Uno dei pochi film che vale la pena di vedere al cinema in questa calda estate.

Parlando di un film, o in senso più esteso di un’opera d’arte, non ci si dovrebbe mai limitare all’analisi grammaticale, correggendone gli errori che possono essere nella regia come nella recitazione come nella storia. Questo, a chi legge (e capisce), non apporta nulla, le spunte rosse servono solo a riempire di ego lo scrittore, assuefatto dall’onnipotenza critica. Il processo dovrebbe essere più ramificato e contestualizzato all’opera che si ha davanti. Le intenzioni e il fruitore dell’opera cambiano da titolo a titolo e, l’errore di un film non è necessariamente applicabile con lo stesso metro ad un altro qualsivoglia lungometraggio. Invece, al netto degli errori, si dovrebbe spiegare oggettivamente cosa traspare (nel bene o nel male) da uno di quei film che ci fanno brillare gli occhi o da quelli che ci fanno arrabbiare, aggiungendo un’umile e nobile appendice per lo spettatore/lettore che, semplicemente, vuol confrontarsi con le idee altrui, condividendo in un certo senso la visione del film in questione.

 

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The War – Il Pianeta delle Scimmie si è rivelato un grande film

 

Poi ci si ritrova davanti a quelle opere che ti mozzano il fiato, difficilissime da argomentare e spiegare, perché cariche di concetti che, tutti insieme, non riescono ad uscire. In questa Era in cui i piccoli schermi fanno da padrone, quando al cinema arriva un film di tale portata, sarebbe quasi obbligatorio andare a vederlo, per poter aprire gli occhi e riempirli di quella storia antropologica che, secoli dopo secoli, contraddistingue grossissima parte del genere umano come la specie più cattiva messa in circolo dalla Natura. E il regista Matt Reeves, nella saga-prequel de Il Pianeta delle Scimmie, dopo gli ottimi precedenti capitoli, mostra in The War tutti i lati negativi del genere umano, per mezzo di un linguaggio cinematografico eccelso in ogni suo aspetto. Ma andiamo con ordine. Il film, il secondo diretto da Reeves dopo Apes Revolution, si concentra sulla fuga-lotta-sopravvivenza-rivoluzione da parte delle Scimmie, guidate dal condottiero Cesare, contro la smania umana di dominarle e annientarle definitivamente. A guidare una branca (ancor più) estrema e dissidente dell’esercito, c’è il Colonnello McCullough, accecato da sanissima follia militare e, soprattutto, senza nessuna remora almeno lontanamente umana.

 

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Il Pianeta delle Scimmie mostra in The War tutti i lati negativi del genere umano

 

Come detto, The War racchiude nei suoi 142 minuti l’essenza del cinema come dovrebbe essere inteso. È cinema classico e pure mainstream, è cinema hollywoodiano ma, contemporaneamente, pure nipponico o, perché no, russo, è cinema metaforico e morale. È cinema, quello di Matt Reeves, propenso alla bellezza dei significati, resi addirittura aulici dal modo in cui sono diretti, dipinti, scritti. Una scrittura che amplia il Cesare di Andy Serkins, capace di sfoderare una delle migliori, intense, rivoluzionarie, interpretazioni degli ultimi anni in motion capture (e l’Academy non dovrebbe restare indifferente), contrapposto alla granitica perfezione di uno spietato Woody Harrelson, insieme al maestoso lavoro del compositore Michael Giacchino, autore di una colonna sonora capolavoro, con quel pianoforte straziante e leggiadro. Con loro, la piccola Nova, interpretata dalla giovanissima Amiah Miller, unica umana tra gli umani, unica speranza che Matt Reeves ripone nel suo genere.

 

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In The War – Il Pianeta delle Scimmie la piccola Nova è interpretata dalla giovanissima Amiah Miller

 

È chiaro che la pellicola attinge senza mai copiare da tanti generi diversi, divenendo, proprio come quelle scimmie manipolate dall’uomo, un meccanismo che fa coesistere ingranaggi diversi: c’è il film bellico, c’è il western, c’è il film di spionaggio, il kolossal, c’è il fantasy, l’apocalittico. Lampanti, infatti, i colpi alla John Sturges de La Grande Fuga, o legati al Coppola di Apocalypse Now ed a I Sette Samurai di Kurosawa, e ancora La Zona Grigia di Tim Blake Nelson e, per alcune sfumature, allo Schindler’s List di Spielberg. Perché, The War, sottolinea, specchiandolo negli occhi lucidi e veri (e umani) delle scimmie perfettamente ricreate in CGI, le pagine più oscure dei libri di storia, dalla schiavitù alla tratta dei neri, fino all’Olocausto. La guerra in questione è, appunto, una guerra verso colui che non si capisce, che viene considerato diverso, che viene additato di essere una minaccia per l’uomo. E sì, a leggere bene, è la storia di ieri e, tristemente, la storia di oggi. Anni e anni di evoluzione non hanno cancellato l’ottusità e l’oscurità del genere predominante. Cesare ci sussurra questo, Matt Reeves ci indica la strada, il Colonnello McCullough è sempre dietro l’angolo. E chissà se, uscendo dalla sala, a film finito, si capisca in tutto e per tutto questa ”guerra” di morte e di vita, sentendosi magari anche un po’ in colpa per essere nient’altro che una scimmia divenuta uomo.

 

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