Ironico, geniale, folle e scapestrato.

24 dicembre 2015. È la viglia di Natale. Ma è anche la data in cui è arrivata, ufficialmente, la notizia della grazia concessa a Robert Downey Jr. A concederla, il governatore della California Jerry Brown. Dopo circa vent’anni dalla richiesta formale da parte dell’attore statunitense.
La fedina penale di Robert Downey Jr. è finalmente pulita. Per l’attore può cominciare una nuova vita.

 

1965. Robert Downey Jr. saluta il mondo per la prima volta. Tra le braccia di sua madre Elsie e di suo padre Robert Downey Sr., il neonato è già un enfant prodige, solo che ancora non lo sa.
Catapultato all’interno del mondo dello spettacolo all’età di soli cinque anni, Robert scopre il mondo guardandolo attraverso gli occhi della cinepresa. Coinvolto e trascinato dall’esuberante padre, partecipa a numerosi film diretti dal genitore, iniziando da una pellicola di genere fantasy, Pound (1970).

 

L’iniziazione di Robert alla vita non prevede esclusivamente l’avvicinamento al mondo cinematografico, denso di tutte le sue sfaccettature. Robert Downey Sr. offre infatti al figlioletto di otto anni la possibilità di fumare marijuana insieme a lui. Un modo per legare, un modo per passare del tempo insieme. Erba e cinema: la particolarissima infanzia di Robert Downey Jr.

 

Primi anni Ottanta. I genitori di Robert divorziano. Downey Jr è un adolescente. La decisione di studiare recitazione lo porta a New York, dove inizierà un nuovo capitolo della sua vita. Contestualmente, forse in virtù del legame instauratosi con il bizzarro genitore, Robert continua a recitare nei film del padre.

 

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Robert Downey Jr. e Robert Downey Sr.

 

Cominciano ad arrivare possibilità lavorative vere e proprie, al di fuori della stabilità del contesto familiare.
Tutti sono affascinati dal potenziale recitativo di Robert Downey Jr. Viene scelto da William Friedkin (Vivere e morire a Los Angeles), da Marek Kanievska (per Al di là di tutti i limiti), da Roger Spottiswoode (Air America), da Richard Attenborough (Charlot).
La sua interpretazione in Charlot ha destato molta ammirazione e reverenza, tanto da fargli guadagnare la nomination sia ai Golden Globe che agli Oscar.
Il vero premio arriva però solo un anno dopo, nel 1993, quando mette le mani su un Golden Globe per America oggi di Altman.

 

Sembra tutto perfetto. Sembra.
Non è chiaro quando siano iniziati i problemi di Robert con la droga e con l’alcool. Quello che è certo è che i suoi demoni, dal momento in cui lo hanno sedotto, lo hanno abbracciato a lungo. Eroina, cocaina, valium, marijuana. Sono solo alcuni dei compagni di viaggio dell’attore.
Robert era scivolato in una spirale fatta di allucinazioni, stati catatonici (una volta fu trovato scalzo mentre vagava per le strade), risse da bar, guida in stato di ebbrezza e soprattutto arresti. Robert Downey Jr. è stato arrestato più volte, soprattutto tra il 1996 ed i primi anni del nuovo millennio.

 

I problemi legati alle sue dipendenze si manifestarono come un devastante tornado, spazzando via tutti gli elementi positivi di cui Robert si era circondato: donne, possibili ingaggi.
Le donne infatti lo scaricavano sistematicamente. La prima a farlo, dopo sette anni di legame, fu la star di Sex and the City, Sarah Jessica Parker. Poi fu la volta della moglie Deborah Falconer che, esasperata dal comportamento di Robert, chiese il divorzio e minacciò l’ormai ex marito di privarlo della possibilità di vedere il figlio Indio.
Nel frattempo l’attore continuava a perdere ingaggi e veniva licenziato continuamente, a causa della sua instabilità e della sua totale incapacità di resistere ai demoni annidati dentro di lui.

 

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Robert Downey Jr. e Sarah Jessica Parker

 

Sullo schermo riecheggia dolorosa la sua interpretazione di uno scaltro giornalista nello splendido film di Oliver Stone, Natural Born Killers (1994). Dolorosa perché da quel momento Robert sembra completamente asservito ai suoi demoni che, con astuzia e tenacia, lo tengono tutto per loro, estromettendolo dalle scene cinematografiche hollywoodiane. Arrestato più e più volte, per i crimini più disparati (possesso di droga, guida in stato di ebbrezza, ubriachezza molesta, possesso illecito di armi da fuoco); allontanato da produttori e registi, ormai convinti della sua inefficacia lavorativa; evitato dai colleghi attori, che ormai lo vedono come un prodotto prossimo alla scadenza. Tutti lo davano per finito. Un peccato, un altro prodigio andato sprecato. Tra riabilitazioni fallite, incarcerazioni e libertà vigilate, Robert Downey Jr. si appresta a finire nella lista dei grandi attori mancati.

