Elle segna il ritorno, dopo dieci anni, del maestro olandese Paul Verhoeven, in un film noir con un’immensa Isabelle Huppert.

Elle segna il ritorno alla regia di Paul Verhoeven, che ci spalanca una finestra sulla vita di Michèle Leblanc (interpretata da Isabelle Huppert, ruolo che le è valso la candidatura ai premi Oscar come Miglior attrice protagonista), un’imperturbabile donna di successo la cui vita è sconvolta a causa di uno stupro subito nella propria casa. Nonostante il successo della compagnia di videogiochi della quale è a capo, Michèle è reduce di numerose sconfitte nella sua storia personale; suo padre è un ergastolano, sua madre una collezionista di toy-boy e botox e suo figlio è ormai un adulto senza mezzi e senza cervello. 
Tutto questo è condito da una separazione, una nuora insopportabile e un amante scomodo.

 

Michèle, però, affronta la realtà con un’attitudine fuori dalla norma, riesce a rimanere imperterrita e risoluta anche in seguito alla violenza subita. Questo le permetterà di svolgere la propria indagine privata spinta dall’irrefrenabile desiderio di farsi giustizia con le proprie mani.

 

Paul Verhoeven 1

Isabelle Huppert nei panni di Michèle Leblanc

 

E’ necessario precisare che la semplice spiegazione delle dinamiche narrative è profondamente riduttiva. Il film è un trionfo di fascino a tinte noir, tenuto in piedi da una dark lady che va oltre il ruolo di protagonista femminile. Dopo poche sequenze, si crea una simpatia – a tratti scomoda- con una donna tormentata che, allo stesso modo, non segue i dettami classici dei ruoli femminili a cui siamo abituati. Lei odia sua madre, e non se ne pente; gestisce la propria sessualità, il lavoro e gli uomini con consapevolezza e tenacia fino quasi all’indifferenza. Non è madre, non è figlia, non è moglie, si autodefinisce nel ruolo di donna attraverso ogni suo caratteristica, senza omettere alcuna perversione
La caratterizzazione psicologica di ogni personaggio è intrigante ma pulita, così come la sceneggiatura che risulta ricca di luci ed ombre, ma priva di sbavature od incertezze.
La regia rimane essenziale, andando a valorizzare la storia attraverso il lavoro degli interpreti (soprattutto grazie all’ottima performance di Isabelle Huppert), piuttosto che con la macchina da presa. In questo modo, ogni micro-espressione, ogni gesto, ogni movimento si carica di significato e contribuisce a mantenere il tono di suspance che caratterizza il genere.

 

Elle è quel film che non vorresti, ma ti piace, capace di soddisfare quel piccolo, nascosto desiderio di trasgressione che cerchiamo di celare agli occhi degli altri.
Paul Verhoeven non si concede nemmeno un pizzico di moralità servendoci, così, un piatto di cruda provocazione, difficile da digerire, ma dal gusto estremamente piacevole.

 

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