Torna la conferenza internazionale su creatività e tecnologia di Barcellona. 

Sono molti i festival di Barcellona che danno un’indicazione chiara riguardo all’attitudine della città verso la sperimentazione musicale e la capacità di organizzare eventi di altissima qualità. Ma solo il Sónar+D è un ottimo indicatore di come, da queste parti di Spagna, ci si approccia all’innovazione tecnologica e culturale.  

 

Il Sónar+D è una visione; parte di quel movimento di ideas-sharing e disruptive innovation cui la tecnologia ha dato vita. Nato nel 2013 da una costola del Sónar by day con l’obiettivo di diventare un meeting point with an interdisciplinary approach, il Sónar+D è una conferenza internazionale su creatività e tecnologia che raduna talenti, geeks e studiosi di ogni disciplina e campo, per interpretare il futuro; e dargli una forma.

 

La marcia in più del festival è proprio l’interdisciplinarità, in quanto è dal potere dell’eterogeneità e dalle differenze che nascono le idee. Sónar+D si compone di una serie di live show, conferenze, incontri di networking e workshop, che hanno come obiettivo quello di far sedere nella stessa stanza mondi apparentemente diversi perché si contaminino e sviluppino sinergie tra loro, e quindi nuove idee.

 

Con A Taste of Sónar+D by Mazda Rebels, gli organizzatori hanno dato il via agli eventi che ci condurranno fino a giugno, quando inizierà il Sónar 2016.

 

L’evento di lancio ha visto Martin Messier manipolare campi elettromagnetici per dare vita al suo show, “Field” – appunto. Messier cattura i segnali elettrici e le frequenze radio che abbiamo intorno, per processarli e modellarli tramite due pannelli a cui connette e disconnette dei cavi. Show potente, un viaggio nell’ignoto trasportati da questo artista capace di creare una “tempesta di rumore e lampi, perfettamente orchestrata”.

 

Prima dello show è stato il turno del Barcelona Supercomputing Center, che ha presentato i risultati del progetto condotto durante la scorsa edizione del Sonar: We know what you did last Sónar. Facendo uso dei servizi di localizzazione GPS dei cellulari e tracciando gli spostamenti degli utenti tra i vari palchi del Sónar, il team di datascientist ha creato un diagramma che visualizza i movimenti del pubblico, o dei singoli utenti curiosi di vedere i loro spostamenti durante il festival.

 

Nell’era dei big data, in cui molti osservatori mettono in guardia rispetto ai rischi derivanti dalla tecnologia e ricordano come la protezione della privacy sia sempre più a rischio, è bello vedere strumenti così potenti usati per applicazioni creative e non nocive, capaci di mostrare quanta arte è contenuta nella scienza.

 

 

Il secondo evento è stato aperto dai ricercatori della Università Pompeu Fabra (UPF) che hanno lanciato il Sónar Innovation Challenge, dopo aver ripercorso i momenti salienti del Music Hack Day – convention che mette insieme centinaia di hackers nella stessa stanza, per pensare al futuro della industria musicale.

 

Questo viaggio tra creatività, arte e tecnologia si è concluso con il live show dell’artista Myriam Bleau: “Soft Revolvers”. Da dietro le sue trottole magiche ha sorpreso il pubblico con un dj set futuristico. Ognuno dei suoi dischi è illuminato e collegato a un diverso strumento musicale (digitale, ovviamente), con cui Myriam gioca e skretcha secondo la sua ispirazione. Vi è poi un sensore che cattura e registra i movimenti, e i dati raccolti sono usati per creare algoritmi sonori che modificano dunque il suono prodotto dai campionatori a cui le trottole sono collegate. Dunque ogni performance, essendo influenzata da ciò che si muove nello spazio dove si tiene lo spettacolo, è unica. L’effetto scenico aggiunto dalla luce è la ciliegina sulla torta dello show!

 


 

Mercoledì 27 aprile, infine, all’hotel Alma di Barcellona, gli artisti-scienziati Semiconductor hanno tenuto una conferenza stampa insieme a Enric Palau (co-fondatore del festival) e Jose Luis De Vicente (curatore del Sónar+D) per presentare “Earthworks”, il loro nuovo progetto che sarà parte di Sónar Planta. I due brightoniani, dopo essere rimasti colpiti da alcune visualizzazioni fatte dal dipartimento di geologia della Università di Barcellona, hanno avviato un progetto in cui partendo da un archivio di suoni sismici, di rumori di spostamento del magma ed echi prodotti dallo scioglimento dei ghiacciai (appositamente velocizzati per essere udibili dall’uomo), esplorano la formazione degli strati terrestri dando vita a un risultato finale dal forte impatto visivo. 

 

Joe Gerhardt, membro del duo Semiconductor, ha descritto il progetto con queste parole: “Vogliamo trasformare l’armonico sismico, in armonico musicale per definire un linguaggio (scientifico) che descrive il formarsi e l’evolversi della terra”. 

 

Sónar+D

Earthworks by Semiconductor

 

Dunque questo è stato il mio assaggio di Sónar+D: un breve viaggio in un futuro prossimo in cui scienza, tecnologia, creatività e arte interagiscono tra loro dando forma alla visione dei suoi creatori. Sónar+D è uno degli appuntamenti più originali del panorama europeo, e la sua attualità nell’esplorare l’impatto del progresso tecnologico sulla società, e sull’arte, lo rendono uno degli appuntamenti da non perdere di Sónar 2016.