Differenze e punti in comune tra Flight di Robert Zemeckis e Sully di Clint Eastwood, entrambi dedicati a "eroi" dei cieli.

Sully, l’ultimo film di Clint Eastwood, è ispirato alla vera storia di Chesley Sullenberger (Tom Hanks), pilota d’aereo che il 15 gennaio 2009 compì un incredibile e ai limiti dell’impossibile ammaraggio nel fiume Hudson del volo Us Airways 1549, salvando tutte le 150 persone presenti sul velivolo. Il comandante venne fin da subito considerato un eroe, come dimostra, per esempio, il fatto che a lui è dedicata la canzone Human Hero dei College & Electric Youth (per i più cinefili, è la canzone principale di Drive di Refn). Il film è basato sull’autobiografia del pilota, scritta a quattro mani con il giornalista Jeffrey Zaslow, e segue una cronologia non lineare, alternando il ricordo del volo (che diventa anche cronaca del fatto), le paranoie, i dubbi e le paure del pilota, il racconto della sua situazione privata nel “presente” post-evento e l’indagine che ha cercato di fare luce sull’evento. Particolare attenzione è data a quest’ultimo punto, in particolare, vedremo, nell’ottica di un contrasto tra individuo/eroe e sistema. Una vicenda simile, seppur di finzione, caratterizza Flight di Robert Zemeckis, film del 2012.

 

 Anche in questo caso il pilota, interpretato da Denzel Washington, è autore di una manovra ai limiti dell’impossibile e decisiva nel salvare buona parte dei passeggeri. La differenza fondamentale è però il fatto che, mentre il Sully di Eastwood è decisamente un uomo perbene, il pilota di Robert Zemeckis è cialtrone, strafottente, bugiardo e dedito all’abuso di droghe e soprattutto d’alcool, a cui non rinuncia neanche sul lavoro, compresa l’occasione del volo in questione; una figura estremamente ambigua e sfaccettata che la rappresentazione data dal regista rende ancora più problematica, più vicina all’antieroe che all’eroe e con più ombre che luci (si noti, per esempio, il momento in cui l’amico-spacciatore del pilota dice al funzionario e all’avvocato che assistono il protagonista “Benvenuti sul lato oscuro della luna”).

 

Robert Zemeckis 1

Denzel Washington è l’antieroe di Flight, film di Robert Zemeckis

 

 

Entrambi i film possono essere inseriti in quel gruppo di opere che, indirettamente e tra le righe (atteggiamento dominante, da La 25a Ora di Spike Lee a Mystic River di Eastwood a The Village di Shyamalan, nel cinema statunitense), ragionano sul trauma dell’11 settembre. Non a caso, raccontano di disastri aerei. Nel film di Robert Zemeckis il protagonista è un eroe solamente per il coraggio e le abilità dimostrate al momento del pericolo, e un personaggio con più ombre che luci per tutto il resto, soprattutto per come non riesce a rinunciare ai suoi lati più oscuri nel momento di cambiare vita; almeno fino al momento dell’improvvisa presa di coscienza finale, che si traduce in una definitiva interiorizzazione delle proprie colpe, nell’inevitabile perdita di sé e nel crollo della propria auto-rappresentazione. Un processo che richiama le ambiguità, le riflessioni sulla propria identità e le rinegoziazioni compiute dagli Stati Uniti in quel periodo. Per questo motivo può essere considerato un personaggio simbolo che riflette i dubbi e le incrostazioni che l’attentato alle Torri gemelle ha lasciato come eredità alla nazione nel decennio immediatamente precedente al film. Su di lui lo shock dell’incidente aereo di cui è stato suo malgrado protagonista agisce come lo shock del crollo delle torri sul popolo statunitense.

 

In Sully i legami con l’11/9 sono altrettanto indiretti e altrettanto evidenti; si veda la sequenza in cui il protagonista, in una delle sue allucinazioni, vede un aereo schiantarsi in piena Manhattan, o il riferimento diretto all’attentato di uno dei coprotagonisti. Eastwood, anche per il suo essere icona di un certo tipo di cultura statunitense conservatrice, orgogliosa e libertaria, ha raccontato con particolare efficacia lo smarrimento del popolo statunitense, prima (nel 2002) immergendolo nella cupezza quasi senza speranza di Mystic River, poi offrendo – con il sacrificio della sua icona – una strada di redenzione e di ripartenza con Gran Torino (2009), fino a raccontare biografie esemplari, nel male (J Edgar), nel bene (Invictus) e, per così dire, a “metà strada” (American sniper). Sia in American Sniper che in J.Edgar si nota però, in maniere differenti, una sorta di conflitto tra l’individuo e il contesto politico, ideologico e storico, in un certo senso vincolante per le scelte e i comportamenti; in maniera ambigua e problematica, il regista ha riflettuto, mischiando critica e orgoglio sofferto, sulla storia passata e recente degli Stati Uniti, raccontando di due sacrifici interiori (la rinuncia alla propria omosessualità e il suo totale piegarsi a quello che considerava il bene per il paese nel caso del fondatore dell’FBI, la crescente nevrosi e la vita privata a pezzi nel caso del cecchino).

 

Robert Zemeckis 2

Tom Hanks interpreta l’eroico pilota Chesley Sullenberger in Sully

 

 

Come accennato, la centralità dell’individuo in opposizione al contesto, rappresentato dalla commissione giudicante, torna in Sully, in maniera però decisamente meno problematica e ambigua. Il personaggio attraversa sì una crisi interiore, sottolineata dalle frequenti allucinazioni e incubi e dalla scelta di una cronologia non lineare, ma la sua grandezza etica e morale è assolutamente fuori dubbio; un eroe senza se e senza ma, riconosciuto alla fine anche dal sistema che ha in qualche modo cercato di mettere i bastoni tra le ruote. Sono del resto passati 15 anni dall’11/9 e il momento della pacificazione e della definitiva rielaborazione del lutto è arrivato. Evento che comunque non può essere dimenticato, e che torna, chiaramente richiamato, negli incubi del protagonista, come una paura ormai insopprimibile e inconscia, pronta a riemergere.

 

I protagonisti dipinti da Robert Zemeckis e da Eastwood sono quindi sì totalmente agli antipodi, ma entrambi in qualche modo tappe emblematiche del processo con cui il cinema statunitense ha intercettato e raccontato il superamento del “trauma post 11/9”, la rielaborazione del lutto, la crisi e la rinegoziazione dell’identità della nazione.

 

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