L’esordio di Harmony Korine è una storia agghiacciante che ci trasporta in un mondo malato in cui l’amoralità è all’ordine del giorno.

Un tornado si è abbattuto su Xenia, Ohio, causando danni di proporzioni spaventose, lasciando gran parte dei bambini orfani.

 

Xenia, Ohio, Xenia, Ohio…Qualche anno fa un tornado si è abbattuto sul villaggio. In tanti sono rimasti uccisi, qui sono morti cani, sono morti gatti, case spaccate a metà, collane e braccialetti sopra gli alberi…i morti avevano le ossa che gli uscivano dalla testa, Oliver ha trovato una gamba sul letto. Molti padri di famiglia sono morti durante il grande tornado, io ho visto una ragazza volare per aria e gli ho guardato sotto la gonna. La scuola è distrutta e sono morti dei bambini. Il mio vicino è stato fatto a pezzi e aveva una bici da corsa e un grande triciclo, la sua testa non è mai stata trovata…mi è sembrato divertente”.

Questo l’agghiacciante incipit che ci fionda dritti nel mondo amorale creato dall’allora ventiquattrenne Harmoy Korine.

A narrare la storia è Solomon, un bambino che guarda le cose con occhi adulti e malati. La sua è una voce cupa, quasi enciclopedica nell’elencare tutto ciò che è successo durante la tragedia passata.
Solomon si aggira per Xenia con il compagno di scorribande Tummler, adolescente lasciato a se stesso da un padre buono a nulla bravo solo a bere birra. Tutti gli adulti del paese sono annientati dalla vita come il padre di Tummler, vivono in stato catatonico, giocano a braccio di ferro, bevono birra e peggio ancora lasciano fare il bagno ai propri figli in acque putride che al solo guardarle verrebbe voglia di vomitare.

 

Gatti uccisi. Soldi. Colla da sniffare. Gatti massacrati. Soldi. Puttane grasse ritardate. Questo il trand abituale dei due ragazzi che vendono le carcasse esanimi di poveri gatti randagi al macellaio del paese.
Dopo poco vengono a conoscenza che a Xenia c’è un concorrente in “affari”, è il giovane Jarrod, che uccide gatti avvelenandoli per pagare le spese mediche della nonna.
La loro storia è solo la trama semplice di un film complesso che mostra allo spettatore senza nessun filtro etico brutalità all’ordine del giorno, raccontate sotto forma di interviste o di microstorie slegate dal racconto base. Pedofilia, esperienze omosessuali, violenza sugli animali, tutto viene mostrato così com’è, senza moralismi, creando un senso di straniamento nello spettatore medio, abituato ad essere guidato per mano durante la narrazione.

 

Gummo è figlio degli anni 90′. È figlio di uno stile vintage e senza fronzoli. È l’esordio di una mente che si era già distinta due anni prima (a soli ventidue anni) per la sceneggiatura di Kids di Larry Clark. Una mente turbata che ci proietta in tutte le sue inquietudini, in tutte le inquietudini della società moderna, in tutto ciò che di malato ci circonda, colpendoci forte, stordendoci dall’inizio alla fine con un sabba di figure disturbate e disturbanti che non ci stancheremo mai di vedere e rivedere.