Il live report del djset di Aphex Twin.

Nonostante l’appena conclusa edizione del Primavera Sound di Barcellona non avesse i grandi nomi del 2016 (Radiohead su tutti per non dilungarci), chi c’è stato puo’ confermare che di concerti memorabili ce ne sono stati anche quest’anno eccome.

E poi ormai si sa, il festival catalano non deve il suo successo ai gruppi  scritti a caratteri cubitali, ma a quel mix perfettamente amalgamato che riesce a renderlo unico rispetto agli altri festival.

Nemmeno il tempo di arrivare in zona Fórum che viene annunciato il live a sorpresa degli Arcade Fire, con un palco a 360 gradi per l’anteprima mondiale del nuovo album Everything Now. E poi la classe di Bon Iver e The XX, lo show delirante dei Death Grips, la poesia dolce di Seu Jorge e quella gridata in faccia da Kate Tempest; la perla Odessey & Oracle dei The Zombies che compiva 50 anni, la demenzialitá di Mac Demarco, lo show psichedelico dei Black Angels, la carica rabbiosa  di Skepta e Run The Jewels. E poi tanta, tanta elettronica. Di qualità sia chiaro. Diciamoci la verità, Frank Ocean non ci è mancato poi così tanto.

 

 

Ma c’era uno show in questo Primavera, che da solo valeva il prezzo del biglietto.

Richard David James aka Aphex Twin tornava infatti alla scena live dopo una pausa di ben 5 anni e chi se non il Primavera Sound doveva avere l’esclusiva su questo evento?

Si vocifera che sia stato staccato un assegno a 6 zeri per avere sul palco del Fórum il poliedrico compositore irlandese. Aphex Twin è probabilmente da vent’anni a questa parte l’artista piú influente della scena elettronica e sicuramente quello che ha sperimentato e spaziato di piú nei vari campi della musica elettronica. Ed è sostanzialmente quello che continua a fare nei suoi show, tanto grandiosi quanto urticanti.

 

 

Si presenta sull’imponente palco dell’Heineken senza quasi farsi notare ma immediatamente comincia a sparare sonorità difficili da digerire per un orecchio abituato alla musica da radio in macchina. E quando quasi ti sembra di prenderci gusto e di riuscire a entrare in sintonia con il suo mood l’indecifrabile Aphex ti spiazza con una traccia ancor piú bizzarra e inaspettata. I momenti in cui spinge con i suoi beat fuori tempo e  l’acid marchio di fabbrica sono alternati a momenti di tregua quasi a far prendere fiato allo spettatore medio. Le distorsioni, il frastuono sonoro, accenni di melodie spazzate via da suoni stridenti, sono accompagnati da uno show visual di laser e di schermi in cui le telecamere proiettavano le facce del pubblico appiccicandoci sopra il sorriso diabolico dell’artista irlandese e creando una sensazione di imminente apocalisse.

 

 

Quasi due ore di show senza respiro difficile da processare, ancor piú difficile da ballare in cui si è avuta la totale impressione che l’intelligenza artificiale stesse facendo il suo arrivo sulla terra per spazzare via la razza umana. Molti se ne sono andati subito, altri hanno provato a resistere cercando di non ascoltare la voce che gli diceva speriamo finisca, altri ancora speravano non finisse mai. Quel che è certo è che non troveremo mai opinioni unanimi su questo show. Ma non è poi ciò che accade sempre ai visionari?

 

Parole di

Jacopo Duratti

 

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