Gioventù bruciata, un film cult che segue le vicende di ragazzi che bruciano.

Jimmy Dean, Jimmy Dean” così si intitola una pellicola uscita ventisette anni dopo la prematura morte del divo statunitense firmata da Robert Altman. E se un regista del calibro di Altman ha deciso di dedicare un suo film al culto quasi divinatorio che ha preso corpo dopo la scomparsa dell’attore… forse un valido motivo ci sarà.

James Dean compare sul grande schermo agli inizi degli anni Cinquanta, in piccoli ruoli di poca importanza prima del suo clamoroso debutto da protagonista ne “La valle dell’Eden” per il quale riceverà una nomination all’Oscar postuma quale miglior attore nel 1955.

 

La cosa singolare è che i tre film da lui interpretati da protagonista (La valle dell’Eden, Gioventù bruciata, Il gigante) sono stati prodotti tutti in poco più di un anno solare; questo, a dimostrare quanto lo star system puntasse sull’ancora sconosciuto Dean, la cui bravura, a parere di alcuni, è stata ingigantita dalla sua precoce morte.

Nonostante questi giudizi, nessuno può mettere in dubbio che James Dean sia stato un ottimo attore; la sua recitazione non è mai scontata in nessuno dei suoi film, ogni smorfia di dolore, ogni sorriso, ogni risata non è mai superflua.

Dopo l’esordio col maestro Elia Kazan, Dean dimostra di avere imparato molto sul set del suo primo film guadagnandosi di diritto il ruolo di protagonista in “Gioventù bruciata (Rebel without a cause)” di Nicholas Ray, altro grande del cinema.

 

Come recita il titolo originale, i ragazzi presenti nel film sono ribelli senza causa, combattono per affermare loro stessi, come individui, come uomini a cavallo tra l’adolescenza e la maturità, quella maturità che spaventa, a differenza dei giorni passati a scorrazzare per le strade o a schiacciare il piede sull’acceleratore per far schizzare una macchina giù da un dirupo.

Nelle prime scene le tre stelle del film si incontrano in una caserma. Jim Stark (James Dean) portato dentro per ubriachezza inscena una farsa tragicomica degna del suo grande talento, Judy (Natalie Wood), è fuggita di casa perché suo padre l’ha trattata male; infine il giovanissimo John (Sal Mineo) che vive con una governante di colore abbandonato dai genitori.

Jim li osserva, si muove inquieto ed offre la giacca a John con fare quasi paterno.

Quando i genitori di Jim arrivano al commissariato, lui, nonostante la grossa sbronza, cerca un dialogo con loro, ma si accorge che, come sempre, la distanza è incolmabile. Proprio per questo, l’unico che sembra capirlo è l’agente di polizia con il quale si confida in privato.

Il soprannome di John, Platone, indica un sentimento bloccato in partenza, un amore platonico per quel Jim che potrebbe incarnare la figura del padre che lo ha abbandonato, quel Jim che guarda con occhi di profonda ammirazione.

Natalie sembra apparire la classica sciocchina che corre dietro al capogruppo di turno, il violento Buzz che le ricorda il padre, anch’egli violento, verso il quale prova un sentimento morboso, ma poi capirà che Jim è quello giusto, quel ragazzo dolce e arrabbiato di cui ha bisogno.

 

Gioventù bruciata è lo spaccato di una generazione che sente la distanza dai propri padri (qui resi caricaturali all’inverosimile proprio per far capire l’incomunicabilità generazionale), il loro fiato sul collo, una generazione che arde di rabbia, distruggendo spesso quello che tocca; per questo il film ha un tono da tragedia greca, sembra sempre che stia per succedere l’inevitabile, la quiete prima della tempesta, quella tempesta che porterà ad un tragico epilogo.

 

James Dean morì a ventiquattro anni in un incidente stradale, Sal Mineo fu assassinato a trentaquattro e Natalie Wood morì annegata a quarantatré; tutti morti prematuramente quasi come se aver girato Gioventù bruciata, aver segnato gli adolescenti di una generazione, essere riusciti a rimanere impressi nell’immaginario collettivo fosse stata una colpa, una condanna anzitempo. Quindi il consiglio è di guardare la versione originale di questo.