 

Da qualche tempo, nonostante le sfumature oscure della vita privata di Robert, qualcuno gli aveva dato una possibilità. Un’ottima possibilità. Quella di far parte del cast della celebre serie televisiva Ally McBeal nel ruolo del fidanzato della protagonista. Certo, il ruolo è decisamente deprimente se si prendono in considerazione le reali doti dell’attore. Ma quella interpretazione riesce a restituire una parte di popolarità all’attore statunitense in profondo declino. Il pubblico lo ama. Ma Robert trova il modo di farsi cacciare anche dalla produzione di Ally McBeal: un nuovo arresto costringe gli addetti ai lavori ad estrometterlo definitivamente dal cast.

 

Ci sono momenti davvero bui nella vita di ognuno di noi. Probabilmente questo è stato uno dei periodi peggiori per Robert Downey Jr. Deve aver riflettuto a lungo sulla sua condizione. L’ex moglie Deborah si era espressa chiaramente: se il comportamento di Robert non fosse cambiato lei gli avrebbe impedito di vedere il figlio.
Le riflessioni e una grande tenacia devono aver indotto l’attore a darsi una scrollata, a voler voltare pagina. Sul serio, stavolta.
Ed ecco che, di nuovo, qualcuno gli offre una nuova opportunità lavorativa. Si tratta dell’amico di vecchia data Mel Gibson, che lo vuole per un musical che sta producendo personalmente. In quest’occasione Robert riga dritto, e si cimenta con anima e corpo nel progetto dell’amico.

 

Da questo momento in poi le cose cominciano a cambiare. L’attore si riprende piano piano la sua vita.
In molte interviste rilasciate dopo il 2003, Robert dichiara che ad averlo aiutato nella lotta alla dipendenza è stata anche una particolare disciplina marziale cinese.
La disintossicazione sembra completata. Di lì a poco conosce quella che sarà la sua seconda moglie, Susan Levin, e con lei mette in piedi una sua casa di produzione, la Team Downey.
Inizialmente i ruolo offerti a Robert non sono quasi mai importanti, di spicco. Lo scritturano principalmente per ruoli secondari, di supporto. La cosa non stupisce, visto che l’attore deve riguadagnarsi la fiducia del mondo dello spettacolo.

 

Nel 2005 è l’attore-regista George Clooney ad ingaggiare Robert; lo vuole nel suo film, girato interamente in bianco e nero, Good Night, and Good Luck. Seguono altre pellicole, alcune prettamente mainstream, altre di notevole fascino e particolarità. Spicca la sua interpretazione in Zodiac (2007) di David Fincher, il film culto dedicato agli omicidi seriali commessi dal Killer dello Zodiaco nella San Francisco degli anni Sessanta.

 

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Robert Downey Jr. in Iron Man

 

Ma è con Iron Man (2008) diretto da Jon Favreau, e l’anno successivo con Sherlock Holmes di Guy Ritchie che Robert Downey Jr. torna definitivamente in carreggiata. Non solo l’attore ribelle e scapestrato è tornato in pista, ma intende rimanerci. Con tutte le sue forze. Entrambe le pellicole hanno infatti ottenuto un successo – di critica e di pubblico – notevole. Non a caso, Iron Man ha avuto prima un sequel, poi un terzo episodio. Anche Sherlock Holmes si è guadagnato la possibilità di avere un sequel.
Tutti film che hanno riscosso enorme successo. E con loro, anche Robert Downey Jr. L’enfant prodige è tornato!
Il regista-sceneggiatore-fumettista statunitense Joss Whedon coglie così la palla al balzo: contatta Robert e lo inserisce all’interno del cast del suo prossimo film che di supereroi Marvel ne conta più di uno: The Avengers (2012).

 

Supereroi a parte, va fatta menzione della notevole interpretazione di Downey Jr., al fianco del meraviglioso Robert Duvall, nel film di David Dobkin, The Judge (2014).
La duttilità di Robert Downey Jr. è tra le più sorprendenti dell’ultimo ventennio. È quasi impossibile non guardare con ammirazione al suo percorso, così difficile e temerario; un percorso dal quale Robert sembra essere uscito vincitore.
Stupiscono i numeri infatti. Nonostante per buona parte della sua carriera sia stato in lotta con le sue dipendenze, l’attore conta quasi una settantina di film all’attivo. Niente male, eh?
L’ironico e magnetico Robert è senza dubbio un’importante personalità all’interno del variopinto mondo cinematografico. Non va dimenticato che c’è ancora qualcuno che, una volta preso fuoco, risorge dalle sue stesse ceneri, come una fenice, per imporre serenamente la propria rinascita.

 

L’ironia fa parte non solo dei personaggi nati attraverso il volto, lo sguardo, i movimenti, le parole, i sussurri, le urla di Robert Downey Jr. L’ironia è anche parte integrante dell’uomo che ha dato loro la vita:

“Oh, io non bevo in questi giorni. Sono allergico all’alcol e ai narcotici. Mi vengono le manette”. (Robert Downey Jr.)

 

Se non siete ancora sazi ecco un altro pezzo della rubrica Freaks sul grande John Belushi.