Intervista a Francesco Tristano al Sónar Festival 2015 di Barcellona. L'eclettico pianista e dj, si racconta su il Cartello: dalle sonate di Bach alla Techno.

Francesco Tristano è ormai un veterano del Sónar Festival, essendo la quinta volta che ci suona. La novità di quest’anno è però la sua presenza al Sónar by Night. Per i pochi di voi che non lo conoscessero, Francesco ha iniziato a studiare il piano a 5 anni, per fare i primi grandi concerti dopo i 13 – con orchestre del calibro di quella Nazionale Russa o di quella Filarmonica di Hanoi. Poi è stata la volta del proseguire gli studi a New York; ed è proprio negli States che si è tuffato nel mondo del clubbing e della musica elettronica. Quando ha incontrato la Detroit Techno, due mondi a prima vista molto distinti sono entrati in contatto, contaminandosi. E il risultato sono show come quello che ci aspetta stasera.

 

il cARTEllo: Quando ho letto la tua biografia, la prima cosa che mi sono domandato è quali emozioni si provino a tenere grandi concerti ad una così tenera età. Potresti togliermi questo dubbio?

Francesco Tristano: Suono il pianoforte da quando ho solo cinque anni. Come per tutte le cose che si apprendono da piccoli, ad un certo punto è diventato naturale; e andare sul palcoscenico quando sei un bambino non cambia tanto, perché non ti rendi bene conto, è un po’ come un gioco. Le emozioni forti vengono dopo. Vengono quando inizi a realizzare quello che stai facendo e, soprattutto, a comprendere il potere della musica.

 

il cARTEllo: Questo per quanto riguarda il piano. Succede anche con la musica elettronica?

Francesco Tristano: I challenge sono diversi rispetto ad un concerto di piano. Per esempio, gli orari sono molto più controproducenti! Tuttavia quando sei dietro la consolle le priorità sono altre, si tratta di far ballare la gente, non c’è bisogno di un silenzio cristallino per potersi concentrare e poter godere della musica di Bach…si tratta di lasciarsi trasportare! Stasera, ad esempio, si fa casino!

 

il cARTEllo: E come riesci a trovarti a tuo agio su due palcoscenici tanto diversi?

Francesco Tristano: Credo che si completino. Solo con i concerti acustici mi mancherebbe qualcosa; e anche solo con il clubbing, mi mancherebbe l’aspetto più tranquillo e artistico del fare musica.

 

il cARTEllo: Quando hai incontrato la musica elettronica?

Francesco Tristano: Nella casa dove sono cresciuto c’è sempre stata musica molto varia. Nelle casse dello stereo suonava Bach, o passavano i Pink Floyd o Jean Michel Jarre. Ancora, mia mamma ascoltava Tangerine Dream, Mike Oldfield, e molti altri ancora. Quindi i suoni dei synth li conoscevo già da piccolo e sin da piccolo mi sono abituato a sentire una pluralità di stili. La house music l’ho scoperta con i Daft Punk – ancora mi ricordo le prime serate da sedicenne a Parigi. L’anno dopo sono partito per New York e lì mi sono letteralmente immerso nella musica elettronica: mi sono comprato i piatti e ho cercato di capire come si crea questa musica.

 

il cARTEllo: Ho letto che sei riuscito a mettere d’accordo i puristi della musica classica e della techno perché “they don’t know quite what to make of this young musician who refuses to stick to the rules”. Quando hai deciso di ‘rompere le regole’ per formare un prodotto – se mi passi il termine – ibrido?

Francesco Tristano: Va detto che in realtà non ho mai cercato di mischiare classica e elettronica appositamente. Non sono mai partito dicendo: “prendo questo pezzo e lo mixo con quest’altro”. È stato un processo naturale. Se sei un pianista, ma passi anche buona parte del tuo tempo ascoltando techno, è inevitabile che il processo creativo venga influenzato. Lo stesso discorso vale pure al contrario: quando faccio musica elettronica ho il bagaglio musicale del pianoforte. Quindi il risultato è un linguaggio ibrido che, a seconda dell’ispirazione, può propendere più verso l’elettronica o più verso l’acustica.

