Sono passati ventidue anni esatti dalla morte di Kurt Cobain. Lo ricordiamo interpellando le nuove generazioni.

Oggi, mentre mi muovevo di fretta tra una polverosa sede universitaria e l’altra, rassegnato a dovermi sorbire due ore di altrettanto polveroso professore universitario di filosofia, ho visto una cosa che mi ha colpito. Accanto a me, infatti, al semaforo, mi sono ritrovato una ragazzina, di massimo 13 anni, che parlava felice con un’amica (e fin qui tutto regolare), con addosso una felpa dei Nirvana (sì, quella nera classica con scritta gialla, fin qui ancora tutto regolare, comunque), e con in mano un libro di Benji & Fede.

 

Ora, qualche anno fa le avrei strappato di mano il libro di mano alla ragazzina, lo avrei alzato in alto al cielo chiedendo l’aiuto di Jack Black e del Plettro Del Destino, e avrei aspettato la giustizia del Dio del Rock che nei miei piani sarebbe dovuto arrivare per annientare il materiale blasfemo.
Oggi, al contrario, mi sono accorto che la suddetta visione non mi ha fatto innervosire, ma piuttosto riflettere.

 

In rapida successione la mia mente ha elaborato i seguenti pensieri:

 

1 – “Cazzo, domani è il 5 Aprile, la data di morte di Kurt Cobain”.

 

2 – “Cazzo, devo riguardare l’articolo per domani, per ora ho scritto proprio uno schifo!”.

 

3 – “Ma chi diavolo sono Benji & Fede?”.

 

4 – “A guardare le loro facce, né Benji né Fede meritano di stare nell’olimpo del Rock, né di essere gli idoli di questa ragazzina, che a quanto pare un minimo di gusto musicale sta provando a costruirselo”.

 

5 – “Sei sicuro, Filippo, che questa ragazzina conosce quello che sta indossando?”.

 

Proprio poco prima del pensiero numero 6 mi suona il telefono. E’ Giorgia, la mia ragazza. Rispondo, saluto, mi deve dire qualcosa, ma io la interrompo, è troppo importante. Devo trovare la soluzione dei miei nuovi dubbi, soprattutto del quinto. Come sempre Giorgia ha più risposte di me, e mi spiega che ultimamente, passando davanti a Brandy e Melville e ad altri tipici negozi presi d’assalto dalle più piccole (scuole medie o giù di lì), ha visto in vetrina molte magliette di gruppi rock. Mi ha quindi suggerito che forse, effettivamente, quella ragazzina non conosce davvero Kurt Cobain, e che probabilmente quella maglietta l’ha comprata più per moda che per gusto musicale, e che quindi, cosa ben più triste, lo stesso gusto musicale della ragazzina è molto più orientato verso il signor Benji e il signor Fede piuttosto che verso il nostro Kurt Cobain. La risposta di Giorgia mi rende molto triste, ma fa anche completare alla mia mente il pensiero numero 6, che più o meno recitava:

 

6 – “Filippo, perché non cancelli quello schifo di articolo che hai scritto fino ad ora, e lo riscrivi magari dedicandolo proprio a quella ragazzina?”.

 

Così, eccomi qua. Già, voglio dedicare questo articolo a quella ragazzina che probabilmente indossa la maglia dei Nirvana senza sapere chi sia questo tale Kurt Cobain “simpatico, ma di certo meno figo di Benji e Fede”. E nel farlo voglio sentirmi un po’ fratello maggiore rocchettaro di quella ragazzina; ovvero un po’ saccente, un po’ spocchioso, un po’ nostalgico, e un po’ rompipalle, ma anche estremamente buono e gentile.

 

Nel farlo non gli voglio scrivere niente di particolare, ma solo dire: “ehi sorellina, oggi da Brandy-Melville non hai comprato una maglietta qualunque, oggi da Brandy-Melville hai comprato la Storia Della Musica. Devi sapere che quella scritta gialla maiuscola sulla felpa che indossi, sì quella lì, NIRVANA, racchiude in sé tutta la grandezza di un uomo speciale fuori dal comune, di quelli che proprio ne nasce uno ogni mezzo secolo, di quelli che cambiano il normale processo di sviluppo delle cose, capito cosa voglio dire? Di quelli che, perdonami eh, in confronto Benji & Fede proprio sono come la pasta al pomodoro senza parmigiano. Non so come fartelo capire, sorellina, così su due piedi, ma se hai un po’ di tempo, te lo faccio capire con i fatti”.

 

A questo punto, da buon fratello maggiore, mai pago, le prenderei di mano il libro di Benji e Fede, correrei in camera e tornerei con il mio scatolone salva-vita.

 

In ordine, le farei vedere: il dvd “Nirvana – Unplugged In New York”, ovvero il concerto acustico più bello di sempre; il documentario “Kurt Cobain – All Apologies”, raro e meno conosciuto ma per me il migliore su Cobain; il libro fotografico “Cobain – Articoli e Recensioni Da Rolling Stone”, unico.
Lascerei qualche secondo di puro silenzio riflessivo, poi le chiederei: “allora hai capito chi c’era dietro questa scritta gialla?”.

 

Nel mio film perfetto la mia sorellina, ora, mi dovrebbe guardare intensamente negli occhi e dirmi: “Si, ho capito, uno di quegli uomini che spazzavano via la polvere…”

 

Allora, a questo punto ancora più perfetto del mio film perfetto, alzerei la mano, le darei un buffetto in testa e le passerei tutti i CD con su scritto NIRVANA, e le direi: “ecco sono per te, magari invece di riascoltarti Benji e Fede, oggi fatti un giro di questi”.

 

Sarei un fratello felice, e anche questo professore che parla di Kant mi sembrerebbe meno polveroso, e Brandy-Melville meno spietato.