Hanno visto la nascita del punk e non solo. Sono gli anni 70, e vi presentiamo la loro parte più oscura.

 

6- Second Annual Report (1977) Throbbing Gristle

 

La leggenda narra come quelle dei Throbbing Gristle siano state tra le performance live più estreme di sempre. E ad ascoltare la loro musica si capisce il motivo.

Verso la metà degli anni settanta un collettivo viennese di performer chiamato Coum Transmission portava in Inghilterra i propri spettacoli scioccanti, divisi tra sadomasochismo e dadaismo. Il fine, era quello di scuotere le coscienze degli spettatori mettendo a nudo i loro istinti repressi. Il gruppo era capitanato da Genesis P. Orridge, che con la sua spalla Cosey Fan Tutti scelse di ampliare gli obiettivi usando mezzi diversi dalle performance. Ecco che nascono i Throbbing Gristle, ovvero uno dei gruppi più nichilisti della storia della musica, talmente tanto da far sembrare i punk dei bambini. La musica era qualcosa di mai sentito prima. La rappresentazione dell’oscurità più profonda, della desolazione umana che andava a scontrarsi verso uno scenario post-apocalittico dominato dalle macchine. È musica metallica, è quasi la negazione stessa della musica. Nasce l’industrial dalle idee di uno dei gruppi più estremi di sempre. Artisti come Aphex Twin (insieme a molti altri geni dell’elettronica) e Trent Reznor devono gran parte della loro carriera a questo olocausto musicale. Unici.

 

 

 

5- Half Machine Lip Moves (1979) Chrome

 

Ma l’industrial arrivò anche in America, evolvendosi definitivamente. Se siete fan di Cronenberg, ecco, avete trovato i suoi doppioni musicali: Throbbing Gristle e Chrome. I primi hanno dato il via ad il genere mentre i secondi lo hanno perfezionato definitivamente, portandolo su livelli musicali quasi inarrivabili. I Chrome sono dei Residents in versione garage-punk, oltraggiosi ed irriverenti come pochi.

Industrial Strenght Music, così il gruppo originario di San Francisco definiva la sua musica. Ed ecco che un album intero diviene l’inno furioso di una generazione che si slancia con violenza verso un concetto che lentamente distrugge l’uomo e la sua personalità. Quello delle macchine, dei mass media che trasformano le persone in zombie. Così le Tv diventano degli occhi, gli zombie marciano sulla terra dichiarando guerra all’umanità, i cromosomi si danneggiano, i monitor e le macchine prendono vita danzando la loro danza infernale. Half Machine Lip Moves è il girone dantesco creato dai Chrome, dove concetti come quello del tempo non hanno più senso di esistere. Ed in effetti la loro è un’opera quasi atemporale, anzi destinata a rimanere futuristica per l’eternità. L’industrial acquisisce un’etica punk, divenendo così quasi una nuova forma di new wave. La traccia che da inizio all’album, Tv As Eyes, apre gli scenari del futuro alla musica intera, imponendosi come una delle migliori (e più folli) canzoni industrial garage-punk rock di sempre.

 

 

4- Dragnet (1979) Fall

 

Come riuscire ad emergere nell’anno di uscita di Entertainment e Unknown Pleasure? Sembra una sfida quasi impossibile, ma i Fall ci sono riusciti con il loro (post)punk sgangherato. Prendete degli squinternati da un ospedale psichiatrico qualsiasi, fateli capitanare da Mark E. Smith (leader ed unico membro fisso della band) ed otterrete Dragnet. Fin dall’iniziale Psykick Dancehall si avvertono infatti gli intenti della band: fare il punk più svitato e psicopatico della storia. Ed è proprio nelle psicosi umane che si addentra il gruppo proveniente dalla grigia periferia di Manchester. Psicosi raggiunte con una musica alienante, in alcuni casi quasi loop-rock che arriva diretto all’ascoltatore, rimanendo impresso nella memoria. Meno innovativo e (forse) influente dell’album dell’epoca, ma un capolavoro non ha bisogno di questo. Vero?

 

 

3- Tago Mago (1971) Can

 

Jim Morrison ha un suo doppio giapponese? In molti se lo sono chiesto mentre assistevano alle prime esibizioni di Damo Suzuki con i Can. Non ci è dato sapere se questa è la verità oppure un vero e proprio sfondone, fatto sta che i Can sono destinati ad essere ricordati. E non solo per la carismatica presenza del loro cantante. Tago Mago è uno di quegli album che cambia la musica con il suo passaggio. È il krautrock per antonomasia, è un album che allunga le sue note verso il futuro, arrivando sino ai Radiohead del periodo più elettronico (si sentono echi di Can ovunque in alcune tracce di Kid A ed Amnesiac). Senza dubbio un classico, ingiustamente oscurato dalla fama di molti capolavori sopravvalutati se messi a confronto di questa opera mastodontica intrisa di psichedelia e specialmente di futuro. Immensi.

 

 

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