il cARTEllo è andato alla presentazione del Primavera Sound 2015 per raccontarvi la serata e discutere la line up.

Quando circa una decina di giorni fa scaricai la “Line-App”, applicazione creata per la presentazione del Primavera Sound 2015, un’aura di mistero avvolgeva tale piccola icona sul mio iPhone.

Durante la presentazione di ieri sera al Sala Apolo l’arcano è stato svelato! La misteriosa App – che nei giorni di attesa ha subito vari attacchi hacker mirati a far trapelare rumors sugli ospiti del festival prima della data prestabilita – si è trasformata in un videogame dai pixel sgranati e dalla grafica anni ’80 dal nome “Badmoon”. Devo ammettere con mia non poca gioia, visto che ho speso buona parte delle ore post risveglio cercando di uccidere stregoni-lancia-pipistrelli e mostri-con-una-maschera-di-ossa che ti aggrediscono con lance di vario tipo!

I CCR, in Bad Moon Rising appunto, cantavano: “I see a bad moon rising/ I see trouble on the way/ I see earthquakes and lightnin’/ I see those bad times today/ Don’t go around tonight/ Well it’s bound to take your life/ There’s a bad moon on the rise”. E questo è esattamente lo scenario con cui il videogame inizia. Lui, l’eroe, guida una Volvo su uno stradone tipo route 66 ascoltando “Enola gay” degli OMD mentre la sua amata dorme nei sedili posteriori, al sicuro dai problemi. Improvvisamente la luna si fa più bianca e maledetta, fino a che, dopo un bagliore finale, tutte le sue audiocassette e la sua donna spariscono. E’ così che il nostro eroe, dall’outfit tutto sommato meno hipster delle aspettative, ci chiede di guidarlo tra i vari livelli e mostri finali del gioco – il più cazzuto a mio dire è il taglialegna del terzo livello con maxi-ascia e teletrasporto – con un messaggio netto e conciso: “I lost Nela and all my tapes, I have got to get it all back”.

La presentazione di ieri è stata come un tuffo nel passato che ci ha riportato indietro fino a quando saltavamo scuola per chiuderci in alcune losche sale giochi del centro. Ma l’obiettivo ultimo era ben più ambito questa volta, dato che ogni cassetta che il nostro duro raccoglieva nei vari livelli (acclamato da urla di gioia del pubblico dell’Apolo) riducevano la distanza con la sua amata e svelavano i nomi che vedremo sullo stage del festival barcellonese.

Aldilà dei giudizi personali sul cartellone presentato – per il quale vige un politically correctissimo de gustibus – con nomi importanti come Interpol, Ride, The Strokes, The Black Keys, Caribou, James Blake, Alt-j, Mac Demarco, The Replacements e molti altri ancora, la serata di apertura della 15° Edizione del Primavera ha, aldilà di un paio di critiche sul Press kit (“Che l’hai visto te?”), dimostrato la qualità organizzativa e la cura del dettaglio dello staff del PS2015.

Le lettrici mi perdoneranno la nota sessista ma, già dall’accoglienza, il clima era riscaldato da un gruppo di grandissime f.. bellissime e gentilissime ragazze tutte gambe che ti accoglievano con un vassoio di Heineken customizzate con l’immancabile logo Primavera. Ovviamente gratis. Proprio come gratis era la cena a base di wraps, hamburgers e panini che il laboratorio de ilcARTEllo sta analizzando per cercare di capirne il contenuto. Lo showman, “direttamente dalla Sylicon Valley per presentare la App”, dopo ringraziamenti di rito e intro ha attaccato la spina ad un video gioco old school e ha chiamato sul palco tre giapponesi appositamente addestrati per riuscire nell’impresa di sconfiggere tutti i mostri del gioco per ricongiungere i due amanti e recuperare le preziose cassette di cui sopra. Infine, dopo la nipponica impresa, i Cinerama si sono esibiti (di fronte a un pubblico combattuto tra il dare la caccia a quello che di gratis era rimasto e tra l’andarsene) seguiti dalla pietra miliare di Barcellona, John Talabot!

Bella serata. A giudicare da quanto visto ieri, il festival ha tutti gli elementi per fare bene. Mi unisco dunque al coro di persone che si dichiara “in fibrillante attesa del festival” e vi lascio al commento tecnico sulla line-up di Dario Russel, non prima di aver aggiunto un paio di note sulla serata. Innanzitutto, la comparsata dei Mariachi a inizio sessione ha portato un certo calore tra i circa quattrocento partecipanti all’evento. Anche se mi aspettavo che l’esercito hipster di Barcellona avrebbe dato il meglio di se nello sfoggiare gli abiti del nonno, c’erano delle barbe oggettivamente notevoli (citando me stesso dopo svariate birre, era la “la sagra delle barbe” – so che non fa ridere ma il sito è mio e scrivo quello che mi pare).

