Con il suo terzo LP, Mac DeMarco ci trasporta brillantemente nel suo universo più intimo e personale senza mai peccare di pesantezza.

Generalmente il prendere coscienza di non essere più dei ragazzini sposta l’asse della riflessione personale sulla definizione della propria identità e sull’importanza delle relazioni affettive. Immaginate che tutto questo irrompa nella vita di una personalità a dir poco bizzarra come Mac DeMarco. Il padre del jizz-jazz, giunge al suo terzo LP, This Old Dog con un’attitudine decisamente diversa rispetto a quella che aveva caratterizzato i precedenti dischi. Pubblicato il 5 maggio e festeggiato con una grigliata pubblica presso la sua nuova casa di Los Angeles, il disco è il lavoro più maturo e intimo del ventisettenne cantautore canadese.

 

Non è difficile immaginare come Mac DeMarco sia diventato quasi un culto. La sua disinvolta leggerezza è finita per alimentare un personaggio e uno stile così influente da avere numerosi seguaci tra le nuove generazioni. Complici anche il suo look trasandato, uno humour a tratti demenziale e una smodata passione per le sue Viceroy’s. Basti guardare il suo profilo Instagram o il documentario di Pitchfork, Pepperoni Playboy, per capire di chi stiamo parlando. Dopotutto non è affatto comune avere l’audacia di suonare una cover di Beautiful Day degli U2 totalmente nudo e con una bacchetta nel proprio ano.

 

 

Ma diventare un tale “modello” non è stato assolutamente intenzionale. Nelle tredici tracce di This Old Dog Mac scava nella sua persona, mostrandoci il suo lato più intimo e personale da cui trapela una certa stanchezza al limite della seccatura per questa bislacca immagine creatasi attorno a lui, tentando quasi di demistificarla.

 

“I dress like a cartoon character and wear the same shit everyday – that’s just because I’m lazy. You do that and then people start recognising it. I say ‘Godbless’ once and that becomes something I say. I treat everybody like a human and we just hang out. That celebrity, super-cool sexy band guy secrecy world, it’sall fucking horseshit. I want to demystify that a little bit.”

 

La consapevolezza della crescita, il trasferimento da New York a Los Angeles e la malattia terminale del padre hanno inciso significativamente su questo lavoro. È proprio il rapporto padre-figlio uno dei temi centrali e ricorrenti all’interno dell’album: “Well, I have a strange relationship with my dad. He’skind of a piece of shit. But he’s my dad, so god bless him.” Un rapporto ambiguo con la figura paterna la cui dipendenza da alcolici e droghe, l’ha portato ad abbandonare Mac all’età di cinque anni.

 

This Old Dog 1

Il rapporto padre-figlio è uno dei temi centrali di This Old Dog

 

This Old Dog è un’opera coesa e coerente da cui emerge tutto il geniale talento di Mac DeMarco nel comporre melodie scanzonate e leggere, intrise di una semplicità mai banale, capace di intrecciare il suo feticisimo per il bossa nova a intensi momenti di dolce psichedelia pop. Stilisticamente, si caratterizza per un maggiore uso di chitarre acustiche e di strumentazione elettronica, avvicinandosi sempre più ai sintetizzatori di brani come Chamber of Reflection (splendido pezzo di Salad Days del 2014). Un lavoro ancora più notevole se si considera che il buon Mac non si risparmia la fatica di suonare tutti gli strumenti coinvolti, lavorando in completa autonomia senza alcun contributo esterno. Dai testi emerge tutta l’atmosfera introspettiva dell’album e di certo lo stesso artista canadese, da grande estimatore del dad rock, non nasconde di essere stato fortemente influenzato nella scrittura da artisti come James Taylor e Paul Simon.

 

Le chitarre acustiche e la drum-machine di My Old Man aprono il disco introducendo subito la tematica paterna:

 

“Look in the mirror

Who do yousee?

Someonefamiliar

Butsurelynot me”

 

Dal testo traspare in maniera evidente tutta la preoccupazione di assomigliare a suo padre, temendo che gli aspetti negativi della figura paterna si riflettano sulla sua persona.

 

 

La melodia acustica fa da padrona nella title-track This Old Dog, primo singolo estratto dall’album, nel cui video vediamo Mac DeMarco e compagni indossare inquietanti quanto buffe maschere da cane, vagando per la città e dialogando con un fittizio Winnie The Pooh. Sebbene in apparenza sembri che il buon Macky si riferisca ad un suo ipotetico cane (“Actually, I’ve never had a dog in my life. I’ve had a lot of cats, and “This Old Cat” doesn’t really ring the same way”), qui l’animale assume un significato metaforico. Il vecchio cane è l’immagine figurata dell’avanzare degli anni e di quell’amore incessante e sempre fedele (riferendosi probabilmente a quello per Kiera McNally, sua compagna sin dai tempi del liceo). E da buontempone qual è, gioca ancora con l’equivocità del titolo suonando il brano dal vivo in un salone di toilettatura per cani. For The First Time e On The Level brillano nel disco. La delicatezza dei loro synth conferisce ai brani quella sensibilità psichedelica così intima da trasportare l’ascoltatore in una dimensione eterea e leggera dove la gravità cessa di esistere.

 

This Old Dog 2

This Old Dog è anche una canzone sull’amore incessante verso la compagna di Mac, Kiera McNally

 

Quando il sogno sfiora la realtà, forse è ora di realizzare che non stiamo più sognando. Il sogno adesso è più vivo e reale che mai, non serve aver rimpianti per quelle fantasie lasciate nel cassetto, ormai perse, perché il motivo del loro fallimento siamo noi stessi. È la filosofia di un Mac DeMarco più sincero che mai quella contenuta in Dreams For Yesterday, il momento più soffice e bossa-nova tra i tredici brani. One More Love Song è una struggente ballata su pianoforte da cui emergono le emozioni legate alla fine di un amore e la falsa illusione di sfuggire alla ciclicità di errori già commessi in passato. Ma è con Moonlight on The River che Mac DeMarco raggiunge la sua vetta creativa: il tema dell’abbandono da parte del padre torna a far riverberare in lui tutta l’insicurezza nel loro rapporto adesso che la sua malattia è incurabile. Un esempio negativo dal quale cerca di prendere le distanze ma di cui ne riconosce al tempo stesso l’importanza nella sua vita, nonostante l’assenza. Le altalenanti corde della chitarra si scagliano sul finale contro un muro di feedback, quasi a rappresentare con tutta la sua violenza uno sfogo musicale dell’anima. Ed è con Watching Him Fade Away che dà l’addio a suo padre, senza mai scoprire quel velo di ambiguità sui rapporti personali su cui si erge l’intero lavoro: l’amarezza trasforma il saluto in un abbandono doloroso ma punitivo.

 

Success, happiness, I think that no human really understand show to achieve happiness. If you set goals for yourself, maybe youre ach them, maybe you don’t, if you take baby steps that you don’tknow what’s around the corner, perhaps being happy on the journey rather thanat the destination is more easily achieved.” – Mac DeMarco

 

 

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