Carney con Sing Street ci regala una storia attuale, vissuta in un passato che ci costringe a dare un occhio al futuro.

Il sipario di Sing Street si apre nel 1985 su un’Irlanda melanconica e provinciale, dove Conor Lalor (Ferdia Walsh-Peelo) si trova ad affrontare i drammi di una famiglia messa in crisi da un matrimonio vacillante e da problemi economici. Questi ultimi lo costringono a frequentare la scuola di Synge Street, gestita da preti bigotti, come Fratello Baxter (Don Wycherley), e frequentata da ragazzi tutt’altro che affabili che la rendono un luogo di guerriglia quotidiana. Dopo una prima esperienza negativa, incontra Raphina (Lucy Boynton), un’aspirante modella di cui il protagonista s’invaghisce. Per conquistarla, le propone di prendere parte al video musicale della sua band, che in realtà non ha. In poco tempo, Conor riesce – un po’ goffamente – a formare un gruppo musicale con alcuni ragazzi dell’istituto.

 

Da questo momento si apre il secondo atto di Sing Street; la vicenda inizia ad assumere colori e forme diverse – così come i capelli del protagonista – , i personaggi vengono delineati con più chiarezza con una  continua alternanza di luci ed ombre che incombono sulla vita personale di ognuno di loro.
Il fratello maggiore di Conor, Brendan diventa di fondamentale importanza per la maturità musicale e personale del protagonista, fino a renderlo attore dei suoi sogni mai realizzati.
La quotidianità improvvisamente stravolta, è messa a fuoco da inquadrature scarne ma efficaci, riempite solo dallo stretto necessario, risultando così cariche di significato.

 

Sing Street 1 

 

Sing Street è un film girato con gli occhi di un adolescente; gli accenti vengono posti soprattutto su quello che potrebbe interessare ad un ragazzo dell’età di Conor; l’amore, l’amicizia, la continua ricerca di sé sono descritti con semplicità e senza malizia, ma non  superficialmente. 
L’espressione personale sotto il motto ‘’Sono un futurista’’, è accompagnata da brani dei Duran Duran, The Cure, Spandau Ballet ed altri artisti che hanno dipinto il panorama mondiale degli anni ’80 insieme a pezzi creati ad hoc per il film. Proprio grazie alla colonna sonora, Carney, ci rende partecipi della vulnerabilità e della sensibilità dell’espressione artistica adolescenziale del protagonista. ‘’Brown Shoes’’ (uno dei brani della band) è il grido di emancipazione dalle regole assurde imposte da una società irrimediabilmente chiusa e cieca di fronte al cambiamento e allo sviluppo culturale. Il regista, infatti, ci rende partecipi della creazione dei primi brani della band, dall’ispirazione per il testo sino alla ricerca degli accordi più accattivanti. Queste sequenze creano uno spaccato tangibile della psicologia del protagonista, lasciando che l’ambiente cambi – a volte in modo quasi impercettibile – a seconda della sua condizione.
Nel complesso Sing Street è una pellicola efficace e coinvolgente che, senza pretesa alcuna, riesce a toccare le note giuste, in tutti i sensi.

 

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