#roadtoprimavera

Hasta luego, Iacopo

 

Raccolgo la linea dal nostro solerte Direttore Iacopo e, dopo la sbornia di nomi e false scalette che hanno anticipato la soirée di ieri, mi accingo ad analizzare la corposissima line up del Primavera a.d. 2015. Partiamo dai numeri: il festival catalano mette in campo la bellezza di più di 140 artisti spalmati su 3 giorni più la giornata introduttiva del 27 Maggio. Nonostante una chiara tendenza al rock, spiccano alcuni nomi piacevolmente elettronici sebbene sul quel versante ci sia ancora qualche timidezza che si traduce in qualche – a mio avviso – passo falso. Ma andiamo con ordine e partiamo dagli head-liner.

28 Maggio

The Black Keys. La vera domanda è “perché?”. La band è oramai incastrata in logiche mainstream che se furono ben amalgamate al loro sound originale in “El Camino”, sono mal confluite in “Turn Blue”, il cui stupidamente colloso singolo apripista era la chiara dimostrazione di come la band stia perdendo le sue connotazioni fotoniche, avviandosi verso una dimensione da Coldplay del blues-rock. Evitabili. Anche come punizione redentiva nei confronti di Auerbach per obbligarlo a tornare alle origini. Molto bene Antony & The Johnson, che seppure al sottoscritto risulti piacevole come il sale nel caffè, è assolutamente un nome di spessore, un vero artista, per altro ben noto in Italia grazie alle sue collaborazioni con il professor Franco Battiato.

Su The Replacements già sbavo, così come non vedo l’ora di sballare col live degli Spiritualized.

Allontanandosi dalle derive rock, il Primavera dimostra tutta la sua forza contemporanea schierando in un solo giorno dei calciatori del calibro di James Blake (olè), Jungle (olè), Panda Bear (olè e suono di trombette), Chet Faker (olè), Andrew Weatherall (doppio olè) e Richie Hawtin (o….no. Forse c’è stato un momento in cui in fase di booking i promoter del Primavera hanno fatto una scommessa alcolica ed il perdente avrebbe dovuto fissare l’apparizione del dj canadese. Oltre alla poca familiarità del suo sound con l’idea che noi tutti abbiamo del Primavera, il buon Richie viene da una “caduta di stile” di dimensioni planetarie grazie al lancio di una cassa spia su una inerme fan a bordo consolle).

 

In definitiva un gran bel primo giorno che può contare anche su Sun Kil Moon, Sunn O))) e un signore come Thurstone Moore & Band. Esserci.

29 Maggio

Come preannunciato, tornano i Ride, la band di Andy Bell si riunisce – dopo lo scioglimento dei Beady Eye – e si appresta a tornare sulla piazza in grande stile. In tempi di revival psichedelico e shoegaze, vedere delle vecchie guardie del genere fa un gran piacere.

Non fosse solo per una questione anagrafica e d’importanza storica, fa strano vedere gli Alt-J su di un gradino più alto di quello di Patti Smith, ma tant’è. La band di Leeds ha fatto quello che in gergo si definisce il botto ed è giusto che i giovani trovino il loro spazio quando è meritato.

La sacerdotessa del rock si presenta & Band per eseguire il suo album d’esordio “Horses”. Un tuffo nel 1975. Momenti di lacrime – ma con grande stile – sui live di Belle & Sebastian e Damien Rice, mentre per spaccarsi la faccia pogando basteranno i Death From Above 1979. Dio li benedica. Se vi piace la stravaganza assicuratevi di essere sotto palco per il live di Ariel Pink mentre per ballare sarà ben sufficiente la presenza di John Hopkins, un nome elettronico di tutto rispetto in un cartellone non certo da clubbers. Imperdibili anche Run The Jewels, fra i più chiacchierati nomi Hip Hop del 2014 e The Soft Moon

30 Maggio

Ora abbandono ogni oggettività e divento stupidamente romantico e nostalgico.

Nello stesso giorno vedrò suonare prima gli Interpol, sui quali si è modellata tutta la mia esperienza liceale, e The Strokes, della cui pregnanza generazionale abbiamo già parlato su queste pagine.

Il giorno conclusivo è a mio avviso il più completo, contando sugli Underworld – col loro dubnobasswithmyheadman live -, un nome storico di assoluta rilevanza come Einstürzende Neubauten che dal vivo sono un’esperienza mistico-messianica in chiave industrial. Non mancano le perle indie/alternative con Unknown Mortal Orchestra, Hookworm, i potentissimi Thee Oh Sees e l’ormai iconico Mac de Marco, il cui “Salad Days” è stato per molti l’album dell’anno. Spicca un altro nome elettronico dal profilo internazionale come Caribou, capace di un live di assoluta qualità. Per chiudere segnalo la presenza di The Ghost Of A Saber Tooth Tiger, non tanto per la presenza di Sean Lennon (il cognome dovrebbe dirvi qualcosa) ma per la presenza della bassista e fidanzata dello stesso Sean. LEI. Soddisfatti o Rimborsati? 

Primavera Sound 2015