Ricordiamo i Sixties per i capolavori di Beatles e Beach Boys. Ma ci sono altre pietre miliari che meritano il giusto riconoscimento.

5) Os Mutantes – Os Mutantes (1968)

Se i Pink Floyd, i Beatles e i Kinks si sono fatti carico in Inghilterra e più in generale in Europa, del movimento musicale psichedelico, la prima incarnazione discografica dei brasiliani Os Mutantes è di una creatività paragonabile a quella di quei mostri sacri. È un disco estremamente ambizioso se si considera il difficile clima socio-politico brasiliano di quegli anni e l’arduo obiettivo di raggiungere un pubblico non ancora pronto a recepirne le sonorità. Artisticamente Os Mutantes è audace e suscita stupore nell’ascoltatore per la sua bellezza armonica, spingendo il pop oltre i suoi limiti, ridefinendoli.

 

 

4) The Pretty Things – SF Sorrow (1968)

Le prime fasi della carriera dei The Pretty Things, nel 1965, non sono state affatto facili, se non disastrose. S.F. Sorrow racconta la storia di un uomo qualunque della umile working class inglese. Musicalmente è il riscatto di una band capace di far sua le influenze del blues inglese, colorandolo di psichedelia con percussioni e armonie corali che fanno spesso eco a dischi come The Piper At The Gates of Dawn o A Saurcerful of Secrets dei Pink Floyd. E’ sicuramente un album che non dovrebbe mai smettere di essere annoverato tra i capisaldi di questo decennio.

 

 

3) Love – Forever Changes (1967)

Gioiello datato 1967, Forever Changes è l’epilogo tormentato dei LoveArthur Lee, chitarra e voce, è l’anima inquieta del gruppo che con questo lavoro finalmente riceve l’apprezzamento di critica e pubblico, senza mai ottenere purtroppo la gloria del successo commerciale. L’opera è un arcobaleno dalle sfumature più disparate, dalla psichedelia acida al flamenco latineggiante, al beat più tardo. La sua bellezza è perpetua e riesce a superare la prova del tempo senza esserne scalfita.

 

 

2) Amon Duul II – Phallus Dei (1969)

La Germania post-bellica degli anni ’60 è stata la culla di alcune delle forme artistiche e musicali più avanguardistiche che siano mai nate in Europa. Gli Amon Düül II, nati dalla scissione dei precedenti e meno incisivi Amon Düül I, con Phallus Dei aggiungono alla psichedelia del momento le più disparate idee avanguardistiche. Non è certamente un disco di facile ascolto, considerata la lontananza da qualsiasi forma di sonorità pop orecchiabile, ma l’esperienza che regala è mistica: è un viaggio in un universo lisergico in cui richiami orientali e rock libero creano atmosfere divine e misteriose, a tratti disturbanti.

 

 

1) The 13th Floor Elevators – The Psychedelic Sound of The 13th Floor Elevators (1966)

Menzionando i The 13th Floor Elevators è impossibile trascurare la leggendaria fama che li ha accompagnati per tutta la loro carriera. Una storia costellata di eccessi, tra arresti per possesso di droghe e show a base di LSD. Altrettanto leggendaria può considerarsi l’eredità lasciata dal brillante debutto The Psychedelic Sound of The 13th Floor Elevators. Eccellente per la sua diversità stilistica grazie alla voce di Roky Erickson e alla bizzarra brocca elettrica di Tommy Hall, l’album costituisce un tassello fondamentale nella storia del rock, contribuendo prepotentemente a porre le basi della formazione musicale di numerosi artisti come Sonic Youth, Ty Segall e Brian Jonestown Massacre.

 

 

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