L'Europa è confusa.

Ricercate nella vostra memoria l’immagine di un bambino – sconosciuto o a voi vicino non ha importanza – che perde per un attimo il suo sguardo nel vuoto. Ha interrotto improvvisamente le sue attività ludiche per soffermarsi a riflettere su qualcosa che a voi sfugge, assumendo le sembianze di un adulto tanta è la gravità dell’espressione. Secondo la psicologa austriaca Melanie Klein un tale momento altro non indica che la presa di coscienza da parte del bambino della maggiore complessità del reale e di una sua minore nitidezza soprattutto morale. Coglie cioè il concetto fondamentale di ambivalenza e le ragioni per cui una stessa persona possa alternativamente essere benevola o meno a seconda della situazione e delle necessità.

 

E gli avvenimenti dei mesi di marzo e aprile stanno sicuramente mettendo a dura prova la capacità dei cittadini comunitari di comprendere quali siano i reali orientamenti dell’Unione Europea in merito alla questione immigrazione; ambivalenza sembra essere l’unico termine adatto a descrivere ciò che sta accadendo. Appena qualche giorno fa infatti sono state sollevate da una vasta maggioranza di eurodeputati le prime perplessità a proposito del controverso patto tra Unione e Turchia. Durante un dibattito tra il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, i parlamentari avrebbero invitato sia Consiglio che Commissione a vigilare sulla situazione dei diritti umani e libertà di espressione in Turchia esprimendo – forse con un po’ di ritardo – seri dubbi sul fatto che il paese possa essere realmente considerato sicuro per i rifugiati.

 

Similmente al personaggio dostoevskijiano di Raskol’nikov in Delitto e Castigo, sembra quasi che gli eurodeputati siano alle prese con le prime avvisaglie del senso di colpa (il buonismo in questo frangente è ovviamente ironico) ora che il patto è stato messo realmente in pratica. Lo scorso 4 aprile infatti hanno avuto inizio i primi respingimenti di migranti dall’isola greca di Lesbo previsti dall’accordo con la Turchia: tra notevoli misure di sicurezza e le proteste di attivisti presenti sul territorio, circa 200 profughi sono stati scortati fuori dai confini ellenici dagli agenti dell’agenzia europea di protezione delle frontiere Frontex. Questo in ottemperanza a quanto stabilito unanimemente dai 28 leader europei lo scorso 18 marzo secondo cui i migranti “irregolari” che arrivano in Grecia – quindi in definitiva tutti – devono essere portati nuovamente in Turchia per attendere l’esito della loro eventuale richiesta di asilo.

 

 

Nonostante i pentimenti e le preoccupazioni di questi ultimi giorni rimane poi ancora insoluta un’altra delicata questione: il futuro dei migranti che in questo momento sono bloccati nel campo profughi di Idomeni dopo che Austria (pronta ora a chiudere anche il Brennero in caso di “emergenza”) ed altri paesi dell’area hanno deciso di serrare la rotta balcanica. Intrappolati al confine tra Macedonia e Grecia, i migranti continuano ad essere bersaglio dei gas lacrimogeni e delle granate assordanti della polizia macedone mentre l’Unione fa da spettatrice e tace (o al massimo sospira) nonostante si crucci.

 

E’ però solamente l’inizio di marzo quando la stessa UE vara un meccanismo europeo per la gestione della crisi caratterizzato da una filosofia molto diversa dal successivo patto con la Turchia. Viene così mostrata una certa incoerenza di fondo che lascia alquanto spiazzati. In quell’occasione viene infatti deciso di stanziare 300 milioni per il 2016 e 200 milioni rispettivamente per il 2017 e 2018 da devolvere alle organizzazioni umanitarie già operanti in Grecia come Unhcr e Croce Rossa. Una politica di gestione dell’emergenza di stampo assistenzialista condivisibile o meno quindi, ma che sicuramente si distacca dal pugno duro – e dall’immobilismo – delle settimane successive; in accordo non rimane altro che la recente “contrizione” degli eurodeputati.

 

 

Secondo la dottoressa Klein apprendere il concetto di ambivalenza è per il bambino fondamentale per godere appieno dei suoi futuri rapporti umani. Soprattutto in campo amoroso sarà al contempo capace di accettare e gestire le gioie e le possibili delusioni che naturalmente il suo partner provocherà in lui. Dovremmo quindi ringraziare il modo inconsistente e spesso duplice con cui l’Unione europea sta portando avanti la gestione della crisi migranti: forse in futuro riusciremo persino a stimare l’ambiguità del suo operato e ad apprezzarla maggiormente. Sempre secondo la psicologa austriaca però, ci sono alcuni soggetti che anche crescendo non riescono ad adeguarsi alla dualità dell’individuo, con ripercussioni pesanti sulla loro capacità di mettersi in relazione con l’altro. Inizialmente potranno anche essere degli amanti spassionati; al primo atteggiamento poco cristallino però si allontaneranno subito, non riuscendo più a provare alcun sentimento.