Harold e Maude. Storia di un ragazzino che non ha mai vissuto e dell’anziana che vive intensamente ogni giorno della sua vita.

 

I haven’t lived. I’ve died, a few times.

Anni Settanta. Harold, diciannovenne di famiglia ricchissima, vive insieme alla madre nella loro sfarzosa villa della provincia americana. Harold, annoiato ed apatico, trascorre le giornate presenziando a numerosi funerali di gente sconosciuta (è quello che fa per divertirsi, come dice al proprio psicologo) ed inscenando accurati e verosimili (ed anche un po’ splatter) suicidi che denotano tanto un bisogno d’attenzione quanto un represso desiderio di punire sua madre, con la quale non riesce ad avere un sano e costruttivo rapporto. Stufa del comportamento indolente del figlio, la madre prenderà dunque la decisione di provare a sistemarlo, trovandogli moglie. Con suo grande dispiacere, però, le tre pretendenti che si presenteranno a casa, lasceranno la stessa di gran fretta dopo aver assistito ai suicidi inscenati da Harold, che boicotta così il tentativo della madre. Disperata, non le resterà altro che chiedere allo zio del ragazzo, ufficiale dell’esercito, di arruolare Harold.

The earth is my body. My head is in the stars.

Ottantenne nobile inglese, Maude si è trasferita da molti anni negli Stati Uniti, dove conduce una vita libertaria, anarchica, alla ricerca di un profondo senso di libertà trovato nel contatto col mondo, con la natura. Vive in un vecchio vagone abbandonato, adibito a grande e accogliente salotto. Partecipa anche lei a numerosi funerali e si sposta per il paese utilizzando auto di altre persone, prendendole in prestito (sostanzialmente rubandole) lei che non ha neanche la patente. Maude, che è stata da giovane una sorta di suffragetta, vive adesso una vita da figlia dei fiori, continuando le sue battaglie di gioventù, anche se in una dimensione essenzialmente individuale.

I feel that much of the world’s sorrow comes from people who are different yet allow themselves be treated as if they are equal.

Harold e Maude. Il ragazzino che non ha mai vissuto e l’anziana che vive intensamente ogni giorno della sua vita. I due si incontreranno ad un funerale, e scopriranno subito di essere legati da una grande complicità. Passeranno intere giornate insieme, tra un funerale, un tè nella bizzarra dimora di lei, una gita con una delle tante macchine prese a prestito, un pomeriggio nella natura. Lei gli insegnerà a suonare, a cantare, a ballare. Gli insegnerà soprattutto il vero gusto della vita. Ancora, insegnerà lui che non deve lasciarsi condizionare dalla morale, che anzi la vita viene prima di ogni concetto di morale e che vizi e virtù altro non sono che categorie definite dagli uomini per controllare la libertà di altri uomini. Harold imparerà così il rispetto che si deve all’uomo ed alla natura, a riconoscere e valorizzare, in sé e negli altri, la diversità. Harold se fosse un fiore vorrebbe essere una margherita, perché, dice, sono tutte uguali; Maude gli farà notare che invece, se guarda bene, ogni margherita è diversa dalle altre. Ed è in questa uguaglianza solo apparente, in realtà diversità, che sta la vera bellezza.

Will you tell us when to live, will you tell us when to die?

Harold, ormai completamente rapito dal fascino e dal carisma di Maude, comunicherà a sua madre l’intenzione di sposare la donna. Il giorno dell’ottantesimo compleanno di lei, le preparerà una bellissima sorpresa. Ma Maude ha ormai altri programmi, che comunicherà col sorriso ad uno sgomento Harold. Donandogli così il suo ultimo insegnamento. E l’ennesimo suicidio inscenato da Harold, con cui si chiude il film, sarà molto probabilmente anche l’ultimo. Insieme all’auto, precipita lungo la scogliera anche la vecchia (non) vita di Harold. Ormai definitivamente lasciata alle spalle. Davanti a sé solo la Vita.

If you want to be free, be free. ‘Cause there’s a million things to be.