunicazione e per stimolare saggezza e onestà.

“Più mi sposto di città in città e più scopro le diversità. Caro gnomo del bosco, alcune persone non sanno cosa vogliono…”

Questa volta petali di cristallo volavano di qua e di là! Il cristallo di rocca, trasparente, dona chiarezza e mette ordine ai pensieri.

Questa è una storia infinita. È una storia che gira come il mondo. Tutto gira! E questa è una storia iniziata tanto tempo fa, ma che mai finirà!

Un giorno ero triste e tutti mi dicevano che non bisogna essere triste, ma alle volte mi accade e non mi piace evitarlo. Così ho pensato allo gnomo e gli ho inviato il mio pensiero, “L’uomo è triste e non sa ascoltare la tristezza; le sfugge! Ma per giungere alla vera gioia, al piacere delle semplicità quotidiane, penso che bisogna pur lasciare spazio anche a quello che ci dispiace, sentirlo dentro fino a essere quel dolore, per poi liberarsene…”

Il saggio amico mi salutò, “Mia cara amica, ti lascio l’ultimo cristallo: è il quarzo rosa e fa bene al cuore”, e mi salutò un’ultima volta con delle parole che ancora volano nell’Universo, “con questa gemma potrai ridare a ciascuno quel sentimento che nasce da dentro: l’amore.”

 

Io non ho più avuto occasione di incontrare lo gnomo ma… chissà? Con un po’ di fortuna, passeggiando nella grande valle con gli occhi di un bambino potreste incontrarlo anche voi.

Buona fortuna e, soprattutto, buon viaggio!

 

Parole di

Sara Conci

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Se il nostro concorso letterario ti appassiona leggi anche l’ottava menzione d’onore, L’orgoglio del pregiudizio di Martina Maugeri.