La Showtime ha perso la possibilità di far chiudere finalmente il cerchio dal maestro dell'inconscio.

“Cari amici – ha scritto su Twitter e Facebook il regista di Mulholland Drive, confermando le indiscrezioni che giravano da qualche tempo – dopo un anno e quattro mesi di negoziati rinuncio, perché non è stato stanziato abbastanza denaro per realizzare il copione come ritenevo che andasse fatto. Questo week end ho cominciato a chiamare gli attori per spiegare la mia decisione. Showtime potrebbe comunque portare avanti il progetto. Adoro il mondo di Twin Peaks e mi sarebbe piaciuto che le cose fossero andate diversamente”.

Mi sarebbe piaciuto di più se David Lynch mesi fa avesse detto: “Fuck the Showtime, fuck the money, fuck Laura Palmer, don’t touch the materpieces!”. Però mi accontento anche di questa frase rimbalzata ormai da giorni su social e giornali. Mi accontento soprattutto perché David Lynch mesi fa sembrava davvero contento di riprendere in mano la sua vecchia creatura, sembrava voler scrivere la parola fine a quella serie diventata culto che non vide una conclusione nel lontano ’91 a causa del crollo degli ascolti e della conseguente cancellazione dai piani di produzione della ABC.

C’era bisogno di soldi ai tempi e ce n’è bisogno adesso, perché sono passati così tanti anni da quella brusca interruzione che senza un budget adeguato il rischio di commettere un passo falso resta troppo forte.
Quindi l’unica cosa che rimane da fare è prendere in mano il cofanetto di Twin Peaks, osservarlo in quel suo colore verde mistero, e tirare fuori il primo dvd, inserirlo nel lettore e lasciarsi trasportare di nuovo in quel mondo fantastico durato solo 30 puntate.

Osservandolo attentamente ciascuno di noi può rendersi conto che Twin Peaks è il capostipite di tutte le serie tv, la madre che ha generato centinaia di figli che imperversano ormai da anni su tutti i canali satellitari del mondo. Grazie Lynch, grazie per aver segnato la strada per il futuro, grazie per averci regalato quelle atmosfere magiche e indimenticabili, ma grazie soprattutto per averci fatto sognare per anni all’interno di un mondo ad incastri degno del miglior psicologo in circolazione.

Date a Lynch quel che è di Lynch.

 

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