I Guardiani della Galassia di James Gunn sono tornati. Più spettacolari, cinematografici ed epici che mai!

Facciamo subito un passo indietro: nel 2014, diretto da James Gunn, usciva Guardiani della Galassia, primo capitolo, ma nello specifico undicesima pellicola del Marvel Cinematic Universe, che introduceva, appunto, nel MCU, i personaggi galattici che si sarebbero alternati con i “terreni” Vendicatori. Peccato che, almeno per chi scrive, quel film, pur ampiamente applaudito per il suo vivace e scanzonato modo di essere, mancava dell’elemento che differenzia, in positivo, le pellicole targate Marvel Studios dal resto dei cinecomics moderni. Parliamo di quell’epica in grado di rendere i personaggi inventati tra gli anni ’40 e ’50 dei veri e propri cavalieri contemporanei. Insomma, c’erano tanti colori ma poche sfumature. Adesso, le cose sono profondamente cambiate e, a tre anni di distanza, arriva il sequel, Guardiani della Galassia Vol.2 – che si inserisce nella Fase 3 del MCU, tra Doctor Strange e l’attesissimo Spider-Man: Homecoming –, ancora diretto (e scritto) da Gunn, e ancora interpretato dagli scalmanati Chris Pratt e Zoe Saldana, da un memorabile Dave Bautista e da Michael Rooker, da Karen Gillian, più le riuscite aggiunte di Sylvester Stallone e di Kurt Russell nei panni di Ego, il cattivo di turno (ben fatto, all’altezza dei ‘buoni’). Citando anche e giustamente le ‘voci’ (in originale) di Bradley Cooper e Vin Diesel, rispettivamente Rocket e (baby) Groot.

 

Riassumendo in poche parole la storia (stringata e senza spolier!), vi diciamo che i fatti seguono direttamente il primo capitolo, con la ciurma galattica al completo, Peter Quill, Gamora, Drax, Rocket e Groot, che portano avanti (in modi discutibili) la loro missione di difendere l’universo da qualsivoglia pericolo. Naturalmente le cose non vanno come dovrebbero, e la banda (divenuta una famiglia) si imbatte nel vero padre di Peter, una divinità immortale facente parte di un lussureggiante pianeta vivente.

 

Guardiani della Galassia 1

I Guardiani della Galassia al completo

 

Dicevamo, dunque, che le cose sono cambiate: se è vero che in questo nuovo episodio ritroviamo gli stessi elementi del primo, è verissimo che questi meccanismi sono stati perfezionati, dosati, perfettamente sfumati. C’è una storia che sfrutta tutti i protagonisti (sottolineando la forza cinematografica di un procione parlante e di un piccolo-grande alberello), c’è una spontanea comicità (a tratti incredibilmente ilare), c’è una sceneggiatura con pochissime negazioni e tante, tantissime addizioni, che parla di senso famigliare, di paternità, di coraggio e di amicizia. Se un capitolo a sé stante lo meriterebbe la grandiosa soundtrack – Sam Cooke, George Harrison, Cat Stevens, Glen Campbell, Eletric Light Orchestra, Jay and the Americans e troppi, importanti altri –, ciò che va a rendere i Guardiani (finalmente) una degna controparte (stellare) agli Avengers, è la maturazione narrativa compiuta da Gunn sulle caratterizzazioni dei stravaganti personaggi. Se Quinn/Star Lord era ”figlio” degli anni ’80 di Han Solo e Indiana Jones nel primo step, adesso ha acquisito una sua stabilita identità, stessa cosa di Gamora, fulcro dei prossimi eventi ed ora eroina consapevole e tenace. Il tutto, sommato ad una regia che cita (Hitchcock e Cary Grant, addirittura) senza mai rubare, prendendosi sul serio con l’onestà intellettuale di saper cosa sta raccontando, che gioca con i significati alti missandoli a quelli bassi. C’è empatia e c’è gioco, ci sono immagini e ci sono suoni, c’è cinema e c’è fumetto, dai colori saturi, dai riflessi brillanti, dalla luce opalescente come le stelle che ci guardano e ci proteggono, dall’alto di quel firmamento oscuro dei miti e delle leggende. Ancestrali e fantastiche.

 

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