Ty Segall torna con un disco pieno di rimandi alla scena rock-surf degli anni 60-70 ma mai banale.

Parlando di mr. Ty Segall la stampa di mezzo mondo ha usato lo stesso epiteto: “Genio Prolifico”. E come non accodarsi, con una produzione ricca e senza sosta che vede nella sua ultima fatica un prodotto omonimo. Cosa che spesso si fa all’inizio della carriera mentre qui pare fissare un punto d’arrivo.

Dopo dischi mai banali e validissimi Ty pare dire, qui è dove sono arrivato, e così sono. Ed è così, fresco e sporco, per scelta. Questo disco, come i precedenti, si impone per le sue sonorità ricche di rimandi alla scena rock e surf 70-80, alla capacità del soprascritto genio di omaggiarla senza sembrare un patinato plagetto da nulla. Quella qualità granulosa, glitchosa a tratti, nella resa finale fa intendere i riferimenti, così come i suoni e la ricerca compositiva, ma nulla ti fa esclamare ma questo l’ho già sentito fare a Beck, o ai Sabbath, o ai Beach Boys (che l’anno scorso vedevano compire 50 anni al loro capolavoro Pet Sounds). Eppure sai che stanno lì, fra Freedom e Warm Hands.

 

Ty Segall 1

Mr. Ty Segall

 

Il disco tutto, come la carriera, come il personaggio offerto al pulpito dei social è il risultato riuscito di un onesto uomo devoto alla musica, disinteressato alla mondaneità dei gossip, dei social, delle pensate da network strategist. Forse Ty ci piace tanto perché fa quello che gli altri scelgono di proporre solo in seconda istanza, alza il volume dell’ampli e spinge sul rock n’roll. Non cancella la sua immagine profilo e le librerie su spotify per pubblicizzare il nuovo album in uscita. Lui lo pubblica e basta. Ty Segall è un album limpido e sincero come una registrazione in presa diretta, senza corbellerie, approfondimenti e spiegazioni. Con un’apertura come Break a guitar, pezzo monolitico e pieno Ty sembra dire, qui niente quisquillie, disco deciso, e poi si va con brani come  Thank you Mr. K che offrono quelle sonorità garage che abbiamo già apprezzato nell’artista e che qui come col titolo mettono una tacca d’arrivo. Scelte estetiche e sonore convincenti in un lavoro che oscilla fra le intenzioni folk e le rese da rocker vero. Valido e consigliatissimo.

 

 

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