 

il cARTEllo: Dunque si può dire che elettronica e classica si sposano molto meglio di quello che comunemente si pensa?

Francesco Tristano: Assolutamente! Senza la musica acustica non esisterebbe la techno. Sono due gli aspetti fondamentali della musica elettronica. Il primo è il minimalismo, che esiste già nella musica classica. E il secondo è lo strumento, il sintetizzatore, che esiste pure nella musica classica. Quindi l’elettronica è una evoluzione della musica classica. Se ci rifletti un attimo, Mozart o Bach non facevano musica classica. Facevano musica contemporanea, facevano la techno della loro epoca.

 

il cARTEllo: Che ruolo hanno avuto nello stimolare il tuo ‘lato elettronico’, incontri con personaggi come Carl Craig?

Francesco Tristano: Un ruolo senza dubbio rilevante. Ho ascoltato tantissimo la sua musica, e l’idea di fare una collaborazione con lui era inimmaginabile per me. E poi invece siamo diventati amici, abbiamo collaborato su tanti progetti e continuiamo a farlo. Ciò che ammiro di lui è che è un artista molto eclettico – pensa a come tendono la mano al jazz i dischi fatti con Innerzone Orchestra. Non è un ortodosso technoide, è un innovatore che sta al passo con i tempi e che si circonda di vari artisti per cercare di creare un linguaggio nuovo.

 

il cARTEllo: E, in generale, chi sono gli artisti che ti hanno influenzato di più?

Francesco Tristano: Mi piace moltissimo la musica Barocca, quindi Bach se devo scegliere un compositore. Per la musica elettronica amo la scuola di Detroit, perché penso che sia la techno più emozionale – probabilmente per il tragico destino vissuto dalla città di Detroit. Carl Craig, Jeff Mills e Derrick May hanno fatto musica estremamente umana anche se fatta con il sintetizzatore.

 

il cARTEllo: Che implicazioni ha per un artista la continua evoluzione del mercato musicale?

Francesco Tristano: Secondo me la cosa più importante è che la musica arrivi alla gente. Non importa che sia attraverso CD, Spotify, Soundcloud, EP, o radio, il fatto è che devi connetterti con la gente e fargli arrivare la tua musica – per questo non mi dispiace il concetto di free download per dare la musica direttamente al tuo pubblico, senza passare per le majors. L’artista è un po’ danneggiato dai nuovi canali di distribuzione perché non fa più gli stessi soldi di prima con la musica registrata e distribuita attraverso essi. Tutto il business sta cambiando, va velocissimo, e dobbiamo essere molto flessibili per cogliere le opportunità che si presentano. Secondo me ciò che è diventato molto più importante ora è il mercato dei live.

 

il cARTEllo: Venendo allo show di stasera, che cosa dobbiamo aspettarci?

Francesco Tristano: Stasera farò un live più o meno nuovo. Userò alcuni brani di Get Physical e ho intenzione di spingere molto – ho anche le tastiere, quindi ci sarà qualche break di piano. In generale non mi prefisso una scaletta rigida, vado molto con il flow cercando di vivere il momento al massimo per provare a interpretare quello che la gente vuole. Idealmente, un dj dovrebbe essere come uno chef che interpreta il gusto del cliente. Dico idealmente perché in pratica questo è molto difficile. Anche io sono molto curioso, come ti ho detto all’inizio ho suonato varie volte al Sónar by Day, quest’anno avevo voglia di provare qualcosa di più forte.

 

il cARTEllo: Per finire, cosa ci puoi dire su prossime uscite e nuovi progetti?

Francesco Tristano: Sto portando avanti Get Physical, ci saranno altri EP questo anno e sto preparando alcuni remix per artisti vari. Per il pianoforte sto invece continuando con il mio progetto di registrare Bach – credo che in settembre ci sarà una uscita. E poi… suonare suonare suonare, ho molte date programmate!

 

il cARTEllo: Grazie Francesco, ci vediamo al Sónar Festival!

Francesco Tristano: Grazie a voi, a stasera!