La rinascita di Martin Scorsese è un gangster movie classico che gli consegna l’ambita statuetta.

Portati a termine gli ambiziosi progetti di raccontare la nascita – macchiata col sangue – della città di New York e il biopic sul visionario americano Howard Hughes, prodotti riusciti entrambi a metà, il grande regista di Little Italy opta per il ritorno al genere a lui più caro, il gangster movie, adattando alle proprie esigenze il successo di Hong Kong Infernal Affairs

 

E la scelta paga poiché otterrà nel 2007 il primo Premio Oscar al Miglior Film dell’intera carriera.

 

Un remake dunque, ma la materia in mano a Scorsese assume una forma del tutto nuova, rimodellata per confezionare un prodotto assolutamente riconoscibile come scorsesiano, che si riallaccia alla migliore produzione del genere, da Mean Streets a Casinò, passando per Quei bravi ragazzi, il vero punto di riferimento.

 

Ma se Quei bravi ragazzi ha rappresentato a suo tempo una sorta di trattato antropologico sulla malavita new yorkese, atto a vivisezionare con chirurgica destrezza quello che potremmo definire il mafia way of life, The Departed – il Bene e il Male compie un ulteriore passo in avanti sulla riflessione avviata a fine millennio scorso, andando a indagare il rapporto inestricabile tra l’uomo e l’ambiente sociale di riferimento. Il milieu tratteggiato da Scorsese nei suoi capolavori incide in maniera determinante, quasi inevitabile, sulla vita  e sulle scelte dei protagonisti. Mean Streets ne è l’esempio lampante.

 

Non un determinismo di classe, ma un determinismo ambientale.

 

The Departed - il Bene e il Male (1)

Matt Damon in una scena del film

 

 

Colin Sullivan e Billy Costigan potrebbero essere – e forse sono – due facce della stessa medaglia, così lontani ma così simili, entrambi indirizzati da fattori indipendenti dalla loro volontà. Il buono tra i cattivi e il cattivo tra i buoni, il primo costretto a lasciare la polizia ufficiale per unirsi sotto copertura tra le fila del boss di origine irlandese Francis Costello (Jack Nicholson), il secondo cresciuto dallo stesso boss per infiltrarsi nel corpo di polizia di Boston.

Billy che non può condurre la vita retta e ordinaria che gli consentirebbe la polizia ufficiale, Colin che, allo stesso modo, a quella vita appartiene solo di facciata, prigioniero di obblighi di riconoscenza che lo trattengono da una possibile evasione da quella (mala)vita in cui troppo presto si è calato.

 

Una duplice caccia alla talpa, raccontata da Scorsese con la stessa perfezione registica che già aveva caratterizzato i suoi migliori lavori ma che sembrava in parte smarrita con l’avvento del nuovo secolo. Matt Damon e Leonardo DiCaprio si cercano e si rincorrono in una Boston che prende il posto che fu di Las Vegas (Casinò) di Brooklyn (Quei bravi ragazzi) e di Manhattan (Mean Streets) quale teatro di vicende umane drammatiche e senza redenzione.

 

The Departed - il Bene e il Male (3)

Mark Wahlberg, Oscar al Miglior attore non protagonista nel 2007

 

 

The Departed, ovvero i defunti; e non potrebbe essere altrimenti, tanti sono i caduti sull’altare di una guerriglia urbana che prima che politica è umana; come umane sono le rationes che dirigono le azioni dei protagonisti.

 

Per una volta il sottotitolo voluto dalla produzione italiana è quantomeno azzeccato: il Bene e il Male. O, meglio, l’impossibilità di discernere l’uno dall’altro all’interno di una società che risponde con la violenza alla violenza, che è sempre più impastata con la malavita tanto da renderne i confini ormai del tutto labili.

 

Ma in un contesto del genere non possono esserci né vincitori né vinti. Alla fine della fiera, perdono tutti. Perché il marcio – sembra dirci Scorsese – è equamente distribuito da una parte e dall’altra.

 

In piedi non resta nessuno. O quasi.

 

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