I tormenti di un divo umano, troppo umano.

È una giornata calda per essere dicembre ma non importa a nessuno. Due ragazzi stanno guidando sulla Santa Monica Boulevard: sembrano febbricitanti, eccitati, parlano senza freni, velocemente come se la vita dovesse finire con la strada, con la stessa urgenza che ti prende quando sei proiettato verso il futuro.

 

Stanno parlando della sceneggiatura di Belli e Dannati e il regista è quello maledettamente bravo del circuito indipendente: Gus Van Sant, già famoso per Mala Noche e Drugstore Cowboy. River Phoenix e Keanu Reeves non hanno ancora finito di girare la commedia Ti amerò fino ad ammazzarti ma questo non impedisce loro di entusiasmarsi per il nuovo progetto. Tutto ha l’aspetto di un sogno, un brutto sogno: brutto perché i sogni si lasciano sempre in sospeso con l’arrivo dell’alba e non si concretizzano mai. Invece questo film deve essere fatto.

 

Hanno un accordo. Sono amici da tempo quei due.  Si conoscono per via traverse già da tempo: la nuova Hollywood è piccola, così piccola che il fratellino di River, Joaquin, ha recitato al fianco di Keanu Reeves nel film Parenti, amici e tanti guai. Sono solo passati cinque anni dal debutto per questo figlio del mondo: nato a Beirut il 2 settembre 1964 le cui origini sono: cinesi, inglesi, native hawaiiane, irlandesi, portoghesi, olandesi, italiane e francesi. Questo incrocio di sangue ha conferito a Keanu una bellezza che non è mai passata inosservata. Recita in tre film prima di farsi apprezzare dalla critica in quel piccolo gioiello generazionale de I ragazzi del fiume. È il 1986 e il suo, come avverrà spesso in futuro, è un ruolo difficile: si tratta di un racconto di formazione dissimile dagli altri del suo filone; qui più generazioni vengono messe a confronto in un gioco di specchi deformanti dove il passato ne esce completamente sconfitto e il futuro pare pieno di promesse mancate e mai formulate.

 

Il giovane ragazzo canadese si sta facendo un curriculum di tutto rispetto nel cinema di nicchia e nei film di costume: Dracula di Bram Stoker, Le relazioni pericolose di Stephen Frears e quella bellissima trasposizione Shakespeariana a opera di Kenneth Branagh: Molto rumore per Nulla.

 

In fondo anche Belli e Dannati ha qualcosa di Shakespeare: Gus Van Sant ha fuso Città di Notte di John Rechy con l’Enrico IV ed Enrico V.

 

Keanu Reeves (3)

Keanu Reeves ne I ragazzi del fiume

 

 

Si affacciano i primi personaggi ambigui della sua carriera: il freddo e opportunista Scott Favor (Belli e Dannati) e Don Juan (Molto Rumore per Nulla), ben prima di vestire i panni dell’avvocato ne L’avvocato del Diavolo; il successo commerciale, vero e proprio, avviene prima con Point Break – che diventa presto un vero fenomeno di massa – ed è poi consolidato con Speed, a fianco di Sandra Bullock. Discreto camaleonte cinematografico, la parte più interessante della sua carriera sembra essersi conclusa. Nella seconda metà degli anni 90 partecipa a progetti meno interessanti e stimolanti per un attore.

 

I Wachowski, dopo aver opzionato svariati e famosi attori, lo scelgono per dare corpo e voce a Neo, l’eroe dalla trilogia Matrix che permetterà all’attore e musicista canadese di riscattarsi da un inizio di millennio costellato da alti e bassi artistici: pregevoli solo le interpretazioni nel film di Richard Linklater A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare e Constantine, nel ruolo di un esorcista cinico e consumato dal suo lavoro. Un altro personaggio tormentato per Keanu Reeves che sembra esorcizzare sullo schermo i grandi dolori di un’esistenza non convenzionale: la perdita dell’unica figlia per una malformazione cardiaca congenita, la separazione dalla madre della bambina e la sua successiva dipartita per uno stupido incidente in macchina.

 

La regina degli angeli piange.

 

Di nuovo la strada e chilometri da fare prima di fermarsi.

 

Due ragazzi: uno di ventisette anni e l’altro di ventuno fantasticano e le loro mani s’incontrano per una stretta sotto il cielo indifferente di Los Angeles.

 

L’amore, la famiglia, una sorella malata in Italia. L’Italia. Bertolucci e il ruolo di Siddharta. È ora di tornare a casa, allontanarsi dalle scene.

