Ci apprestiamo a concludere il nostro excursus della discografia targata 2014, e se vi abbiamo lasciati con un a donna – Karen O. – ripartiamo da un’altra artista, autentica regina dell’alt-pop e dell’art-rock, St. Vincent che con il suo disco omonimo scrive l’Lp perfetto, un vero e proprio masterpiece ampiamente e giustamente celebrato d apubblico e critica. Altro piccolo capolavoro è “Rhythm” dei Wildbirds & Peacedrums, seguito da “Pom Pom” di Ariel Pink (un folle pastiche lo-fi senza fine di generi), “Hotel Valentine” delle giapponesine Cibo Matto con la loro trip-p(h)op e i The Dowling Poole, che con “Bleak Strategies” arrivano ad un interessante contaminazione psichedelica del genere. Sorprendenti anche le deviazioni alt-pop del maestro Brian Eno che con Karl Hyde ci regala “Someday World”, che farà sicuramente scuola come ogni altra creazione del genio. Sempre una sicurezza i Blonde Redhead col loro caramelloso “Barragan”.

L’indie vede un unico re incontrastato: Mac DeMarco con “Salad Days”, uno dei pochi geni (in miniatura) che riesce a dire qualcosa di nuovo. Per il resto credo si sia già discusso molto sul genere che oramai spopola su qualsiasi canale divenendo a tratti insopportabile (e talvolta perdendo di vista la propria identità). Così non resta altro che segnalare gruppi che in Italia hanno conosciuto ingiustamente poca gloria come i piacevolissimi Lacrosse, con “This New Year Will Be For You And Me” (la copertina dell’album tra l’altro sembra uscita dalla fantasia di Wes Anderson), i Tune Yards, che con “Nikki Nack” vincono con diritto il titolo di gruppo più colorato e divertente del 2014 e i Timber Timbre con l’oscuro ed enigmatico “Hot Dreams”. Lo psych-album dell’anno è degli Hookworms con “The Hum” ma occhio ai Woods: il loro “With Light and With Love” non è da meno. Per quanto riguarda il relax e l’ambient un solo nome: Fennesz (e chi altro sennò?) e il suo splendido “Bècs”, con le sue atmosfere sospese tra il cielo ed il mare. Ma diamo spazio anche alla follia, al ramo più sperimentale della musica. Partendo con un altro vero e proprio capolavoro che tra 20 anni magari sarà considerato una pietra miliare: “I Am The Last Of All The Field That Fell” dei Current 93, un gruppo che ci ha abituato bene anche in passato. Ascoltare per credere. Vera e propria avanguardia. Totalmente folli i Pan Sonic, che con la techno-noise di “Oksastus” pubblicano uno degli album più estremi dell’annata (il “Metal Machine Music” moderno?). Oltre le barriere vanno anche i Many Arms con “Suspended Definition”, mentre Scott Walker continua con la band drone-metal Sunn O))) le sue sperimentazioni in “Soused”. L’elettronica vede una piacevole sorpresa. Difatti, nel loro continuo sperimentalismo che investe un’infinità di generi, i Liars hanno deciso con “Mess” di darsi ai synth, creando un incrocio tra Suicide e Depeche Mode. Todd Terje con “It’s Album Time” dimostra di essere il dj del momento, Arca si candida come erede di Aphex Twin con “Xen”, mentre Actress con il suo “Ghettoville” fa sentire a tratti un’elettronicona da altri tempi. Le sicurezze sono il geniale Andy Stott con “Faith In Strangers” e Flying Lotus con “You’re Dead”. Sul capitolo hip hop/rap i Run The Jewels con il loro “Vol.2“ sfornano un vero e proprio capolavoro, suonando come dei maestri moderni del genere (e vincendo anche il premio di copertina dell’anno). Notevole anche il debutto degli Young Fathers, “Dead”, un hip hop alternativa che si unisce sempre di più all’elettronica. 

Anno felice anche per la musica italiana: interessantissimi i Boxerin Club (“Aloha Krakatoa”), i Japanese Gum (“High Dreams”), i Foxhound (“In Primavera”) e Godblesscomputers, intervistato proprio da noi poco tempo fa, che con “Veleno” dimostra come si possa fare della buona elettronica anche in Italia. Finalmente. Per la serie a volte ritornano è con enorme piacere che segnalo la ricomparsa di due gruppi post-punk/new wave storici: i Tuxedomoon con “Pink Narcisus” e i grandissimi Chrome con “Fell It Like A Scientist”. Immensi gli Half Japanese, che tornano dopo 13 anni con “Overjoyed”. Chapeau. Guardando verso i giovani invece i migliori esordi del 2014 sono senza dubbio il fantasioso art-pop degli Adult Jazz (“Gist Is”) che non smette di stupire neanche per un secondo, e gli Ought che con “More Than Any Other Day” ci regalano una delle più grandi gioie post-punk dell’anno. Ne sentiremo parlare nuovamente in futuro. 

Purtroppo abbiamo annoverato pure delle delusioni nel corso dell’annata fra cui quell’ “Endless River” senza senso dei Pink Floyd, un “Syro” di Aphex Twin di cui ci dimenticheremo velocemente, Tricky che sembra essersi smarrito con il ruffiano “Adrian Thaws”, gli Interpol che pare abbiano esaurito le idee ed “El Pintor” ne è la prova. Aggiungo anche l’orribile “Luminous” degli Horrors, che si sono definitivamente venduti divenendo un gruppo da Vevo. In più ci sono alcuni gruppi (inseriti nel best of da molti) che veramente non riesco a capire forse a causa della mia mentalità leggermente anacronistica. Fra tutti gli Alt-jWar On Drugs, che (anche se non totalmente insufficienti) trovo inferiori alla maggior parte dei gruppi citati finora. Ma questa è un’altra storia, ed anche abbastanza inutile per la conservazione che dovrebbe portare questa mega lista di fine anno.

Ma non è finita qua, noi de ilcARTEllo vi vogliamo sempre stupire e allora abbiamo chiesto a quegli artisti e musicisti che abbiamo intervistato durante l’anno di dirci quali sono i loro “best of 2014” ed il risultato è esaltante. Partiamo da casa nostra col giovanissimo Machweo che ci segnala l’emo-punk-postrock arrabbiato dei liguri Do Nascimiento e  l’elettronica lunare – più vicina alle sonorità del producer emiliano – di Recondite con “Caldera”. Per l’elegantissimo Matthew Whitehouse dei The Heartbreaks non ci sono dubbi, St.Vincent e Sia svettano su tutti mentre per il duo synth-pop Avec Sans il 33giri è il nuovo lavoro dei Bombay Bicycle Club (che escono sulla prestigiosa Island Records).

Piccola postilla, qui di seguito i preferiti della redazione de ilcARTEllo:

per il Direttore Iacopo Tonini le perle dell’anno sono i dischi di Alt-J e Mac de Marco, mentre per la nostra inviata speciale Eva Haghighi, sempre elegante e raffinata, i due lp da non perdere sono quelli  FKA Twigs e Young Fathers. Si spinge più in là il cinefilo Direttore della Sezione Cinema Lorenzo Borghini che elegge Sun Kil Moon e Parquet Courts a Best of 2014. Si vede che aveva voglia di ballare il Direttore della Sezione Musica, Dario Russel Bracaloni, ma i suoi top-album dell’anno sono Todd Terje e Jungle mentre per il visionario cantastorie Daniele Lari c’è solo Angus & Julia Stone. Il nostro Samuele Masucci ci segnala invece International dei Lust for Youth.