"Se non ti alleni con la boxe un altro si allenerà al posto tuo, pronto per darti un calcio in culo!" (Diana, Girlfight)

 

6) Girlfight – Karyn Kusama (2000)

 

Diana (Michelle Rodriguez) è una diciottenne inquieta che non riesce a controllare la sua rabbia riversandola sul mondo intero. A scuola il bollettino degli ‘incontri’ dice: quattro aggressioni in un semestre. Vive nella periferia povera di Brooklyn, con il fratello minore Tiny, obbligato dal padre a praticare la boxe, perché impari a difendersi dai compagni.

Diana per una coincidenza entra in una palestra di quartiere, e, osservando l’allenamento intuisce che, forse, la boxe è l’unica via per incanalare tutta la sua rabbia.

Diana ha lo sguardo incazzato di chi vuole buttare giù il mondo. Prova un forte senso di disagio tipico di chi non trova il proprio posto nella vita.

Ma il suo sguardo cambia. Quando vede il primo incontro tra professionisti i suoi occhi si illuminano di gioia. Sono occhi da primo amore. Lo stesso amore che proverà successivamente per un compagno di palestra.

Girlfight è il film sull’innamoramento della boxe, sui primi passi mossi su un ring di quartiere, ma è anche l’esordio che ha consacrato Michelle Rodriguez in quella che forse è e rimarrà la sua migliore interpretazione. Film che ho scoperto pochi giorni fa e che mi ha fatto ricordare la mia vecchia palestra… Quando si dice colpo di fulmine…

 

film sulla boxe (2)

Michelle Rodriguez in Girlfight

 

 

5) Million Dollar Baby – Clint Eastwood (2004)

 

Frankie Dunn (Clint Easwood), vecchio gestore di una palestra di pugilato che casca a pezzi, convinto dall’amico Eddie (Morgan Freeman), decide controvoglia di allenare la trentenne Maggie Fitzgerald (Hilary Swank). Maggie è ‘vecchia’ ma non demorde. Si allena notte e giorno come una pazza e grazie ai consigli di Frankie riesce a vincere un incontro dopo l’altro fino ad arrivare a sfidare la scorretta Billie per il titolo mondiale. Maggie riceve un brutto colpo e finisce su un letto di ospedale.

Film polivalente che parla di amicizia, dolore, riscatto e morte. Eastwood rappresenta un mondo di perdenti che non dimenticano mai la propria dignità.

Quando lo vidi per la prima volta circa dieci anni fa non mi impressionò più di tanto, perché, come spesso accade, Clint gioca con le emozioni dello spettatore cercando di dargli il colpo del KO nei momenti di climax. Ma rivisto a distanza di anni, dopo aver praticato un po’ di boxe, mi sono ricreduto. Il film di Estawood, a differenza di altri come Gran torino o Hereafter, ci lascia una tristezza silenziosa che si inerpica su per il collo dopo il brutto tonfo di Maggie sullo sgabello fino ai titoli di coda. Niente scene forzatamente empatiche. Solo il silenzio di una vita passata combattendo a testa alta.

 

film sulla boxe (7)

Clint Eastwood e Hilary Swank

 

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