Intervista a Jimmy Dixon, bassista dei Django Django.

Metà Dicembre. Gli alberi di natale brillano fuori dalle piccole finestre delle case di Amsterdam. La città brulica di persone e di fronte ad un locale per concerti la gente si affolla attraversando un mercatino di natale. Le mie guance bruciano all’immergermi in questo turbinio, mentre cerco di farmi largo e arrivare davanti alle porte del Melkweg, la sala conerti, per incontrare Jimmy Dixon ed intervistarlo. Lui suona il basso nei Django Django, una delle più famose band britanniche contemporanee, lo show di stasera è sold out e io sono un po’ nervosa per l’intervista.

 

La prima volta che ho incontrato i Django Django era il 2012 e nessuno di quei giovani uomini si sarebbe aspettato alcuna reazione al loro primo disco. Al contrario, sono stati nominati al British Mercury Prize e sono diventati una delle band preferite di Karl Lagerfeld per poi avere l’opportunità esibirsi per lui. La stampa internazionale impazzì ed il loro sound fù definito come post-psichedelico, venato di blues, new wave-psych-surf-pop. Il secondo album “Born Under Saturn” è stato pubblicato quest’anno e voglio scoprire che tipo di percorso ha seguito la band, il perchè della scultura ritratta sulla copertina e delle canzoni mitiche contenute al suo interno.

 

ilCartello: Dalla pubblicazione del vostro primo alum “Django Django” sono successe un sacco di cose. Siete stati accolti ed amati dall’intera scena musicale, avete girato il mondo suonando e collezionato una lunga serie di premi e riconoscimenti. Che effetto ha avuto tutto questo su di voi?

 

Django Django: Ad essere onesti non siamo cambiati molto come persone. Ad esempio, nel fare il secondo disco non abbiamo sentito molta pressione…almeno non fino ad una settimana prima della pubblicazione quando abbiamo realizzato che “oh merda, la gente lo ascolterà e ci giudicherà !”. È cambiato il nostro lavoro, che è diventato full-time e nel ci sono delle aspettative. Ora ci troviamo nel ciclo scrivi un album-lo porti in tour -scrivi un’altro album e così via.

 

Ok, ma è quello che avete sempre voluto fare, giusto? Oppure pensi che possa diventare…noioso o che possa venir meno l’ispirazione?

Sai, uno prova anche a fare altre cose. Lo scorso anno Dave e Tommy – rispettivamente batteria e sintetizzatori ndr – hanno scritto le musiche per uno spettacolo della Royal Shakespeare Company che hanno influenzato diverse trace sul nuovo album. È uno spettacolo piuttosto dark e molta della musica ache abbiamo fatto suona piuttosto sinistra e cupa. Inoltre abbiamo suonato una traccia per il film “Slow West”, diretto dal fratello di Dave. È molto bello, parla dei primi coloni

 

L’ultima volta che ci siamo visti mi hai detto “Lo sai? Una delle nostre canzoni è nel nuovo FIFA”, mentre ora mi dici “Oh sai, scriviamo musica per cinema e teatro”. Un bel salto in avanti, non credi?

 

 

Si, assolutamente (ride). Credo sia piuttosto importante avere dei side projects in parallelo alla band, altrimenti finisci davvero nel ciclo di cui parlavo prima…ad esempio la cosa bella a proposito della canzone per il film è che non doveva suonare come se fosse una cosa della band…potevamo fare qualsiasi cosa! A volte trovo molto difficile sedermi e scrivere una canzone per via della sensazione che debba necessariamente suonare come una canzone dei Django Django, ma credo che in ogni caso quello che facciamo finirà sempre per suonare come in stile Django.

 

In effetti il vostro secondo album suona diverso dal primo anche se mantiene una forte identità… La copertina e le liriche del nuovo album hanno un che di Grecia antica. Come è nato l’artwork di “Born Undern Saturn” e in che modo si relaziona all’album?

 Una ragazza che conosciamo che studia alla St. Martins a Londra ha trovato la foto della scultura in un libro, ci ha messo sopra una caramella, l’ha fotografata e poi messa su Instagram. L’abbiamo vista e ci è piaciuta. Nel frattempo Dave stava lavorando alla cosa su Shakespeare e in una libreria dell’usato ha trovato un libro di storia dell’arte dal titolo “Nato Sotto il Segno di Saturno – Born Under Saturn”, che può significare l’avere un temperamento artistico.

 

Pensavo…sai, Saturno è il dio della lotta nella antica cultura latina.

 Il nome della scultura è, in realtà, “Il Fannullone”. Sebbene la maggior parte delle sculture greche raffigurino forti figure maschili, quella che abbiamo usato noi mostra un ragazzo che sembra si stia svegliando pigramente. L’unione col titolo ha creato delle connessioni e dei contrasti allo stesso tempo, il che è piuttosto interessante. Inoltre il primo album aveva una copertina abbastanza carica, invece stavolta volevamo qualcosa di più semplice e pulito. Riguardo al titolo, credo che David pensasse che il libro fosse uno scritto esoterico o roba del genere, ma in realtà era solo un libro di storia dell’arte…

 

MUSIC Django Django 090246

 

Da quel che capisco cercando di interpretare l’album avverto una forte enfasi posta sui simboli astrologici. I testi ruotano come in un’orbita, descrivendo cieli che si annuvolano e il sole che spunta, in una sorta di avvicendamento da vecchio a nuovo che porta al benessere. La dissolvenza poi è un tema ricorrente. In un brano cantate: “What does it matter, the world will still spin. Another day ends, and the end will begin again.

 Sono d’accordo. Sai è stato un po’ strano perchè non c’è mai stato un momento nel quale ci siamo seduti e trovati d’accordo a tavolino sui concetti della rigenerazione, del nuovo inizio e del contrasto fra luci e ombre. Ma quando l’album era finito era evidente che questi temi fossero ricorrenti. È stato bello vedere che c’è stato un commune flusso tra le canzoni. Cominciare di nuovo ha un senso, perchè è quello che ci sentivamo di fare. Dopo il grande successo del primo album è stato come dire… “Ok dobbiamo ricominciare da capo e fare qualcosa di diverso”.

 

Ad anno nuovo, dopo il tour in Australia, i Djangos si riuniranno per incorniciare gli schizzi e le nuove idee per un nuovo album. Fremo di sapere cosa bolle nelle loro pentole…nel frattempo auguro a loro e a voi un felice, divertente e creativo 2016!

 

traduzione a cura di Dario Russel Bracaloni

 

Clicca qui per leggere l’intervista integrale in inglese