Sound & Color è il nuovo album degli Alabama Shakes, che riporta il rock in auge, grazie a ritmiche soul.

Siamo in missione per conto di Dio”. Una frase, un simbolo immortale. A pronunciarla è John Belushi, aka Jake Blues, e mi torna alla memoria quando ascolto “Sound & Color”, il nuovo, bellissimo lavoro degli statunitensi Alabama Shakes. Il disco mi arriva alle orecchie in un momento particolare, in dei mesi in cui mi rendo conto sempre di più quanto il rock stia subendo un duro colpo ai reni, non si ascolta più un album davvero emozionante da tempo e passata la sbornia della neo-psichedelia (coi suoi momenti alti…e bassi) c’è effettivamente da concentrarsi sul panorama elettronico e lasciar perdere, a malincuore, le chitarre.

 

Kevin Parker e i suoi Tame Impala sembrano averlo capito bene. Invece tornano a gamba tesa questi quattro ragazzi dell’Alabama che si fanno chiamare Alabama Shakes, sgraziati, brutti, senza la patina dei ‘rocker fighi’, capitanati da una ragazza sovrappeso, un donnone, che senza timori reverenziali di alcun tipo prendono il blues, il soul, il root-rock e l’ r’n’b e alzano l’asticella, premono sull’acceleratore, uniscono il passato dei Creedence al futuro della black music, si respirano i Beatles da lontano, ma l’humus è quello proprio del southern, gli arrangiamenti sono raffinatissimi, sembra di ascoltare un solo album di chitarre, bassi e organi hammond ma vi si insinuano vibrafoni e chitarre acustiche, ballad struggenti si alternano a pezzi di furioso rock and roll (The Greatest) e l’apertura è affidata ad uno dei numeri più validi dell’intero disco, la title track Sound & Color, un rythm and blues modernissimo proposto con suoni e suggestioni d’altri tempi, ma la cui scrittura e la struttura guardano avanti nel tempo. L’apice e summa del disco è raggiunta su Miss You, archètipo di soul ballad dove si potrebbe immaginare Otis Redding duettare col Paul McCartney di Abbey Road e personalmente questa immagine si materializza come un sogno ad occhi aperti mentre l’implorazione, la disperata dichiarazione d’amore di Britney Howard è cantata a squarcia gola sul ritornello che suona appassionato, pieno di furore e dove si dichiara di appartenere ad un’altra persona senza riserve: chitarre scintillanti e una batteria ruggente sorreggono il cantanto della front-woman che da sola potrebbe spaccare una montagna per intensità e passione.

 

Scorrono le tracce e mi rendo conto che la vera classe degli Alabama Shakes risiede nello stesso luogo dei grandi del soul e consiste nella capacità angelica di scrivere musica struggente e sentimentale, ma di suonarla ed arrangiarla con eleganza tali da tenerla in tiro, evitando che scada nel banale sentimentalismo e al contrario creando quelle miscele esplosive di sentimento e rabbia che fa del soul il genere musicale emotivamente più potente. Suona soggettivo ma è un dato di fatto, ed è una cosa che i musicisti neri hanno insegnato a tutto il mondo e che dobbiamo unicamente a loro. Ascoltate “Sound & Color, fatelo per voi, ri-apprezzate tramite questo il disco il piacere di ascoltare qualcuno che canta, respira e suda dentro un microfono, artefice con le proprie mani del suono che esprime senza mediazioni. Sinceramente.