Con Stranger Things è nata una nuova serie cult?

Uno dei fenomeni ‘seriali’ che ha spopolato negli ultimi mesi diventando fin da subito una serie cult è Stranger Things, dei fratelli Duffer, la cui prima stagione è andata in onda a luglio su Netflix e ha tenuto incollati agli schermi milioni di persone.

 

I motivi per cui questa serie ha ottenuto tanto successo sono innumerevoli. Potremmo, innanzitutto, appellarci alla qualità registica, alla scrittura impeccabile, alla fotografia, ad una storia coinvolgente. Ma non ci limiteremo alle questioni generali. Cercheremo, infatti, di analizzare più a fondo certi aspetti, considerandoli punto per punto.

 

Il primo elemento da mettere in luce è che Stranger Things è un chiaro e potente omaggio all’universo culturale degli anni Ottanta e all’impatto che quell’epoca ebbe nel mondo televisivo e cinematografico. Insomma, una serie impregnata di nostalgia e atmosfere ‘trasognate’, musica dei Clash e spot della Coca-Cola. Questo aspetto non fa altro che attrarre una cerchia di spettatori molto ampia, giocando sull’elemento ‘nostalgia’ e sul ritorno a certi ‘simboli’ di un’età ormai passata. Dunque, chi è stato un ragazzino negli anni Ottanta e chi è particolarmente attratto da quell’epoca, già diventa inevitabilmente un fan della serie. E non solo.

 

Per esempio, sul piano narrativo è evidente che ogni elemento sia un chiaro riferimento al topic più comune delle storie di quegli anni: un gruppo di ragazzini molto amici che intraprendono una qualsivoglia avventura, alla ricerca di qualcosa o qualcuno, oltrepassando in certi casi le frontiere della realtà.

 

Infatti, la trama si sviluppa intorno alle vite di tre bambini, Mike, Dustin e Lukas che si mettono alla ricerca di un loro caro amico, Will, scomparso improvvisamente. Il tema della ricerca e dell’amicizia, non può non farci tornare in mente le avventure dei Goonies, le atmosfere del film Stand by Me o i molteplici rimandi a E.T., ad esempio. La scomparsa di Will, infatti, coincide con l’apparizione di una strana ragazzina, chiamata Eleven, che porta i capelli rasati e possiede strani poteri paranormali. Eleven è come un’extraterrestre. Impara poco a poco il significato di parole a lei prima sconosciute, indossa una parrucca bionda in varie occasioni e viene portata da uno dei protagonisti in bici, scappando dalle persone ‘cattive’, quelle che cercano di riportarla nel misterioso laboratorio da cui sembrerebbe essere scappata. Le scene, le inquadrature e la scrittura di questo personaggio non possono non ricordare l’alieno E.T., aspetto evidenziato anche da questa sorta di fuga-ricerca che si svolge contemporaneamente. I bambini cercano il loro amico, mentre scappano da qualcun altro.

 

serie cult

 

Gli episodi sono ricchi di omaggi a questi film e non solo. L’ambentazione riprende un chiaro paradigma comune in quegli anni: nel 1983 Hawkins, una cittadina degli Stati Uniti, apparentemente tranquilla, in cui non accade mai nulla, improvvisamente diventa teatro di una misteriosa sparizione. Chi non penserebbe alle inquietanti atmosfere di Twin Peaks? Questo aspetto si riconosce soprattutto dall’inspiegabilità di certi fenomeni, che dondolano tra realtà e mistero fino alla fine. Inoltre, non poteva mancare un’icona del cinema anni Ottanta come Winona Ryder, madre di Will, il bambino scomparso, per completare il quadro perfetto. E come cornice, musiche anni Ottanta, poster come Jaws, attaccati alle pareti delle stanze dei protagonisti, che marcano un’epoca così osannata. È chiaro che il rischio di cadere nella ripetitività o in alcuni cliché poteva essere molto alto. Ma così non è stato, giacchè la serie possiede degli elementi che ne fanno della stessa una vera rivelazione.

