Da Playtime ad Amici miei un viaggio nelle migliori commedie amare del cinema.

3) Il laureato – Mike Nichols (1967)

Sapere da cosa scappare, ma non avere la più pallida idea di dove andare; questo riassume la celebre fuga dal matrimonio e l’altrettanto celebre sguardo fisso nel vuoto dei due giovani protagonisti nel finale del film di Nichols, punto di svolta per il genere e uno dei primi cardini della New Hollywood. L’opera è sì un ritratto generazionale e politico che intercetta la sempre minor sintonia tra padri e figli e la rabbia sempre meno repressa dei giovani, ma la vera protagonista è l’alienazione. Alienazione evidente non solo nella noia che contraddistingue la vita del protagonista, ravvivata solo dal desiderio proibito della giovane amica amata, ma che non accenna a scomparire nel finale. E se quell’amore inseguito fosse stato solo un pretesto come tanti per scatenare una ribellione ormai non più rimandabile? E se una volta saliti su quell’autobus le cose nella sostanza non cambiassero e sia i sentimenti che la ribellione si rivelassero illusioni? Dubbi più che legittimi che lasciano l’amaro in bocca e non permettono di esultare per il ‘lieto fine’ beffardo e in fin dei conti apparente.

 

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Il laureato è una splendida analisi della noia e dell’alienazione di una intera generazione

 

2) Amici miei – Atto I e II, Atto III per inerzia e affetto

Per Giovanni Grazzini, in una recensione mirabile, il film di Monicelli è “il ghigno di una generazione di empi”; è il ritratto impietoso di un gruppo di amici ai quali l’esistenza ha lasciato in dote il deserto morale e/o materiale, per i quali il cazzeggio delle zingarate è l’estrema e disperata via di fuga e una funerea illusione. Monicelli tratteggia con cinismo e disincanto il ritratto di cinque, totalmente o parzialmente, falliti e misantropi, e comincia a scrivere la parola fine sulla stagione della commedia all’italiana accentuando il tono acre e il sottofondo malinconico tipici del filone. Era una stagione, quella della commedia all’italiana, che ha sempre messo in scena gli sconfitti; qui c’è l’inequivocabile presa di coscienza del fallimento, il disperato tentativo di esorcizzarlo e la definitiva arresa. Del resto è difficile non farsi venire il groppo in gola guardando i finali dei primi due capitoli; un funerale in cui si mischiano pianto e risata e una squallida e terrificante corsa per paraplegici. Equivocato da molti che guardano solo le zingarate e usano l’avanti veloce tra uno scherzo e l’altro, Amici miei è una delle migliori commedie dai toni amari di sempre.

 

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Amici miei è una delle migliori commedie dai toni amari del cinema

 

1) Pranzo alle otto – George Cukor (1933)

George Cukor è stato il più cupo dei registi che hanno reso grande la cosiddetta ‘sophisticated comedy’, stile di commedia in cui dominavano la brillantezza dei dialoghi, le schermaglie amorose e le ambientazioni aristocratiche, apparentemente frivole, ma in realtà, perlomeno non sempre e nei casi migliori, anche beffarde e stratificate. In Pranzo alle otto invece risuona forte e netta l’eco della grande depressione e della crisi economica; i personaggi sono preda e vittime della finzione, immobili nei ruoli e negli status symbol dei tempi migliori, simili a Cariatidi di una società e di classi sociali ora in rovina. Illusioni, crisi – personali ed economiche -, recriminazioni, tentativi disperati, angosce e false speranze sono i veri protagonisti dei dialoghi acuti e brillanti, veri e propri fendenti sarcastici. La cena che dà il titolo al film assume così il sapore della malinconia e del fallimento, raccontati con un tono che mischia pietà e crudeltà. Cukor due anni dopo realizzerà Il diavolo è femmina, altra divertente nella confezione e ancor più tetra nella sostanza rappresentazione degli effetti della grande crisi in cui Katharine Hepburn è costretta a fingersi uomo per poter sopravvivere vagabondando e in cui trovano spazio la morte e l’abbandono e il dramma entra a piè pari nel racconto.

 

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George Cukor è stato il più cupo dei registi che hanno reso grande la cosiddetta sophisticated comedy