Così lontano, così vicino. Eccolo qui  Thom Yorke, il leader della nostra generazione musicale, l’unico vero artista carismatico (ed influente) degli ultimi 20 anni. La voce dei Radiohead, quei Radiohead che da “Creep” in poi hanno cambiato la concezione del rock moderno, tramutandolo in una enorme enciclopedia musicale capace di unire tutti i generi (dai Beatles ad Autechre, andata e ritorno) e di ispirare il 90% dei gruppi che li hanno succeduti. Una figura bizzarra, talvolta ambigua, folle, geniale. Il cantante a cui (probabilmente) noi che ci avviciniamo velocemente (troppo velocemente) verso i trenta siamo più affezionati, visto che l’abbiamo vissuto appieno nei gloriosi 90’s e che continuiamo a farlo pure adesso, aspettando con fervore ogni suo lavoro (nonostante alcune piccole delusioni, “The Kings Of Limbs” tra tutte). E così ecco che arriva improvviso il nuovo album, “Tomorrow’s Modern Box”, lasciandoci tutti sorpresi. Anche perché, dicevo, è così lontano il nostro Thom, e così vicino.

Così lontano perché ormai le sperimentazioni musicali sembrano anni luce distanti, lasciando spazio a semplici e fredde sperimentazioni commerciali. Difatti l’album può essere acquisito solo tramite BitTorrent, cercando di rinnovare il mercato musicale e specialmente eliminando intermediari scomodi quali le etichette discografiche. Ok, la cosa può anche funzionare, ma la prima domanda che ci sorge spontanea è se questa non sia solo una prova generale concentrata sul guadagno piuttosto che sulla qualità della materia più importante (?), la musica.

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Così vicino perché, che ve lo dico a fare, il disco è maledettamente valido. E lo è nella stessa maniera di “The Eraser”, splendido esordio da solista del folletto inglese. Le sonorità si fanno sempre più elettroniche, e ormai vengono abbandonate le chitarre care ai primi Radiohead per dare spazio alle esplosioni dei synth. Niente di nuovo sul fronte occidentale, ma la personale scatola moderna di Thom è una scatola che vale la pena di aprire, contenente asteroidi electro, galassie dalla conturbante conformazione dubstep, simboli glitch techno. “ A Brain In A Bottle” è  un pugno nelle nostre orecchie (citando pure il video) , con il suo basso che traballa all’interno dell’intera canzone e che ci fa subito esclamare mentre ascoltiamo il ritorno del nostro figliol prodigo. Certo, è solo un piccolo divertissement, ma che divertissement! “Guess Again” si avvicina alle atmosfere oniriche e desolanti di “Amnesiac” (a mio avviso, il grande capolavoro dei Radiohead insieme ad “Ok Computer”), ricordando lontanamente una “Pyramid Song” 2.0. “Interference” è una piccola pausa morfinica che può essere inserita tranquillamente nella scaletta di “Hail to the Thief”, “The Mother Lode” unisce Gold Panda a Moderat (e qui ci chiediamo  senza trovare una risposta se sia stata più grande l’influenza di Thom Yorke verso questi artisti o viceversa), “Truth Ray” è la fievole luce di una supernova destinata a spegnersi. L’unica nota dolente (e neanche poco) è “There Is No Ice (For My Drink)”, inutile esercizio techno oriented che potete skippare tranquillamente, senza rimpianti. Per avvicinarvi verso la fine. L’allucinata “Pink Section” fa da introduzione alla traccia che conclude l’album. È la bellissima (forse la miglior canzone del disco) “Nose Grows Some” a farci venire la pelle d’oca e a dimostrarci che il nostro Thom è qui,  così vicino (e nello stesso tempo così lontano) a noi. Come sempre. Grazie.

TOMORROW’S MODERN BOX E’ IN DOWNLOAD QUI