Vediamo quali sono stati i lati migliori e peggiori di questo Festival di Venezia 2016, la rassegna di cinema più antica del mondo.

Il Festival di Venezia è ormai giunto al termine anche quest’anno, con l’assegnazione del Leone d’oro al film The Woman Who Left, di Lav Díaz, un’opera in bianco e nero di circa quattro ore che discorre sulla vita passata in carcere di una donna innocente e mette in luce i lati più oscuri della storia delle Filippine. Premio meritatissimo anche il Leone d’argento a Nocturnal Animals di Tom Ford e il premio speciale della giuria a The Bad Batch di Ana Lily Amirpour.

Ma vediamo quali sono stati i momenti migliori e peggiori di questa 73º edizione del Festival di Venezia.

 

Organizzazione

L’organizzazione di questa 73º mostra non è stata delle migliori, non solo dal punto di vista del programma stilato, quanto anche dalla gestione delle entrate in sala, rilascio accrediti e assistenza alle conferenze stampa da parte dei giornalisti. La presenza di un cospicuo numero di persone del pubblico e di altrettanti giornalisti non ha permesso di mantere un ordine corretto e coerente e molte sono state le lamentele. Non è stato chiaro fino all’ultimo giorno quale fosse il numero di entrate limite per il pubblico e quale per gli addetti stampa. Insomma, un caos che si sarebbe potuto evitare, non c’è che dire. Inoltre, l’assistenza alle conferenze stampa sempre poco gestita e molti giornalisti non hanno potuto godere a pieno delle interviste. Diciamo che non è da inserire nel meglio. Ottimi invece i controlli alla sicurezza.

 

Film in programma

I film in gara quest’anno sono stati variopinti. Dai drammi in bianco e nero di Ozon e Díaz, alla freschezza di Kusturica e Johnson. Tutte le pellicole proiettate hanno seguito un certo filo comune, quello dell’incomunicabilità: lingue diverse in uno stesso film o, talvolta, personaggi incompresi. Un aspetto importante da sottolineare come “il meglio” del Festival che, in un’epoca come quella che stiamo vivendo, ha dato importanza al linguaggio non soltanto verbale, ma anche mentale. La possibilità di capirsi al di là delle parole nel contatto tra culture diverse.

 

Il peggio è stato, senza dubbio, non dare la giusta importanza ai film fuori concorso e stabilire orari che coincidessero con le proiezioni dei film in gara, così da dare meno visibilità.

 

Vip e red carpet

Inserirei questa categoria direttamente nel peggio, a parte alcuni casi specifici. La corsa al red carpet continua ad essere un “must” del Festival, ma provoca alcune situazioni poco funzionali e caos senza limiti. La sfilata di abiti molto o poco raccomandabili che si è avuta quest’anno ha soddisfatto la curiosità di tutti, dal peggiore al migliore. Molte sono state le star che non hanno dedicato neanche un minuto ai loro fans e le altre lo hanno fatto per ricevere qualche applauso o foto in più. Insomma, la solita vetrina.

 

Festival Di Venezia 2016

Dayane Mello e Giulia Salemi sul red carpet

 

I premi

Le premiazioni sono state alquanto discutibili per molti aspetti, come ogni anno. C’è chi ha criticato la scelta azzardata di aver premiato con il Leone d’oro un film “non per tutti”, come The Woman Who Left. In bianco e nero, lungo quasi quattro ore e che probabilmente verrà proiettato al cinema soltanto per qualche giorno. Sicuramente non è un discorso del tutto sbagliato, dato che si parla sempre di cinema d’élite quando ci si rivolge a un tipo di festival del genere. D’altro canto, non si può pretendere di premiare un film da Oscar, probabilmente più legato al pubblico. O almeno, non in questa edizione. Pellicole critiche e incisive come El ciudadano ilustre o On the Milky Road meritavano, a mio avviso, una considerazione maggiore, nonostante mi accontenti del premio Coppa Volpi maschile per Oscar Martínez, meritatissimo. Il peggio, per me, è stato il Leone d’argento a La región salvaje (a pari merito con Paradise, che non ho visto) un film che poteva raggiungere livelli altissimi, ma che ha perso colpi verso il finale un po’ azzardato e poco credibile. Insomma un misto tra horror e porno, non molto gradevole. Lo stesso, a mio avviso, il riconoscimento speciale della giuria a The Bad Batch, sicuramente non meritatissimo. Inizio epico, panorami post-apocalittici ma una scrittura poco solida, con dialoghi che non reggono il potenziale della scena, rendendo il tutto un misto di situazioni che alla fine, come nel caso precedente, non si sa a cosa vogliano portare. Il meglio, la Coppa Volpi femminile a Emma Stone, assolutamente meritato e riconosciuto. Il film La La Land deve gran parte della sua forza a lei, indubbiamente. Miglior sceneggiatura a Jackie, abbastanza meritato anche se difficile scegliere, in tal caso. Premio Mastroianni a Paula Beer, bravissima nel suo ruolo da protagonista in Frantz.

 

Insomma, il Festival di Venezia, 73º edizione, finisce qui, tra alti e bassi, ma con tanto nuovo cinema di cui parlare.