 

Come fai a tornare a casa se non sei mai appartenuto a nessun luogo? Un padre presto diventato tossicodipendente che si è estraniato dalla famiglia, una madre dalla vita sentimentale instabile con diversi matrimoni e successivi divorzi; padri e patrigni sfilano come fantasmi nell’infanzia di Keanu insieme ai paesaggi più disparati e intravisti dai finestrini delle auto e degli aerei: l’Australia, gli Stati Uniti, il Canada e nel cuore solo un presentimento infinito. La scuola è alle spalle, i suoi successi sportivi così come i piccoli lavoretti fatti per mantenersi prima di approdare sulle scene appartengono a sogni lontani.

 

Un continuo prodigarsi al prossimo, a dare senza parlare. Keanu non è eccessivamente apprezzato dalla critica e il suo divismo pare eclissarsi davanti alla sua umanità: ma a Hollywood che importa?

 

Questo ragazzo riservato non esita a buttarsi a capofitto nei ruoli che gli vengono offerti: per Point Break impara a surfare (e continua a farlo), per John Wick prende lezioni di Ju-Jitsu e Judo. Il suo approccio ai ruoli interpretati non ha niente a che vedere col pericoloso metodo Stanislavskij perché si limita a creare una connessione puramente fisica col personaggio, comportandosi da vero professionista del mestiere.

 

Keanu Reeves (1)

Keanu Reeves con Patrick Swayze in Point Break

 

 

Benché non approfondisca nessun legame psicologico con i suoi personaggi, a Keanu le persone interessano, forse troppo: si dimezza volontariamente il cachet, dispensa soldi a membri in difficoltà della troupe (successe ad esempio durante la lavorazione di Matrix), spende il suo tempo in filantropia anonima sottolineando ancora una volta, al mondo, la volontà di tenere un profilo basso: una vera anomalia nello star system.

 

Keanu Reeves è una di quelle rare creature capaci di proteggere la sua privacy: il dolore è un fatto privato e la sua condizione di celebrità lo ha esposto troppo a lungo al mondo.

Se all’inizio era l’abbandono del padre, la dislessia con cui rapportarsi e i vagabondaggi, più tardi è subentrata un’entropia impossibile da controllare. Per Keanu la gente ha un’idea sbagliata della sofferenza, perché dopo una perdita, le cose non tornano mai come prima: quando le persone che ami svaniscono, resti solo. Ti chiedi cosa avresti fatto con loro se solo fossero ancora vive e quanto sarebbe bello far parte della loro vita. Prima di poter compiere quarant’anni, Keanu ha passato molte delle esperienze tragiche che ai più fortunati tra noi non toccano nell’arco di un’intera vita. E dopo? Quando non hai davvero nulla da perdere e la vita dovrebbe cominciare, che succede?

È il 1988 quando sul Topanga Canyon Boulevard ha un incidente in moto che gli lascerà una cicatrice lungo lo stomaco. Giace per mezz’ora sulla strada prima che arrivi l’ambulanza, ma in quel breve lasso di tempo, il giovane non respira e si toglie il casco lasciandolo lì vicino, prima che venga preso e distrutto da un camion. Lo stesso attore ha ammesso, solo una volta superata la soglia dei quaranta, di essere terrorizzato dall’idea della morte; come se le sue stesse giornate fossero diventate un doloroso “memento mori” e non l’inizio della vita, o di una seconda giovinezza come insistono tutti ad affermare. La consapevolezza della propria mortalità si è affacciata insieme alle prime rughe.

Sono passati tanti anni da quelle corse notturne a fari spenti e Keanu sulle scene ci è tornato, più volte e in svariate vesti, anche nei panni del regista (Man of Tai Chi). La depressione sembra essere passata e The Neon Demon, l’ultimo film di Nicolas Winding Refn, potrebbe essere una nuova epifania; ma non c’è più quella voracità verso il mondo e, soprattutto, non c’è più quell’amico di venticinque anni sempre pronto a spronarlo e a farsi spronare.

 

Keanu Reeves (2)

Keanu e River in Belli e dannati

 

 

 Il vento di Santa Ana si alza. È una giornata calda, si sta facendo sera e ci sono questi tipi in macchina che chiacchierano sul futuro. Si scambiano una promessa. Keanu ha un accordo col suo migliore amico River Phoenix:

 

«Ok. Lo faccio se lo fai anche tu. Se tu non lo fai io non lo faccio».

 

Il film viene girato ed è grandioso ma è la vita sì, è la vita che lentamente dissolve in nero su quella macchina che sfreccia oltre la Santa Monica Boulevard: è già ora di cambiare scena.