Alejandro González Iñárritu riscopre con “Birdman” la voglia di sperimentare e di mettersi in gioco facendosi beffa del cinema stesso.

Tra poco uscirà nelle sale cinematografiche “Birdman”, film di apertura della 71^ Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, diretto da Alejandro González Iñárritu.
Il regista messicano, conosciuto per aver firmato opere di grande successo come “21 grammi”, che nel 2003 valse a Sean Penn la prestigiosa Coppa Volpi per la miglior interpretazione, o “Babel” vincitore al Festival di Cannes nel 2006 del premio per la miglior regia.
Alejandro González Iñárritu riscopre con Birdman la voglia di sperimentare e di mettersi in gioco facendosi beffa del cinema stesso, confezionando così la sua opera più sincera e folle.

Merito anche di un cast stellare dove spiccano i nomi di Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone, Naomi Watts.
Il film narra con toni amari la vita di un attore americano noto al pubblico per aver dato il volto sul grande schermo a uno dei più grandi supereroi di tutti i tempi: Birdman.
Giunto ormai al declino della sua carriera, l’anziano “uomo uccello” decide così di lasciarsi alle spalle le aderenti tutine da supereroe e di mettersi in gioco dimostrando a se stesso e al pubblico di essere un vero attore.
Ambientato nel teatro di una Broadway sempre più cinica e arrogante, l’attore in declino, nel tentativo di riscattarsi, torna in scena con uno pièce sull’amore e i rapporti di coppia “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore?”.
La lotta nel realizzare questo spettacolo si trasformerà non solo nel tentativo di recuperare la sua carriera ma, soprattutto, nella disperata impresa di rimediare alla disfatta della sua vita, che giorno dopo giorno rischia di precipitare sempre di più in un labirinto senza uscita fatto di noia, solitudine e alcolismo.

In un gioco continuo di immagini riflesse e mescolate dai fumi dell’illusione scenica, la cinepresa ci accompagnerà verso una serie infinita di piani sequenza all’interno dei quali i personaggi si muoveranno senza interrompere mai l’illusione filmica.
Gli attori, grazie a un montaggio complice e impercettibile, entrano ed escono di scena, dal camerino al corridoio, dal palcoscenico a dietro alle quinte, rompendo costantemente il confine tra realtà e finzione, tra persona e personaggio.

Il protagonista sarà all’altezza della sua nuova missione adesso che ha perso i suoi super poteri?

In questo caso i poteri vengono identificati come fama, gloria e successo ma bastano per far di Birdman la perfetta caricatura di un fumetto sbiadito.

“Birdman”, inoltre, si presenta apertamente come film-denuncia su tutto il mondo dei Blockbuster, quel cinema mediocre fatto da un susseguirsi di effetti speciali, ritmo sfrenato e attori deludenti.

Quest’ultima riflessione ci apre così un altro piano di lettura, quello del cinema nel cinema, che il regista affronta ingannando lo spettatore, portandolo a suo piacimento dentro e fuori lo spazio scenico e smascherando continuamente i suoi eroi, denudandoli e mettendoli continuamente in ridicolo.
Ma più di ogni altra cosa, questa è la storia di un uomo e di quello che ognuno di noi vorrebbe essere: un super eroe invincibile e immortale.