1 These New Puritans – V (Island Song)
Finalmente. Finalmente possiamo dire che dopo tanto tempo (troppo tempo) siamo di fronte ad un vero e proprio capolavoro, sicuramente una delle migliori canzoni degli anni 2000 (se non la migliore). E finalmente si può dire di aver trovato dei degni eredi dei Radiohead. Perchè V (Island Song) ricorda maledettamente Paranoid Android. Quel gusto per la sperimentazione, la potenza delle note, uno schema della canzone multiplo ed un grande video animato (si, proprio come quel videoclip del 1997 che in tanti non dimenticheranno mai). Forse la musica ha trovato un punto da cui ripartire alla grande, dopo anni di aridità. La musica ha trovato i These New Puritans.
 
2 My Bloody Valentine – If i Am
I paladini dello shoegaze tornano con un disco capolavoro, che ci riporta indietro (o forse è meglio dire avanti?) nel tempo, riavvicinandoci a quel Loveless che ha cambiato il modo di pensare il rock. Difatti non sembra essere passato un solo secondo da quel lontano 1991, forse perché la musica dei MBV è atemporale, è una musica che rimarrà sempre attuale. Anzi avanti.
3 Julia Holter- Maxim’s I
Il disco di Julia Holter, e in particolare Maxim’s I, è maledettamente geniale. Ambient si unisce al dream pop, dando vita a una formula così onirica che sembra costituita dalla stessa materia dei sogni (volendo scomodare Shakespeare). Da ascoltare prima di addormentarsi, lasciando una finestra aperta sulle fantasie notturne.
 
4 Bill Callahan- Javelin Unlanding
Bill Callahan (in arte Smog) è uno dei grandi cantautori della nostra generazione, e con Dream River lo dimostra, facendo musica pura, matura, un folk malinconico all’altezza di Neil Young. Javelin Unlanding è il piccolo capolavoro dell’album, musica di altri tempi. Da tutelare.
 
5 David Bowie- Where Are We Now
Pelle d’oca. E’ l’unica cosa che si può dire ascoltando questa canzone se si è amanti della musica e se siamo cresciuti ascoltando il Duca Bianco. Bowie ci riporta indietro nel tempo facendoci rivivere tutta la sua carriera, attraversando luoghi a lui tanto cari come Potsdamer Platz e chiedendosi nostalgico dove siamo adesso. Probabilmente senza trovare una risposta.
 
6 Arcade Fire – Afterlife
Precisiamo subito una cosa: gli Arcade Fire di Funeral e Neon Bible sono lontani anni luce da questo Reflektor, lavoro decisamente inferiore rispetto ai primi due album. Ma la creatura canadese continua comunque a proporre una delle migliori musiche del panorama, provando con questo nuovo album a sperimentare verso sentieri più electro. Una sicurezza.
 
7 Deerhunter – Neon Junkyard
Sicuramente hanno tradito le aspettative con Monomania, ma questa è la canzone da cantare più a squarciagola del 2013, un indie sporco e ipnotico da ascoltare a volume altissimo. Play it fucking loud.
 
8 Connan Mockasin – It’s Choade My Dear
Un artista quasi indefinibile, folle nella sua ambiguità. Psichedelica si mischia al soul, formando un sound nostalgico ed estremamente particolare. L’artista neozelandese ci trascina con la sua voce androgina in un atmosfera rarefatta, da sogno, che sembra quasi liquefarsi in un’oscurità notturna.
 
9 Tricky- Does It
Tricky è tornato, e più in forma che mai. Il grande genio della trip hop costruisce attorno alla bellissima voce di Francesca Belmonte un album da urlo, guidato dall’uscita del singolo Does It, cover di una canzone dei The Ropes. Un elemento essenziale per la musica contemporanea.
 
10 Youth Lagoon – Daisyphobia
Snobbato dai più, il nuovo lavoro di Youth Lagoon dimostra invece una grande maturità “psichedelica”. Una vena psichedelica nuova e fresca, con lontane influenza elettroniche unite a una follia barrettiana senza limiti. Psych dell’anno.
 
11 The Knife – A Tooth For An Eye
Mai banali. Forse la carriera degli Knife si può sintetizzare con queste due semplici parole. Una carriera che di semplice ha ben poco. Dall’elettronica al puro art rock, il duo svedese è abituato a sperimentare e non smetterà mai di farlo. E con Shaking The Abitual (shakerare l’abitudine, un consiglio che in molti dovrebbero seguire) non si smentiscono. Strizzando anche l’occhio a Bjork con una splendida A Tooth For An Eye. Per fuggire dalla routine.
12 (ex aequo) James Holden – Renata / Deafheaven – Dream house
Il piccolo genio dell’elettronica torna a stupire con un album decisamente geniale. Difatti con The Inheritors, Holden alza l’asticella della musica elettronica, accompagnandoci verso scenari desolati e folli come la sua arte. Renata è già un classico del genere, con un synth capace di spazzare via ogni percezione. Sabato 8 febbraio suonerà al Tenax. Da non perdere.
Audaci, folli ,sperimentali, i Deafheaven uniscono lo shoegaze con il black metal più spinto, unendo dei generi piuttosto distanti e mettendo d’accordo stili di vita che quasi si odiano. Sorge solo un dubbio: post metal o post shoegaze?
 
13 Nick Cave – We No Who U R
Uno dei grandi maledetti del rock torna con un disco intimista e (come ci ha abituato) poetico, dalle atmosfere decisamente più pacate rispetto al passato. Forse una fuga dai tormenti del passato, una fuga bellissima.
 

14 Savages – Husbands

Dalle riot girl fino ad arrivare alla dark wave di Sioux and The Banshees, le Savages riescono a far esplodere il loro post punk moderno ed incazzato nella splendida voce di Jehnny Beth. Un post punk tutto al femminile, come dimostra l’isterica Husbands, che stigmatizza tutte le violenze domestiche.
 

15 La Femme – Nous etions deux

I francesi La Femme riescono a stupire con il loro disco d’esordio (la sorpresa dell’anno) , creando un vortice di generi che passa dal punk fino ad arrivare alla musica psichedelica, strizzando l’occhio al Plastic Bertrand di Ca Plane Pour Moi (ormai un cult). Nous Etions Deux è una piccola perla di sei minuti, attraversata dal suono di un organetto che difficilmente riusciremo a levarci dalla testa.