Nel Grembo della madre.

Preludio (Dustin Wong)

La galleria sembrava non finire mai. Un infinito tunnel inondato di luce gialla, che come scie sfrecciava sopra di noi a intervalli regolari, lampi in un buio senza fondo. Un evento altrimenti banale. Ripetitivo. Un unico lunghissimo momento, dentro e fuori da quel finestrino reso opaco da una polvere di giorni. Una vita intera racchiusa in quell’attimo, tutto il dolore, tutta la gioia dell’umanità svelata, solo per un breve istante, da un decrepito neon. Poi il buio.

 

Atto unico (Beach House)

Levitation: Le foglie picchiettavano il viale di pietra bianca, trasportate da improvvise e brevi raffiche di vento. Lei allungava ampi passi in un paio di pantaloni rosso autunno, il viso nascosto dalle voluttuose onde castane, adagiate sul velluto nero della giacca, come se riposassero. Un essere così semplice a prima vista. Eppure c’era un magnetismo mistico in lei, che pareva chiamare a sé come dal profondo di una caverna. Lui la osservò farsi sempre più piccola nel grigiore del pomeriggio alberato, finché non si confuse con il riflesso dei primi lampioni.

 

 

Beyond Love: Nell’incubo tutto si faceva perverso e dolce ad un tempo. Lui era inerme, creatura del mio inconscio, e la ragnatela delle mie paure. Un’oscurità tinta di rosso velluto. E io ero la vittima e il carnefice.

Walk In The Park: Lui se ne stava silenzioso in un angolo, come suo solito, giocherellando con le lunghe dita in lenti intrecci, seguendo un ritmo cadenzato e malinconico che risuonava nei suoi pensieri ogni volta che si faceva sera. Lei gli passò sbadatamente accanto, accarezzandogli con tocco leggero i capelli, e se ne andò.

Ppp: Sapevano che si sarebbero feriti. Reggevano ciascuno fra le mani il cuore scoperto dell’altro. Sapevano che sarebbe giunto il giorno in cui, pattinando, l’uno avrebbe fatto cadere l’altro, e avrebbe continuato a pattinare. Ma in fondo, sarebbe davvero successo?

All your yeahs: Scorrevano nel buio come comete. O indugiavano per qualche istante come se sfidassero a seguirle, per poi svanire in un lampo. Su quel velo si stagliavano tutte le stelle del cielo. Le luci della città e i barlumi sfocati di un ricordo lontano.

 

Beach House - Roundhouse, London 31/10/15 | Photo by Burak Cingi

© thelineofthebestfit.com

 

Silver soul: Nella luce abbagliante del mattino le foglie giocavano con i raggi del sole e i riflessi dell’acqua in cui era immerso. L’aria così sottile faceva appena trepidare i rami. Un ruotare incessante di bokeh, e la breve consapevolezza che tutto si ripete.

Space song: Una malinconia infinita, e il costante e cadenzato ritmo di una cascata di pioggia, illuminata per un istante da un rapido faro, che scorre lenta lungo l’ampia vetrata.

10 Mile Stereo: Quando si fa notte, e il cielo, pur terso, è nero come la pece, le stelle brillano più luminose, come se presentissero che qualche forza naturale è pronta a scagliarsi su questa terra. Si fa silenzio, e il vento comincia a soffiare. Spazza la tetra pianura, gonfiandosi e infuriando nell’oscurità smarrita. E infine si inalbera, alto nell’aria, scuote l’etere, e scatena l’apocalisse sul suolo attonito. E cade esausto in un silenzio di stelle.

10:37: Si svegliò, ancora assonnata, e allungò lenta un piede per raggiungere la pantofola. Restò per un po’ in quell’inusuale posizione, poi in un lento gesto si tirò su, e si adagiò alla testata. Le palpebre pesanti scorsero la tenda in fondo alla stanza, attraverso la quale la luce tentava di fare capolino. Una di quelle tarde mattinate di sole che risuonano di un lento e ripetitivo ritmo interno. Chiuse gli occhi per un istante. Li riaprì di colpo. 10:37. Scese languida dal letto, e uscì.

Master Of None: Un’eco distorta emanava da quella donna. Se ne stava avvolta in un buio di tenebra, da cui proveniva il roco suono di un organo. Il tramonto era intriso di fiamme rosee in un blu profondissimo. Lei si muoveva col ritmo del mondo, che il diavolo le aveva rivelato in un tempo antichissimo.

 

 

Wishes: Si tenevano per mano, in quell’ingenua sicurezza che dà l’amore. Quel contatto era la premessa di ogni gioia, di tutta una vita. Una pioggia di stelle inondò improvvisamente il cielo, illuminando il fitto roseto di un mare di luce. Un tempo infinito era passato da quel momento d’amore. Si erano perduti. Restavano solo le rose.

Sparks: Il cielo si tinse improvvisamente di un intenso arancione. L’alba più gloriosa che la terra abbia visto. Il mondo era nelle sue mani, era lui a dettarne il ritmo. E una lontana eco ne accompagnava il trionfo in un inno di celebrazione.

One Thing: Il pesante copriletto di broccato, che ricadeva in un lembo voluttuoso, mi aveva sempre fatto pensare a uno di quei saloni barocchi, dove si erano svolte segrete passioni sotto gli occhi di un Cristo afflitto. Un luogo di culto per degli esteti, affamati del proprio riflesso nello specchio di una giovinezza perduta.

Myth: Quel giorno si era svegliata con una strana sensazione. Le sembrava che una voce dolce le accarezzasse i pensieri mentre si muoveva veloce per la stanza, i piedi nudi che calpestavano il parquet chiaro illuminato da un’opaca mattina. Poi un raggio di luce bianca le colpì il viso, abbagliandola per un istante, e tutto si fece chiaro.

Epilogo

The Traveller: Eravamo ormai in viaggio da un tempo che sembrava immemorabile. Non mi dispiaceva visto che me ne stavo buona sul sedile posteriore a guardare fuori dal finestrino. Quel paesaggio mi era sempre familiare: i burroni verdeggianti, sovrastati da colli appena alti, il mare non lontano che si confondeva con l’orizzonte. Tirai giù il vetro per respirare quell’aria conosciuta, inclinai la testa e mi adagiai nell’angolo del sedile, lasciando che il vento mi scompigliasse. Quando riaprii gli occhi il cielo da indaco si era fatto di un violetto opaco. La strada correva lunga e dritta.

Irene: “Non c’è alcun mistero”. Quella frase gli rimbombò dal profondo di un ricordo che credeva perduto. Il puzzle impenetrabile del mondo in quella notte tuttavia si fece più chiaro. Per un istante. E poi svanì. È un paradiso bizzarro.