28 novembre. City of Westminster. Un impalpabile velo di piombo sovrasta Trafalgar Square, sospeso a un centimetro dal copricapo di Nelson. È facile smarrirsi nell’apatia cinerea di questa città, trascorrendo pomeriggi uggiosi a fissare la pioggia che cade in gocce sottili fuori dalla finestra. Il tempo del pensiero. Oggi quel pensiero scivola lungo le strade brulicanti di Soho: questo quartiere, un tempo rifugio di miserabili, fuggiaschi, prostitute e artisti, oggi fiorente ipocentro intellettuale e multiculturale di Londra, ha negli anni subito una radicale trasformazione, sfortunatamente in direzione di un sempre più spaventoso livellamento e di una devastante standardizzazione. Oggi il pedone sacrificato su questa triste scacchiera è lo storico Madame Jojo’s. Il club, residente a Brewer Street fin dagli anni ’50, costituiva un punto di riferimento per la cultura underground londinese, ed ha nel corso degli anni ospitato spettacoli di cabaret, burlesque, ma soprattutto è stato il palcoscenico di band come Liars, These New Puritans, The Kills, Klaxons, Horrors, Grimes, The xx, Sky Ferreira, solo per citarne alcuni.

La vicenda ha inizio un venerdì come un altro, 24 ottobre. È mezzanotte e mezza circa, quando fuori dal locale quello che il sergente Frank Patridge definisce un “alterco verbale” finisce in una violenta rissa, coinvolgendo membri dello staff del Jojo’s e del vicino Escape.  Il consigliere Tim Mitchell dichiara che la sottocommissione alle licenze del Consiglio Cittadino di Westminster non ha avuto altra scelta che sospendere a entrambi i locali la licenza in vista di una revisione (qui il rapporto completo). La decisione finale del Consiglio ha deliberato la revoca delle licenze. Ma la storia non finisce qui. Oggi il Consiglio Cittadino di Westminster ha predisposto la demolizione del Jojo’s. Un inarrestabile susseguirsi di eventi, a quanto pare. Eppure c’è di più. Il destino del club sembra sia stato fissato ben prima di quanto si pensi. Nel settembre 2013 la Soho Estates, impero immobiliare creato dal famigerato “Re di Soho”, Paul Raymond, dal valore approssimativo di 370 milioni di sterline, aveva presentato al Consiglio un piano di rinnovamento edilizio, comprensivo dell’area di Walker’s Court e Brewer Street, da attuare nei prossimi anni. Quello stesso dicembre il piano è stato approvato. Il progetto recita che il sito “attualmente occupato dal Madame Jojo’s, sarà sottoposto ad un’estesa demolizione e ristrutturazione”. Ovviamente il Consiglio di Westminster ribatte che la decisione della revoca delle licenze “è stata presa interamente in base al livello di violenza implicato, e per nessun’altra ragione”, e la Soho Estates aggiunge che il progetto da 45 milioni di sterline offre “la prima prospettiva realistica che prolungati usi antisociali possano essere legalmente rimossi dal sito” (via The Guardian).

Non si tratta però di un caso isolato. Recentemente hanno subito la medesima sorte il Joiner’s Arms ad Hackney Road, il Vibe Bar di Brick Lane, e persino il George Tavern di Stepney, celebrato nel “Racconto del fattore” di Chaucer, dopo oltre 600 anni di storia rischia di scomparire (via Dazed). Il Jojo’s risponde con una petizione Save Madame Jojo’s, e i promoter Matty e Marcus, AKA White Heat, che dopo dieci anni hanno perso un luogo che era per loro un “rifiuto al conformismo”, promettono di trovare una nuova casa per sé e per i loro collaboratori, improvvisamente rimasti senza lavoro, ma si dichiarano scettici riguardo il futuro della vita notturna di Soho (qui potete leggere la loro intervista per intero). Questa frenesia edilizia che affligge Londra, e che comporta la demolizione di edifici che hanno segnato in modo indelebile la fisionomia intellettuale ed emozionale della città in favore di estesi complessi residenziali di lusso, è evidentemente sintomo di un impoverimento culturale e di una preoccupante massificazione. Dimenticare la propria storia è sempre facile quando non ci si fa scrupoli a cancellarne le tracce.

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