 

Infatti, altro punto che va a favore del suo successo è la coralità. Stranger Things, infatti, nonostante apparentemente ruoti intorno alla storia di questi ragazzini, non ha dei protagonisti realmente definiti. Ognuno possiede un ruolo importante e preciso all’interno della narrazione ed ognuno segue un proprio pensiero portando avanti la storia. Nessun personaggio, insomma, sembra essere marginale. A partire dalla stessa madre di Will, Joyce (per l’appunto Winona Ryder) che, di primo impatto disperata e sconvolta, si dimostra poi caparbia e determinata nell’andare avanti con la sua idea, inizialmente allontanata da tutti, che Will non sia morto, ma che sia presente in casa, in una forma, diciamo, ‘diversa’. Anche Nancy, sorella di Mike, che all’inizio sembrava essere la solita ragazzina viziata e perfettina, è tutt’altro che apparenza, rivelandosi una persona ‘tosta’ e indipendente, che cerca di mantenere vive le sue idee. Insomma, personaggi femminili piuttosto decisi e strutturati, come la stessa Eleven, che non smette neanche un momento di ‘scrivere’ la narrazione e di portare lo spettatore in direzioni continuamente diverse per comprendere la storia.

 

Anche Jonhatan, fratello maggiore di Will e Jim Hopper, capo della polizia, sono due personaggi indispensabili e per niente scontati che dimostrano e forniscono chiavi diverse per risolvere il mistero, nonostante appaiano inizialmente deboli e poco rilevanti. Lo stesso Steve, ‘il belloccio’ della scuola e fidanzato di Nancy non è ciò che sembra. Insomma, tutti i personaggi, nonostante riprendano il ‘tipo’ dei telefilm anni Ottanta, crescono, cambiano e soprattutto, sorprendono lo spettatore offrendo diversi punti di vista e distinte interpretazioni che rendono la storia chiaramente molto più avvincente.

 

Un altro aspetto interessante sul quale vale la pena soffermarsi è lo stile narrativo della serie che, molto spesso, è stato definito da critici ed esperti come “di genere”. Rispetto a questo punto, vorremmo cercare di ampliare il più possibile questa veduta un po’ restrittiva, giacché Stranger Things non merita di appartenere ad un unico contesto stilistico. Apparentemente possiede degli elementi che si rivolgono ad un preciso genere ma che, nello stesso tempo, rompono completamente le frontiere e le superano. In questa serie, infatti, la presenza del paranormale, l’esistenza di un mondo alternativo o parallelo, l’inquietudine di alcuni fenomeni che superano il concetto della realtà, la inseriscono nella fantascienza, indubbiamente.

 

serie cult 2

 

Però, la coralità di cui abbiamo parlato precedentemente sta anche in questo, ovvero nel fatto che siano presenti più voci ma anche più canali attraverso i quali si diffondono queste stesse. Tra questi, certamente il fantascientifico e il paranormale, ma anche il suspense e il thriller psicologico, il dramma e la disperazione, la sofferenza, il sentimento e l’amore, i legami forti, l’amicizia, la sottile e pungente ironia che sfocia in certe scene esilaranti di assoluto divertimento e poi ancora l’avventura e il rischio. Insomma, non può definirsi Stranger things come rappresentativa di un unico genere solo perché ambientata in un periodo preciso e possiede certi topics, ma il suo successo sta nella capacità di raccontare in modi diversi una stessa storia. Non a caso i riferimenti al cinema e alla cultura anni Ottanta non riprendono un unico filone e sono così tanti che sarebbe impossibile elencarli tutti. Ogni tipo di spettatore, insomma, si sente attratto e coinvolto da una serie che si fa contenitrice di molteplici stimoli che la rendono completa sotto ogni punto di vista.

 

In sintesi un’opera cult che vale la pena di essere goduta in ogni suo dettaglio e che speriamo abbia al più presto un suo meritatissimo seguito.